Il Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali è alla partenza operativa. Le linee guida per l’attuazione del Piano sono pronte e così anche la ripartizione delle risorse per il 2001 che per le Marche , tra quelle nazionali (circa 52 miliardi) e quelle regionali ( oltre 70 miliardi), ammontano complessivamente a 122 miliardi a cui andranno aggiunti i cofinanziamenti dei Comuni. Il primo atto concreto ( dopo l’istituzione entro luglio da parte della Regione di uno specifico elenco) sarà la scelta da parte dei 29 Ambiti territoriali del Coordinatore, figura chiave di tutto il Piano sociale regionale perché dovrà elaborare, insieme ai Comuni e agli attori sociali, il Piano territoriale, lo strumento programmatico per avviare la realizzazione della rete dei servizi e degli interventi sociali in quella determinata area. “Il Coordinatore d’Ambito ha un preciso ruolo – ha spiegato in conferenza stampa l’assessore ai Servizi sociali, Marcello Secchiaroli – che sarà tutto meno che burocratico, non un doppione di Direttore ASL, né la sovrapposizione dei dirigenti dei Comuni, ma soprattutto una figura professionale capace di far relazionare le parti sociali, il referente essenziale che accompagni verso “il nuovo” i Comuni e i Sindaci, i veri protagonisti di questa riforma del welfare che vuole innanzitutto affermare il principio del lavorare insieme. Siamo perfettamente consapevoli che il cambio di mentalità che la riforma nazionale ha introdotto, e cioè che ogni cittadino dovrà sentirsi partecipe e non solo destinatario dei servizi sociali, comporterà , come ogni “rivoluzione copernicana” un prevedibile periodo di adeguamento. Del resto la riforma del welfare si basa sul principio di produzione e sviluppo di ben-essere, attraverso servizi omogenei destinati a tutti e uguali per tutti, e non essere un sistema solo produttore-erogatore di servizi. Le linee guida per l’attuazione del Piano sono state articolate sulla base di quelle nazionali, con alcuni indicatori specifici per il territorio marchigiano a seconda delle esigenze particolari e della popolazione, e saranno discusse e confrontate in quattro incontri provinciali a partire dal 28 maggio a Macerata. Una concertazione sulla quale abbiamo puntato fin dalle prime fasi del Piano. Ma occorre uno sforzo da parte di tutti a partecipare alle scelte, a creare le condizioni per una svolta importante attraverso la precisa volontà di cambiare i metodi di lavoro: pubblico e privato insieme. I Servizi sociali, per la prima volta in cento anni dalla Legge Crispi, sono assurti a pari dignità con il settore sanitario. Abbiamo un Piano Sociale nazionale alla stregua del Piano sanitario, con una più cospicua dotazione di risorse, rispetto al passato. Anche questo, insieme al fatto che le Marche sono avvantaggiate nei tempi perché hanno anticipato la redazione di un Piano sociale regionale, addirittura rispetto alla legge nazionale e con la quale coincidono perfettamente i criteri ispiratori, ci conforta per affrontare concretamente il traguardo che ci siamo posti: costruire insieme un sistema in rete effettivamente operativo e cioè capace di dare risposte omogenee sul territorio. È lecito pensare allora che due punti fondamentali- maggiori risorse economiche ( che trasferiremo ai Comuni tra circa due mesi) e migliore organizzazione, non possano che condurre ad uno standard qualitativo più elevato delle politiche sociali, il che significherà anche riequilibrio del territorio.“
I convegni provinciali:
verranno presentati e discussi con Sindaci, Direttori Asl, amministratori e presidenti di Comunità montane, le linee guida e il riparto dei Fondi.
Le date: 28 maggio a Macerata- Cinema Italia; 29 maggio a Pesaro- Palazzo Antaldi; il 1° giugno ad Ascoli – Sala consiglio provinciale; il 4 giugno ad Ancona – Sala consiglio provinciale. Le riunioni prevedono in mattinata il proseguimento dei percorsi di formazione, organizzati dalla RES e attivati a novembre per 800 operatori; nel pomeriggio la discussione e il confronto sugli strumenti attuativi del Piano.
