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19/09/2006

MISSIONE A SARAJEVO E BANJA LUKA - “IL PIU’ IMPORTANTE PROGETTO DI COOPERAZIONE REALIZZATO IN BOSNIA”

SARAJEVO- (Bosnia e Erzegovina) . Il piu` importante progetto di cooperazione internazionale decentrata realizzato in Bosnia. Cosi` lAmbasciatore dItalia in Bosnia-Erzegovina, Alessandro Fallavollita, ha definito la struttura riabilitativa-fisioterapica per minori disabili inaugurata due giorni fa a Ilidza, antica localita` termale a pochi chilometri da Sarajevo. La missione istituzionale della Regione Marche, capofila del progetto triennale di cooperazione avviato in collaborazione con lEmilia Romagna e che ha visto limpegno del Ministero degli Esteri e delle due Regioni per circa 7 milioni di euro, e` iniziata il 15 settembre e si concludera` il 19 con linaugurazione di unanaloga struttura socio-sanitaria a Banjia Luka, nella Repubblica Srpska, larea a maggioranza serba in Bosnia. A tagliare il nastro del nuovo Centro fisioterapico che sara` gestito dal Policlinico di Sarajevo, oltre allAmbasciatore, lassessore regionale alla Formazione-Istruzione Ugo Ascoli che guida la delegazione regionale, il Presidente del Consiglio regionale Raffaele Bucciarelli, i consiglieri regionali Marco Lucchetti, Guido Castelli e il consigliere regionale dellEmilia Romagna, Gianluca Borghi. Ha presenziato alla cerimonia anche il Primo Ministro del Cantone di Sarajevo, Denis Zvizdic che ha ringraziato lItalia e le due Regioni per quello che stanno facendo nel suo Paese. Un modello di partenariato e di buoni metodi di lavoro ha detto Ugo Ascoli- per costruire insieme ununica regione Euro-adriatica-mediterranea. Ma soprattutto un progetto strategico di sviluppo sociale e di investimento nei giovani, cioe` di investimento per il futuro di questo Paese. Per il presidente Bucciarelli vi e` la necessita` di progetti di questo tipo per ricostruire la coesione sociale, fondamentale per la Bosnia che sara` parte determinante della nuova Europa. Nella Gerusalemme dei Balcani, cosi` e` chiamata Sarajevo per il miscuglio di culti religiosi nella citta`, che non puo` dimenticare le ferite dei mille giorni dassedio, visibili negli edifici e in ogni angolo di strada e anche nei 3000 militari della missione EUPM (European Union Police Mission) ancora presenti di cui 700 italiani, in una Bosnia ancora frammentata nellassetto costituzionale (180 ministri nel solo cantone di Sarajevo) e con le elezioni politiche alle porte, questa nuova struttura socio-sanitaria rappresenta un punto di riferimento e una speranza per molte famiglie. Circa 3000, che beneficeranno direttamente e indirettamente delle prestazioni socio-sanitarie. Il nuovo centro riabilitativo 1500 mq ristrutturati- e` un edificio ora con una bella piscina, attrezzature avanzate per la rieducazione di bambini e giovani fino a 25 anni ricoverati in day hospital, ricostruito in mezzo a cio` che resta della vecchia sede: due palazzi sventrati dalle granate. Ci sono bisogni inespressi che devono essere intercettati, ce` ancora separazione dei disabili nelle famiglie, una realta` che non conosce integrazione ne` sotto il profilo educativo scolastico, ne` tantomeno lavorativo. Ce` anche una grande area di disagio giovanile in fase di studio: molti ragazzi, ora poco piu` che ventenni, sono affetti da sindromi comportamentali dovute ai traumi del conflitto avvenuto quando erano adolescenti o preadolescenti. Un progetto di cooperazione, dunque, nato con lintento di contribuire a cambiare in meglio questo Paese e che ha cambiato un po anche noi che ci abbiamo lavorato con passione, e` la riflessione del rappresentante dellEmilia Romagna , Gianluca Borghi. Le Marche non hanno portato a Sarajevo solo sostegno allo sviluppo sociale, ma anche un originale scambio culturale. Nellambito della missione marchigiana, infatti, per la prima volta il Festival di Musica Klezmer, patrocinato da Regione Marche e ARCI si e` aperto a Sarajevo. E sabato al Sartr Teatr , il Teatro della Guerra, rimasto attivo anche negli anni del conflitto, lospite deccezione era Moni Ovadia con il suo Kavanah (partecipazione), recitato in bosniaco, ricamando con la voce preghiere in yiddish e accompagnato dalleccezionale quartetto darchi, `Arke` . Il teatro e la musica uniscono i popoli- ha detto Moni Ovadia- e questo e` importante, ma noi Europei abbiamo il preciso dovere di dare un futuro a questo Paese, che deve entrare presto in Europa, perche` prima non abbiamo fatto molto per evitare la guerra. Un futuro che ora non ha . Il Festival Klezmer, come e` nellanima di questa musica, continua il suo viaggio, accompagnando la missione istituzionale: oggi al Meeting Point di Sarajevo il film documentario di Roberta Biagiarelli Souvenir Srebrenica sul genocidio del 1995. Domani il Trio Seneca con Giovanni Seneca a Banja Luka. (ade)