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20/07/2001

CONVEGNO INTERREGIONALE SULLA RIFORMA DEI SERVIZI SOCIALI: CRITICHE AL DPEF, D’AMBROSIO: MODELLO MARCHIGIANO, NON UNA FORMULA DI RITO, MA UN CONDENSATO DI VALORI

Conferire dignità e autorevolezza alle politiche sociali: è l’obiettivo della legge quadro di settore (la 328/2000), che è stata illustrata a Pesaro dall’on. Livia Turco, già ministro per le Politiche Sociale, e “madrina” del testo legislativo, licenziato dal precedente governo. Il suo intervento ha animato il Convegno interregionale sulla riforma delle politiche sociali, svoltosi a Pesaro, presso il Centro congressi dell’Hotel Flaminio. Un’esigenza recepita anche dalla Regione Marche, per la quale, secondo il presidente D’Ambrosio, “i servizi sociali non possono più essere un’appendice della sanità, ma uno dei punti forti di qualificazione della società marchigiana”. Dal convegno – promosso dalla Regione, dal Comune di Pesaro e dalla Lega delle autonomie locali – si sono levate critiche, anche pesanti, nei confronti del Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) del Governo Berlusconi. Il presidente della Lega e sindaco di Pesaro, Oriano Giovannelli, ha sottolineato come nel documento non ci sia mai la parola: “autonomia locale” (dimenticanza che “desta in noi forte preoccupazione”), al sociale vengono dedicate “solo tre righe, della sanità se ne parla con preoccupazione, dicendo che bisogna contenere la spesa”. Sono tre fattori, ha commentato Giovannelli, che “complicano in modo grave l’attuazione della riforma dei servizi sociali”. Giudizio condiviso da D’Ambrosio, secondo il quale “il Dpef osanna il modello di governo che si vuole attuare, ma non dice nulla su come rendere applicabile la 328”. Per Giovannelli, a questo punto, è necessario un collegato alla Finanziaria che chiarisca le risorse destinate alla finanza locale. La legge quadro sui servizi sociali “porta il segno del dialogo con le forze politiche ed è espressione della società civile”: così Livia Turco ha presentato la normativa, con un intervento più politico che tecnico. “Raccoglie la cultura di settore più innovativa, perché è partita dal basso e non è ispirata a logiche centralistiche”. Secondo l’onorevole, “il metodo e la sostanza della legge sono la partecipazione del territorio all’elaborazione degli interventi. Segna una svolta del welfare italiano, perché – per la prima volta – istituzionalizza, in maniera organica, il comparto delle politiche sociali. Si fonda su un concetto di politica sociale che non si limita a contenere il disagio, ma lo previene, promuovendo il benessere della persona e valorizzando i talenti di ciascuno”. Grande attenzione viene dedica alla “rete di relazione”, rappresentata dalla famiglia e dal volontariato. Tra gli obiettivi della legge quadro, indicati dalla Turco, quello dello sviluppo integrato dei servizi alla persona, per superare la disparità territoriale esistente. “Le Marche – ha detto – sono tra le regioni più avanzate, dove alla quantità delle prestazioni sociali, si aggiunge la qualità delle stesse. Ma non tutta l’Italia è come le Marche: ci sono regioni senza standard minimi di servizi, senza un Piano sanitario”. L’onorevole ha chiuso il suo intervento sottolineando come il fondo per le politiche sociali sia stato incluso tra quelli “strutturali” del bilancio nazionale, cioè che vanno obbligatoriamente finanziati. Una scelta che non tranquillizza del tutto il presidente D’Ambrosio, in quanto “la strada intrapresa, fin dalle prime fasi, dal nuovo governo, è quella di cancellare le leggi del precedente esecutivo, lenendo il principio di continuità di governo: affermato a parole, respinto nei fatti”. Secondo il presidente, “non può esistere un federalismo senza aggettivi, altrimenti è privo di significato. Il federalismo o è competitivo o è solidale. Sta al nuovo governo chiarirlo!” D’Ambrosio ha difeso il modello marchigiano, anche per quanto riguarda la sua applicazione nel settore dei servizi sociali: “Non è una formula di rito, ma un condensato di valori”. Quello marchigiano guarda a una società aperta, che non escluda nessuno, si fa garante delle esigenze del territorio costruendo insieme le risposte. Il nuovo modello sociale che si sta delineando nelle Marche, ha ribattuto l’assessore regionale Marcello Secchiaroli, “collega il welfare allo sviluppo complessivo delle singole comunità. È un progetto che valorizza la partecipazione, che promuove l’integrazione, che pone al centro di ogni azione la persona”. L’assessore ha poi ripercorso le tappe della riforma regionale: l’individuazione degli ambiti, le iniziative di formazione, l’istituzione di un gruppo di lavoro per l’integrazione sociosanitaria, l’elaborazione delle linee guida, l’istituzione dell’Osservatorio delle politiche sociali. Secchiaroli ha infine auspicato che i Piani di zona si possano raccordare con tutte le altre forme di programmazione territoriale, “perché è solo così che potremo parlare di welfare locale e di costruzione di un benessere che riguarda la persona, come individuo e come membro di una comunità”. La legge quadro “è una normativa di principi che deve trovare attuazione in provvedimenti successivi. Lo scenario è preoccupante – ha analizzato Bruno Benigni, della Lega delle autonomie, che ha relazionato sullo stato di attuazione della legge nelle regioni italiane –Ai principi non sono seguiti i provvedimenti delle Regioni e i Piani attuativi”. Il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Palmiro Ucchielli, ha rimarcato come occorra che la legge quadro venga adeguatamente finanziata dal governo: “I poteri locali faranno sentire la loro voce, in quanto nel Dpef c’è una scarsa attenzione alle risorse finanziarie destinate alle autonomie”. (r.p.)