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21/03/2002

SIRCHIA ILLUSTRA ALLE REGIONI LE LINEE DEL PIANO SANITARIO NAZIONALE

“Su alcuni punti, come gli stili di vita, la vivibilità delle città, la formazione continua non si può non essere d’accordo con il ministro. Non condivido, invece, e mi crea preoccupazione, lo spazio troppo grande riservato ai capitali privati, che potrebbe rivelarsi un cavallo di Troia verso una privatizzazione strisciante della sanità”. E’ stato il primo commento del presidente della Regione Marche, Vito D’Ambrosio, alla illustrazione del ministro della salute, Girolamo Sirchia, delle linee del nuovo Piano sanitario nazionale rivolta ai Presidenti delle Regioni italiane riuniti presso la sede romana del Cinsedo. E’ inaccettabile, inoltre - ha aggiunto D’Ambrosio – la posizione del ministro sulla delicata questione della spesa farmaceutica, dopo la rottura del Tavolo tra Regioni e Farmindustria, che si è rifiutato di intervenire nel merito e prendere una posizione. La situazione non è più sostenibile: i tassi medi di aumento della spesa variano tra il 15 e il 20%, un andamento che se lasciato a se stesso, affonderà i bilanci delle Regioni. Sirchia deve intervenire autorevolmente, come prevede l’art. 10 della legge 405/2001. D’Ambrosio ha poi sottolineato che l’80% degli italiani pensa che per la sanità si dovrebbe spendere di più: rimaniamo ancora lontani dalla media europea e il Fondo sanitario nazionale è ancora sottocapitalizzato. Le Marche spendono molto in sanità, ma va ricordato che siamo la regione in Italia con la più alta speranza di vita. Operiamo in un contesto armonico e non stressante. Il modello marchigiano non è solo un assetto per produrre beni a basso costo, ma una concezione ed un modo di crescere e svilupparsi molto attento a coniugare tutti gli aspetti dell’esistenza umana, compresi i valori e le tradizioni delle persone e delle famiglie. Avere un’elevata percentuale di ultra sessantacinquenni comporta, come conseguenza, un costo più alto per la medicina. E’ comunque importante che il 75% dei marchigiani si ritenga soddisfatto per l’efficienza e la qualità dei servizi sanitari. Nella sua relazione ai Presidenti, Sirchia ha affermato che il nuovo piano va costruito insieme, pariteticamente, come richiede la mutata situazione politica dopo il cambiamento dei rapporti tra lo Stato e le Regioni. Il Ministero diventa il soggetto dell’ascolto, della garanzia del diritto alla salute e dell’equità del Paese. I percorsi delineati debbono essere condivisi dalle Regioni. Il ministro ha ribadito che occorre ridisegnare la rete ospedaliera: 1.440 ospedali sono troppi e una buona parte di essi è obsoleta e inadeguata. Non è possibile garantire livelli di eccellenza in un sistema così sovradotato. Alcune strutture vanno trasformate in centri per ricoveri di sollievo destinati agli anziani. Oggi, in Europa, l’eccellenza è un obbligo. Il Ministero ha iniziato dagli IRCCS, associando le strutture per un’alleanza contro il cancro, anche a livello transnazionale. Altro punto su cui Sirchia ha insistito è la deospedalizzazione: tutti i malati cronici non possono finire in ospedale. Le cure (chemioterapia, palliative, ecc) vanno portate a domicilio. Altri punti cardine del piano sono il monitoraggio dei livelli di assistenza e le liste di attesa, l’integrazione socio-sanitaria guardando soprattutto al modello tedesco e la qualità delle cure per la cui garanzia non è certo sufficiente l’accreditamento. Per il ministro è essenziale la formazione permanente di tutti gli operatori del settore: 800 mila dipendenti. Ogni Azienda sanitaria deve garantire una postazione. Urgenza ed emergenza e ricerca sono infine gli ultimi punti toccati dal ministro della salute. Sui primi due aspetti c’è troppa disomogeneità sul territorio nazionale, mentre per la ricerca occorre attrarre investimenti e abbattere le barriere burocratiche.