Il riparto delle risorse per il 2001 ( altrettante per il 2002, come previsto dalla Finanziaria): Fondo Unico di 122 miliardi tra risorse regionali ( leggi di settore) e nazionali.
L’allocazione delle risorse prevede un riparto per aree di intervento e aree territoriali (popolazione) e tiene conto delle priorità individuate a livello nazionale, come macro-aree di intervento: responsabilità familiari; diritti dei minori; persone anziane; contrasto della povertà; disabili ( in particolare gravi); immigrati ( per la prima volta inseriti); tossicodipendenza, avvio della riforma. Rispetto al passato, saranno trasferite con sufficiente anticipo ai Comuni in modo da metterli in grado di programmare più efficacemente. Viene incentivata l’associazione tra comuni di piccole dimensioni.
Dei 122 miliardi disponibili le Marche hanno proposto la destinazione di 12 miliardi e mezzo a progetti sperimentali in particolare rivolti alle persone anziane, alla disabilità grave con un progetto-obiettivo specifico sull’Autismo per creare un supporto regionale alle famiglie che vivono questo problema; altri progetti riguarderanno i giovani e l’adolescenza, con riguardo al problema degli abusi sessuali nei confronti di minori e l’istituzione di un difensore civico dei diritti dei giovani, qualificazione e accreditamento degli assistenti domiciliari anche con la finalità di far emergere il lavoro nero che in questo settore è notevole.
Le Linee guida prevedono:
- l’attivazione degli Ambiti territoriali con la definizione dei compiti e nei quali hanno un ruolo importantissimo i Comitati dei Sindaci che, come soggetto politico di riferimento, devono definire le modalità istituzionali e organizzativo-gestionali più adatte alle esigenze del loro Ambito territoriale.
- Il Coordinatore d’Ambito , cioè della rete dei servizi nel territorio di riferimento; supporterà nella programmazione i Sindaci , ma soprattutto redige la proposta di Piano di Zona con validità triennale, svolge funzioni di monitoraggio, è responsabile della funzione degli Uffici di Promozione Sociale, promuove interventi di formazione professionale, referente per l’integrazione socio-sanitaria, coordina i referenti del pubblico e del privato sociale.
- Gli Uffici di Promozione sociale: più che una struttura fisica, sono una funzione fondamentale di snodo della rete dei servizi, destinati a svilupparsi capillarmente sul territorio come soggetti in grado di verificare l’adeguatezza della rete, coinvolgendo persone e famiglie, gruppi e associazioni, soggetti istituzionali e non che operano a livello locale, per promuovere l’accesso ai servizi e guidare nel percorso e nella risposta al bisogno del cittadino, una funzione di “accompagnatori” nella rete che garantirà i collegamenti tra pubblico e privato , il primo “nodo” della rete più vicino al cittadino.
- Il Coordinamento provinciale: con funzioni di lettura del territorio, di verifica delle attuazioni, di rilevazione dei bisogni sociali attraverso l’istituzione di Osservatori provinciali.
- Il Piano di Zona ha validità triennale. Offre risposte ai problemi delle persone e delle comunità locali individuandone i bisogni prioritari, le strategie di prevenzione, le risorse disponibili, i soggetti istituzionali interessati, i risultati attesi e gli standard di efficacia. Viene adottato con Accordi di programma tra Comuni, ASL , Onlus, mondo della cooperazione, fondazioni, organizzazioni di volontariato, enti di patronato ecc.
- Integrazione socio-sanitaria : realizzazione di una strategia unitaria di programmazione tra i Piani distrettuali sanitari e i Piani di Zona. Stretta collaborazione tra Sindaci e ASL , per il tramite del Coordinatore d’Ambito .
- Bilancio Sociale: non solo documento contabile, ma modello di gestione che dà sostanza alla realizzazione del sistema integrato, uno strumento che fissa obiettivi e si costruisce co-progettandolo come un piano di lavoro. (ad’e)
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