La riduzione del 50% delle addizionali IRPEF e IRAP non è percorribile – ha detto D’Ambrosio rispondendo a Confindustria, che ha fatto di questa richiesta il fulcro centrale dell’incontro. Non solo perchè la manovra è già stata decisa, ma perchè è stata a lungo pensata e siamo comunque convinti di aver valutato tutte le possibili soluzioni. Il presidente Vito D’Ambrosio e il vice-presidente Gian Mario Spacca hanno ribadito che l’esecutivo è consapevole di aver chiesto un sacrificio ai cittadini e anche che è un sacrificio che pesa sul mondo produttivo, ma hanno ribadito che le risorse per lo sviluppo del sistema imprenditoriale non sono ridotte. Anzi sono aumentate, passano dagli 80 miliardi del 2001 agli attuali 160. Calcolando il prelievo dell’IRAP si arriva comunque alle stesse risorse dell’anno scorso.
E’ stata questa la risposta che l’esecutivo ha dato agli industriali, elemento di cui occorre tener conto.
Quanto alla richiesta di una “manovrabilità” dell’IRAP per fasce, questo non è tecnicamente praticabile, per la rigidità stessa dello strumento dell’IRAP.
E’ invece possibile – è stato ribadito sia da D’Ambrosio che da Spacca – “concertare” come devono essere ripartite le risorse, tra industria e artigianato, e all’interno, per singole voci. Gli industriali, ad esempio chiedono, maggiori fondi per l’innovazione alle imprese, fino a 30 miliardi, questo si può verificare.
Decisamente respinta la posizione di Confindustria che sostiene che la manovra è frutto di “scelte ideologiche aprioristiche”: non è vero – ha detto D’Ambrosio - abbiamo operato tenendo presente che le Marche sono una regione “coesa”, con un modello di sviluppo che si fonda sull’equilibrio tra welfare e sviluppo. Questo abbiamo voluto mantenere e il livello dei servizi – sicuramente migliorabile – fanno delle Marche una delle regioni dove si vive meglio: una caratteristica che crea un clima favorevole anche per l’operatività delle imprese.
E’ stato inoltre spiegato che la sanità è una voce che “pesa” per l’80% sul bilancio regionale, questo è vero in tutte le Regioni (si va da un 75% a un 83%) e tutte stanno avendo difficoltà a costruire un bilancio dove devono fare “quadrare i conti”, risanando il deficit sanitario e con meno risorse trasferite da parte dello Stato. Una rivendicazione – ha detto il presidente – che non facciamo solo noi, la stanno facendo anche altre Regioni dello stesso colore politico del Governo nazionale. Tanto è vero che ci sono posizioni simili alle nostre da parte dei presidenti Formigoni e Storace. A questo proposito è stato annunciato un intervento alla Corte Costituzionale su alcuni articoli della Finanziaria.
C’è stata poi una totale apertura da parte dell’esecutivo a discutere e monitorare tutto il percorso di rientro del deficit sanitario, prevedendo anche eventualmente riunioni specifiche. Comunque, riduzione delle Asl, spesa farmaceutica sotto controllo, rivisitazione dei picccoli ospedali, acquisti centralizzati, rimangono i punti forti di questo percorso.
Decisamente respinta la rivendicazione degli industriali che si sentono il fanalino di coda nel dialogo con la Regione, non è vero – ha detto D’Ambrosio – anche quando ci siamo sentiti in maniera informale, ne abbiamo tenuto conto, così come siete stati messi a conoscenza di tutte le fasi della manovra. (e.r.)
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