Entro dieci mesi sarà completata l’analisi tecnica quali-quantitativa dei fattori di pericolo e vulnerabilità dell’area d’Ancona, Falconara e bassa Valle Esino, dichiarata ad elevato ri-schio ambientale dalla Regione: un preliminare indispensabile al piano di risanamento contemplato dall’accordo di programma con il Ministero Ambiente per la bonifica dell’area e la delocalizzazione di alcuni impianti industriali.
E’ quanto ha stabilito la giunta regionale, su proposta dell’assessore Roberto Ottaviani, assegnandone all’Ente nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente – l’Enea – la consulenza tecnico scientifico.
Costo dell’operazione: 300 milioni di lire.
E’ un ulteriore ed importante passo per la sicurezza e la salvaguardia del territorio e di vaste popolazioni che, com’è noto, corrono gravi rischi d’incidenti e danni ambientali.
L’Enea, infatti, ha maturato specifiche esperienze nello studio preliminare, nella reda-zione e attuazione di interventi simili in altre aree con grandi incognite ambientali.
Il Sulcis-Iglesiente, Taranto, Brindisi e Milazzo, ad esempio: ambiti paragonabili a quel-lo di Ancona, Falconara e bassa Valle Esino per la presenza d’impianti industriali a rischio, fattori a forte impatto ambientale – come il porto di Ancona - e intenso traffico marittimo.
Le iniziative da realizzare, per cui, devono essere necessariamente studiate e pro-grammate integrando le analisi sui nodi individuati e considerando tutti gli elementi infra-strutturali e gli insediamenti presenti.
Sono indispensabili, inoltre, competenze tali da garantire la compatibilità ambientale degli interventi e della progettazione, adeguati ai più alti standard europei, alle migliori tec-nologie e conoscenze ambientali.
Le attività affidate all’Enea riguardano gli elaborati tecnici al Piano di risanamento, col-legati in particolare all’analisi di compatibilità delle attività industriali esistenti e alle pro-blematiche del porto, oltrechè alla sicurezza marittima.
“L’iniziativa presa dalla giunta – ha commentato Ottaviani – giunge in una fase delicata per una parte dei problemi aperti: la scoperta di depositi d’idrocarburi, provenienti dalle la-vorazioni, nei terreni sui quali è insediata la raffineria Api è una novità che pone ulteriori e gravi interrogativi da esaminare e risolvere con azioni concrete e decise.” (fb)
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