La produzione annua di tartufi nelle Marche sfiora i quattrocento quintali, di cui quasi la metà costituita da tartufo bianco pregiato; il valore commerciale si aggira sui 5-6 miliardi. La stima, spiega Gianluigi Gregori - autore, insieme ad altri, di un interessante studio sulla tartuficoltura nelle Marche - risale a qualche anno fa. Di recente si è verificata una notevole impennata sia della produzione, che del fatturato. Mancano però statistiche attendibili. Quel che è certo è che le Marche, grazie a condizioni ambientali e pedoclimatiche estremamente favorevoli, sono una delle poche regioni italiane in grado di produrre una grande quantità di tartufi di tutte le specie. Quello più pregiato, Tuber magnatum pico, si trova soprattutto nella provincia di Pesaro e Urbino a Sant’Angelo in Vado, Acqualagna, Sant’Agata Feltria, in parte anche nelle province di Ascoli Piceno, ad Amandola, Montefortino e Venarotta, in quella di Ancona, Arcevia, Sassoferrato, e a Sarnano. Meno caro il tartufo nero, Tuber melanosporum, che si raccoglie soprattutto nelle province di Macerata e Pesaro. Le altre specie sono un po’ ovunque lungo la fascia appenninica.
La tartuficoltura si configura come un’attività piuttosto redditizia: rende altamente produttivi terreni incolti, integra il reddito degli agricoltori e consente il recupero di campi troppo sfruttati. Grazie ai contributi finanziari della legge regionale 34/87, negli ultimi anni sono state impiantate numerose tartufaie, per una superficie complessiva di circa 1.700 ettari. Di queste, più della metà sono in provincia di Macerata, oltre un terzo in quella di Pesaro e Urbino. Il comune con la maggiore superficie di tartufaie è Camerino, seguono Cagli, San Ginesio e Carpegna. Un contributo notevole alla produzione vivaistica è dato dal vivaio forestale di Sant’Angelo in Vado, dove ogni anno sono prodotte dalle 60 alle 80 mila piante micorrizate. A Sant’Angelo c’è anche il più importante Centro sperimentale di tartuficoltura d‘Italia. Le specie arboree più utilizzate sono: roverella, nocciolo, carpino nero, tiglio, leccio e cerro. La superficie minima per accedere ai finanziamenti è di mezzo ettaro. La raccolta, libera solo nei boschi e nei terreni non coltivati, può essere esercitata solo da chi è munito di apposito tesserino; la tassa di concessione regionale è di 180 mila lire l’anno. Le multe possono arrivare fino a cinque milioni. Nelle Marche i cavatori con patentino sono oltre diecimila, di cui ottomila solo nella provincia di Pesaro, dove si raccoglie la maggiore produzione d’Italia. A Sant’Angelo i cavatori sono circa 600, uno su sei abitanti; ma il record è di Cagli, con 2.500 cavatori, uno su quattro abitanti.
I prezzi sono alquanto proibitivi: all’ultimo fixing, il tartufo bianco pregiato era quotato dalle 270 mila alle 450 mila, a seconda della pezzatura. Per gli appassionati del prezioso tubero che il goloso Rossini si faceva inviare a Parigi insieme alle olive all’ascolana, un appuntamento da non perdere è quello di Acqualagna, dove nei giorni 29 ottobre, 1, 2, 5, 9 e 12 novembre si terrà la 35^ Fiera Nazionale del Tartufo. La manifestazione, alla quale partecipano ogni anno quasi 80 mila persone e una sessantina di espositori, si caratterizza come la più importante d’Italia, con una commercializzazione annua - assicurano gli organizzatori - di 5-600 quintali, pari ai 2/3 dell’intero mercato nazionale. C’è anche la possibilità di acquistare direttamente on line il tartufo. Ma buona parte della vendita del prodotto si disperde lungo vie carsiche. Colpa dell’Iva troppo alta, dicono tutti, che incoraggia l’evasione. “Lo stato - afferma Luigi Antoniucci, sindaco di Sant’Angelo in Vado- non vuole ancora capire che il tartufo deve essere considerato non un bene di lusso, ma un prodotto agricolo alla stessa stregua dei funghi”. Sinora la stagione del tartufo bianco è stata piuttosto difficile. Ma l’interesse dei visitatori resta molto forte. “Lo scorso anno – sottolinea ancora il sindaco - abbiamo avuto oltre 40 mila visitatori, quest’anno siamo già oltre le 25 mila presenze”. La Mostra Nazionale del Tartufo di Sant’Angelo in Vado si chiuderà sabato e domenica prossima. Gli amanti della buona tavola potranno riscoprire le antiche ricette della tradizione culinaria o acquistare il prodotto direttamente al mercato. Tartufi sono in vendita anche ad Amandola, alla mostra-mercato “Diamanti a tavola” in programma dal 4 al 6 novembre.
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