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15/02/2002

Progetto di legge governativo sulla devoluzione. LE REGIONI SI DIVIDONO. D’AMBROSIO: A RISCHIO L’UNITA’ NAZIONALE

Nonostante abbiano dedicato diverse sedute alla discussione sul progetto di legge Bossi sulla cosiddetta “devoluzione”, le Regioni non sono riuscite, alla fine del confronto, ad esprimere un documento unitario. Al termine della discussione tra i Presidenti regionali, infatti, sono stati presentati due distinti documenti, uno che fa riferimento alla Casa delle Libertà e l’altro al Centro sinistra. Favorevole il primo e nettamente contrario il secondo. Il disegno di legge era stato deliberato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri il 13 dicembre 2001. Per l’approvazione formale si attendeva il parere della Conferenza Stato-Regioni-Città, riunita oggi a Roma dal Ministro per gli Affari regionali, La Loggia. La Conferenza dei Presidenti non prevede al suo interno voti a maggioranza e quindi in sede di confronto con il Governo ogni regione esprimerà distintamente la propria posizione. “Sono nettamente contrario a questa proposta – ha affermato il presidente della Regione Marche, Vito D’Ambrosio – perché è sbagliata, pasticciata, non affronta i problemi reali e corre il rischio di rompere l’unità nazionale, lasciando apertissima la possibilità di Regioni che, in materie estremamente importanti come la scuola, la sanità, l’istruzione, la polizia locale, possono decidere in maniera estremamente diversificata tra di loro. Invece di avere un sistema federale avremo degli strappi sotto l’etichetta del federalismo. Per queste ragioni sono assolutamente contrario all’impianto della legge”. Il progetto governativo inserisce un nuovo comma dopo l’attuale quarto comma dell’art. 117 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n. 3/2001. Con esso si dispone che le regioni possano attivare, con propria legge, la potestà legislativa esclusiva nelle materie elencate dalle lettere a) e d) del nuovo comma: assistenza e organizzazione sanitaria; organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse scientifico della regione; polizia locale. Questo procedimento si traduce, in buona sostanza, nella facoltà concessa alle regioni di operare un’auto-attribuzione di potestà legislativa esclusiva in quelle delicatissime materie, con ciò ponendosi in forte contrasto con procedimento previsto dall’art. 116 della Costituzione, il quale presuppone un’intesa tra lo Stato e la Regione interessata. Non si comprende, inoltre, con quali risorse finanziarie le Regioni possano far fronte agli oneri derivanti dalle autonome scelte di attivazione della potestà esclusiva. C’è anche il rischio concreto che si pongano le premesse di un ordinamento costituito da micro-sistemi regionali differenziati ed in contrapposizione gli uni con gli altri. Risulta quindi chiaro come la concezione che sta alla base del progetto governativo sia quella di un federalismo competitivo e non solidale e cooperativo, com’è invece quello che ha ispirato la legge costituzionale n. 3/2001, confermata dal voto popolare del 7 ottobre 2001. La Conferenza dei Presidenti, al di là delle differenze espresse su questo importante progetto, si è trovata d’accordo nel manifestare un disagio profondo sul rapporto tra Regioni e Governo. “C’è anche da notare – ha sottolineato D’Ambrosio su questo aspetto politico – che mentre il Governo preme per avere questo parere dalle Regioni, è estremamente restio a mettere in atto nella realtà le nuove indicazioni previste dal Titolo V della Costituzione ed è soprattutto riluttante a considerare il valore istituzionale dei Presidenti delle Regioni. Il Governo continua a chiederci il parere su provvedimenti che sono già stati inviati alle Camere, tant’è vero che oggi stesso presenteremo una richiesta formale per un incontro con il presidente Berlusconi, per protestare e pretendere dal Governo atteggiamenti diversi.”