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11/12/2006

L’ATTIVITA’ VENATORIA NELLE MARCHE TRA TERRITORIO E GESTIONE FAUNISTICA

Si e` svolto a Portonovo il convegno La caccia: tradizioni e sfide del futuro, uninteressante iniziativa organizzata dalla Regione Marche, con l`intento di far discutere tutti gli enti interessati, Regione, Province, associazioni venatorie, agricole e ambientaliste sulle tematiche legate allattivita` venatoria. Un momento dincontro, con i diversi rappresentati del settore, che ha voluto coniugare la caccia, il territorio e la gestione faunistica nella nostra regione. Presenti, tra gli altri, il consigliere regionale incaricato alla Caccia, Lidio Rocchi e il presidente della Provincia di Pesaro e Urbino e dellUpi, Palmiro Ucchielli. Questanno ha sottolineato Rocchi - ci siamo trovati in difficolta` con il calendario venatorio, anche se a nostro avviso abbastanza equilibrato, perche` in contrasto con il decreto legge. Per il prossimo anno, per evitare cio`, auspico che il calendario venatorio venga predisposto attraverso le richieste avanzate esclusivamente da tutte le Federazioni di caccia al fine recepire le esigenze di tutti ed evitare anche eventuali ricorsi al Tar. La predisposizione di una cabina di regia ha proseguito il Consigliere regionale - di recente istituzione, presso la Regione Marche, ci ha permesso di realizzare nella Provincia di Pesaro e Urbino, lOsservatorio regionale faunistico, che attraverso il monitoraggio della fauna svolge una funzione di controllo delle specie e puo` assolvere anche come organismo di riferimento per le Federazioni di cacciatori. Per Ucchielli la discussione e il confronto sono essenziali, partendo dalla riperimetrazione delle aree tra Regione ed Enti locali e poi nellacquisizione di risorse necessarie per produrre fauna selvatica autoctona, facendo incontrare il mondo venatorio con quello degli agricoltori e degli ambientalisti. Durante i lavori del convegno sono emersi spunti di notevole importanza che hanno interessato moltissimo la folta platea intervenuta. Tra questi e` emerso che la legge regionale, su alcuni aspetti, e` in attrito con la legge quadro perche` piu` attenta alle esigenze del mondo venatorio. In particolare, sul cosiddetto fenomeno del nomadismo venatorio, che vincola il cacciatore al proprio ambito territoriale, la norma nazionale pensava di poter gestire in maniera opportuna la risorsa faunistica, ma poi, di fatto, non e` stato cosi`. Inoltre, la discrezionalita` amministrativa in materia di pianificazione dovrebbe svilupparsi sul significato di territorio destinato alla caccia programmata, che nel gergo tecnico significa territorio libero, individuabile sulla cartografia e mutuando da una parte lesigenza delle zone protette e dallaltra lantropizzazione. Naturalmente, questi due fattori, comporterebbero il restringimento degli spazi destinati alla caccia. Altro aspetto emerso durante la mattinata e` stato quello della vocazionalita` del territorio. Dal punto di vista morfologico, il territorio marchigiano e` come un pettine, cioe` fatto di pianura, media collina, pedemontana e montagna e ciascuna di queste zone deve prevedere forme di gestione differenziate per tutelare quelle particolari specie selvatiche che ci vivono. In conclusione, si e` anche evidenziato che possedere gli Ambiti territoriali di caccia, lorganismo propulsivo della gestione venatoria, non significa assolutamente ghettizzare il cacciatore .(a.f.)