Vito D’Ambrosio, presidente della Giunta regionale, denuncia il ritorno al centralismo del Governo Berlusconi; un ritorno “pesante” che rimette in discussione i rapporti tra le istituzioni e rischia di strangolare finanziariamente le Regioni. “L’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della proposta di legge sulla devoluzione - scrive il presidente sull’ultimo numero di Marche regione – non deve trarre in inganno: la scelta governativa è quella di riportare al centro poteri e risorse finanziarie già di spettanza del sistema delle Autonomie”. Sotto accusa una decina di norme contenute nella Finanziaria 2002, sulla cui illegittimità per conflitto di competenze la Regione Marche, ha presentato, insieme a quattro Regioni del Centro Italia, ricorso alla Corte costituzionale. Un analogo ricorso è stato presentato anche contro la legge Lunardi sulle grandi infrastrutture, una normativa, rileva D’Ambrosio, che “espropria Regioni ed Autonomie non solo sui pareri di compatibilità paesistica e territoriale, ma anche nella individuazione delle opere”.
Le Regioni contestano anche altre disposizioni della Finanziaria che vanno a incidere su materie di competenza regionale, quali la scelta delle modalità di gestione dei servizi per il miglioramento della fruizione dei beni culturali. “Intromissioni assurde e pesanti riguardano inoltre il settore degli asili nido, una materia – spiega il Presidente - di esclusiva competenza regionale, e le politiche attive del lavoro e dell’assistenza tecnica ai servizi per l’impiego, una disciplina preclusa alla potestà legislativa dello Stato”.
Rischi notevoli presenta il disegno di legge sulla devolution: la potestà legislativa esclusiva concessa alle Regioni su alcune delicate materie – sanità, scuola, istruzione, polizia locale – contrasta con l’art.116 della Costituzione che prevede un’intesa fra Stato e Regione. Secondo D’Ambrosio non si conosce con quali mezzi finanziari le Regioni potranno far fronte alle spese derivanti dalle nuove competenze e si profila anche il rischio concreto di un “ordinamento formato da micro-sistemi regionale differenziati in contrasto fra di loro”. Con la creazione di un “federalismo competitivo e non solidale come quello che ha ispirato la legge costituzionale n. 3/2001, confermata dal voto popolare del 7 ottobre 2001”. Una forte limitazione dell’autonomia finanziaria e tributaria regionale viene, infine, dalla legge Tremonti sull’abolizione dell’Irap che non prevede la sostituzione dell’imposta con un analogo tributo di natura regionale.
“I cambiamenti che il Governo si avvia ad introdurre stravolgono – sottolinea il presidente - l’impianto su cui si sono da sempre basati i rapporti tra le istituzioni. Viene meno quella cornice unitaria in cui ogni livello di Governo, regionale o locale, si è finora mosso, cresce lo spazio per la competizione che avvantaggia i più forti, si restringe la solidarietà tra le aree del paese e il sistema delle autonomie è indebolito da una linea di politica economica che colpisce la spesa pubblica e il modello di welfare”. Per scongiurare il pericolo, è necessario, conclude D’Ambrosio, che Regioni e il sistema delle autonomie svolgano un ruolo politico attivo.
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