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10/07/2006

FERMO PESCA: PER L’ASSESSORE PETRINI VANNO RICONSIDERATI I METODI DI APPLICAZIONE

A poche settimane dallinizio del periodo di fermo pesca, che comporta lapplicazione di una serie di misure tecniche di interruzione della attivita` di pesca stabilite dallo stesso Governo nazionale, lassessore regionale alla Pesca, Paolo Petrini, interviene anche a seguito delle polemiche sollevate sia tra gli operatori del settore che tra i consumatori e gli operatori del turismo. Probabilmente dichiara Petrini - questo e` lultimo anno che il fermo pesca prende lavvio senza un diretto coinvolgimento delle Regioni. Con lentrata in vigore del nuovo Fondo Europeo per la Pesca (Fep), che per la prima volta prevede un cofinanziamento europeo per il fermo, dovranno essere ridiscussi a tavolino i principi per larticolazione dello stop dellattivita` di pesca, coinvolgendo la ricerca ma anche gli operatori economici della regione. Il fermo prevede nello specifico linterruzione obbligatoria allattivita` di pesca per 26 giorni consecutivi dal 31 luglio al 25 agosto da Trieste a Termoli; dal 7 agosto al primo settembre da Manfredonia a Bari; dal 4 al 18 settembre, da Brindisi a Imperia, stop obbligatorio piu` altri 12 giorni facoltativi per compartimento. Sin dalla sua istituzione nel 1988 continua Petrini - il fermo biologico ha suscitato polemiche e opinioni discordanti sia fra i biologi della pesca che fra gli operatori del settore ittico. A livello scientifico il problema e` che un periodo di interruzione unico non permette a tutte le specie di trarre il dovuto beneficio; alcune infatti si riproducono in periodi dellanno o leggermente precedenti o del tutto diversi da quelli di riposo biologico. Per gli operatori economici del settore il problema principale e` che il fermo limita il prelievo della risorsa nel periodo estivo in cui se ne riscontra la piu` alta richiesta in concomitanza con il maggiore afflusso turistico. Alla luce di quanto esposto, senza nulla togliere a una misura di tutela che ha prodotto risultati positivi nella conservazione degli stock ittici, forse e` giunto il momento di riconsiderare i metodi di applicazione del fermo biologico. Secondo le considerazioni dellassessore regionale alla Pesca, alla base di un cambiamento, dovrebbe esserci soprattutto un diverso approccio verso la gestione della risorsa ittica basato su uninterruzione differenziata per specie, per tecnica di pesca, per area geografica, distribuita su periodi di tempo diversi e piu` lunghi. In tal modo sostiene Petrini - sarebbe possibile ottenere tre risultati fondamentali: innanzitutto, la reale tutela della specie, limitando il prelievo degli animali in fase riproduttiva e di quelli giovani dalle aree di nursery; secondariamente, il fermo andrebbe a interessare gli operatori in modo differenziale; infine, non ci si troverebbe nel periodo estivo in una condizione di totale assenza di prodotto. Finora, lattuazione del fermo biologico e` stata appannaggio dellamministrazione centrale che annualmente ha definito per ogni zona i periodi di interruzione. A tale proposito dice Petrini - anche i protagonisti coinvolti nella futura gestione dellarresto temporaneo dovrebbero cambiare. Dal 1997 le competenze relative alle tematiche di pesca sono di fatto passate alle Regioni, pertanto sarebbe piu` logico che anche la misura dellarresto temporaneo fosse gestita a livello locale. Il nuovo fondo europeo per la pesca (FEP) offre spunti interessanti in questo senso, in quanto ce` un intero asse che e` orientato a sostenere i Gruppi dAzione Costiera (GAC), i quali potrebbero in futuro partecipare attivamente, in collaborazione con le istituzioni regionali, alla definizione dei periodi di arresto. In tal modo si otterrebbe un approccio propositivo di tipo bottom-up in grado di conciliare le diverse esigenze degli operatori locali con le piu` efficaci misure di tutela e gestione della risorsa. (s.g.)