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24/11/2001

CONVEGNO SICUREZZA E CRIMINALITA' - IL RUOLO DEI MEDIA - UN'INDAGINE SUL PESO DELLA

Un minuto di silenzio per Maria Grazia Cutuli e gli altri giornalisti morti in Afghanistan, si è aperta così la sessione tematica dedicata alla “sensazione di insicurezza dei cittadini e ruolo dei media”, ieri, alla 1° Conferenza regionale su SICUREZZA E LEGALITA’. Il dibattito ha preso spunto da un’indagine dell’Ordine dei giornalisti delle Marche, che ha valutato il peso della cronaca nera nei tre principali quotidiani marchigiani – Corriere Adriatico, il Messaggero, il Resto del Carlino – e nei TG della RAI e TV Centro Marche. Un anno di osservazione, seguendo precisi criteri di rilevazione. Le Marche non sono “più quell’isola felice di cui si è parlato per anni, ma sono appena sfiorate dai fenomeni della grande criminalità, che hanno invece colpito altre regioni”. Sui quotidiani, dei 12.388 articoli di cronaca, i servizi di nera sono 1.224 (9,9% del totale) e di questi 162 sono le notizie in positivo, che registrano operazioni “andate a buon fine”. I TG hanno un numero di servizi percentualmente maggiore, anche perchè, nel conteggio complessivo, incide il fatto che ci siano più edizioni nella giornata. Come vengono date le notizie? Con equilibrio e senza eccessive esasperazioni (salvo eccezioni), secondo il presidente dell’Ordine, Giannetto Rossetti, che ha corredato con un commento la ricerca. C’è un atteggiamento di responsabilità della categoria, che ha dimostrato “saggezza” in occasione di grandi “prove”, come il terremoto e la frana di Ancona e l’evento sismico del ’97. Ma non è una relazione “assolutoria”, quella di Rossetti, che sottolinea che ”dobbiamo dare importanza e peso a qualsiasi parola”, non sottovalutando che la responsabilità dei giornalisti è cresciuta e, quindi, “le regole della professione”, non solo non vanno cambiate, ma vanno vissute con maggiore rigore. E subito dopo Alessandro Feliziani, che ha illustrato l’indagine per conto dell’Ordine, è intervenuto il vice-presidente del Consiglio regionale Pino Ricci, che ha sottolineato che l’informazione soffre di una mancanza di approfondimento, sta troppo dietro ai singoli episodi, senza valutare l’evolversi dei fenomeni – e nelle Marche ci sono “campanelli di allarme” con la crescita di una mafia slavo-albanese, prostituzione, microcriminalità – e questo comporta il “rischio di drammatizzare quando la situazione non lo chiede e di sottovalutare in altre circostanze”. E quello dell’approfondimento e della contestualizzazione dei fatti è stato un po’ il filo del vivace dibattito che ne è seguito, dove i giornalisti presenti non si sono sottratti a ragionare in termini autocritici. Per il direttore della sede RAI Fausto Spegne, pesa il confronto con il passato, perchè, se non si possono più fare cose che prima erano normali (es. lasciare l’auto incustodita), è chiaro che ciò provoca insicurezza, anche in assenza di fatti eclatanti. “Siamo bravi a fare, a produrre, ma tendenzialmente lenti – così Cristina Morbiducci dell’ANSA – ad elaborare i cambiamenti.” Se viene ritrovata della “polverina bianca” in una cabina – ha detto Paolo Marconi della Rai – fanno bene le forze dell’ordine ad indagare, ma non i giornalisti ad “gridare” la notizia, parlando di “sospetto di antrace”. Il dibattito ha coinvolto anche ricercatori, operatori sociali e rappresentanti degli immigrati (“quelli più danneggiati, quando si crea l’equazione criminalità-albanesi, siamo proprio noi, che poi abbiamo paura a dichiarare la nostra provenienza) e avvocati (c’è un’informazione soprattutto accusatoria per un problema di concorrenza tra le testate). Due gli elementi su cui si è fatto in particolare perno. Il senso di insicurezza dei cittadini non dipende solo dagli eventi da “cronaca nera”: concorrono una serie di circostanze, come il degrado ambientale, le sofisticazioni alimentari, l’isolamento, la mancanza di certezze. E comunque i fenomeni bisogna approfondirli e capirli, perchè “fa più paura quello che non si conosce”, ha detto Patrizia Giunto del Tribunale dei minorenni di Ancona. Ci deve essere una forte assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni – così Claudio Montaldo, vice-sindaco di Genova e del Forum per la sicurezza urbana – che deve garantire su alcuni fronti, come la sicurezza delle città e dell’abitare, evitando di strumentalizzare, a fini politici, fenomeni del nostro tempo, come l’immigrazione. (e.r.)