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08/03/2006

CONVEGNO SUL LAVORO SOMMERSO: DALL'INDUSTRIA AI SERVIZI

Il lavoro sommerso, pur presente nella realta` regionale, non ne costituisce tuttavia un elemento strutturale: e` questa lindicazione che emerge con maggiore evidenza dalla ricerca commissionata dallassessorato al Lavoro della Regione Marche e condotta dalla Fondazione Censis, illustrata oggi, presso la facolta` di Economia di Ancona, nel convegno Caratteristiche e scenari del lavoro irregolare nelle Marche . Lanalisi, infatti, riscontra per le Marche unincidenza del lavoro irregolare del 10,7%, inferiore a quella nazionale (13,4%) e alle regioni del Centro (12,3%). Le stime Istat segnalano addirittura una diminuzione (il tasso di irregolarita` del lavoro e` passato dal 13,9% del 2000 al 10,7% del 2003) dovuta presumibilmente alla regolarizzazione di numerosi immigrati in nero. La corposa ricerca e` stata realizzata su un campione di 80 testimoni privilegiati locali: associazioni imprenditoriali, sindacati, istituzioni e ordini professionali. Introducendo i lavori del convegno lassessore regionale Ugo Ascoli, ha sottolineato che la dimensione del fenomeno delleconomia sommersa nella nostra regione, pur non essendo grave come in altre regioni italiane, soprattutto meridionali, non e` tuttavia trascurabile. Lindagine mette in evidenza che il sommerso riguarda piu` il settore dei servizi che non quello industriale e in particolare ledilizia, dove, in correlazione, e` piu` alto anche il numero di infortuni sul lavoro. Secondo Ascoli , il fatto che il sommerso coinvolga le fasce piu` svantaggiate (lavoro femminile, basse qualifiche, lavoro immigrato o minorile) deve creare la consapevolezza di un fenomeno socialmente deprecabile e come tale da combattere. Con quali strumenti? Si e` chiesto Ascoli. Con il sostegno allimprenditoria giovanile, riducendo i fattori di svantaggio per la competitivita` delle imprese, con una maggiore attivita` ispettiva e repressiva, con il consolidamento dei fattori dellinnovazione e della qualita` produttiva. E riscontrabile infatti che quando il valore aggiunto della produzione e quindi di manodopera qualificata, si concentra sulla tecnologia, linnovazione, linternazionalizzazione, per limpresa lincentivo ad utilizzare il sommerso e` basso. Nella nostra regione esiste un sommerso di tipo tradizionale e uno di tipo post-industriale, caratteristica che ha fatto parlare il direttore del Censis, Giuseppe Roma, di doppia anima del sommerso marchigiano. Il primo e` fortemente legato alle caratteristiche del sistema produttivo, di cui ha rappresentato forse uno dei principali motori di crescita, il secondo e` cresciuto allombra dei processi di terziarizzazione che hanno fatto progressivamente trasmigrare lirregolarita`, dimpresa e di lavoro, dallindustria al terziario. Queste due anime ancora coesistono., ha detto Roma. La prima sopravvive in alcuni specifici comparti del manifatturiero e si presenta come sommerso parziale, fatto di fuoribusta, di utilizzo improprio dei contratti, di sottodichiarazioni: insomma di tutte le forme di elusione delle norme. Il lavoro totalmente irregolare trova spazio solo nei confronti di specifiche categorie di lavoratori: doppio lavoristi, pensionati, percettori di sussidi o integrazione al reddito. Il sommerso post industriale e`, invece, in crescita. Legato alla terziarizzazione, ma non estraneo allindustria, tende ad assumere i tratti tipici delleconomia terziaria. Assume forme piu` pesanti in quei contesti servizi a domicilio, turismo, trasporti dove linvisibilita` dei luoghi di lavoro, la stagionalita`, il basso livello di qualificazione, sono gli elementi caratterizzanti. Viene totalmente esclusa, nelle Marche, la possibilita` che il sommerso sia determinato dallingerenza di fenomeni criminali e tanto meno dalla carenza di aree industriali. Al convegno sono intervenuti anche Stefano Staffolani e Carlo Carboni, economista e sociologo dellUniversita` Politecnica delle Marche, e Lea Battistoni del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. (ade) Altre caratteristiche del lavoro sommerso nelle Marche Lanalisi per territori provinciali Il quadro territoriale e` molto piu` articolato, per cui se nella provincia di Pesaro e Urbino il fenomeno, quando presente, sembra essere esclusivamente legato a settori caratterizzati da alta ciclicita`, nellAnconetano e nella provincia di Ascoli il giudizio e` piu` ambivalente, dal momento che piu` di un terzo degli intervistati giudica il sommerso una realta` piu` radicata nelleconomia locale. E la provincia di Macerata a registrare pero` un livello di imprese irregolari rilevanti ben il 61,3% -: un valore superiore anche a quello nazionale. Imprese che evadono con sistematicita` non raggiungono il 7% nellarea di Pesaro, la percentuale si raddoppia nellanconetano e nellarea di Ascoli Piceno (13% e 15,5% rispettivamente), per poi raggiungere il 24,2% nel maceratese. Allinterno della regione, il fenomeno dellirregolarita` lavorativa tra gli occupati dipendenti appare accentuato nelle province di Macerata, dove lincidenza del lavoro sommerso arriva al 21%, Ancona (19,9%) e Ascoli Piceno (18,3%), mentre e` Pesaro e Urbino la provincia che si presenta da questo punto di vista piu` virtuosa (11,7%). I settori Tassi di irregolarita` non irrilevanti si registrano per agriturismo e campeggi (17,7%), alberghi (15,9%), piccoli esercizi commerciali (15,3%), mentre al sommerso si sottrae la grande distribuzione (3%). Cosi` come viene coinvolto nellutilizzo di lavoro irregolare anche il terziario piu` avanzato: servizi sociali (12,3%), intermediazioni immobiliare (11,2%), servizi di consulenza alle imprese e ai privati (7,7%) e servizi informatici (6,5%). Nel confronto la produzione industriale mostra unincidenza ridotta, con valori piu` elevati nel tessile, abbigliamento, calzaturiero (17,5%), che scendono al 10,9% nel comparto del legno e al 10,5% nella meccanica. Larticolazione del sommerso per settore spiega anche la tipologia di soggetti coinvolti nel fenomeno. Sono, infatti, secondo il 59,7% degli intervistati gli immigrati la categoria maggiormente interessata dal lavoro irregolare. A questi si affiancano i giovani in cerca di prima occupazione (indicati come la categoria piu` coinvolta dal 40,3%), una componente estremamente debole sul lato dellofferta di lavoro. Seguono i pensionati (35,8%), quindi i lavoratori in mobilita`, in cassa integrazione e i percettori di sussidi (26,9%): tutti soggetti appartenenti a categorie che lavorano in nero per continuare a cumulare fonti di reddito diverse. Attualmente nelle Marche, secondo le stime dei testimoni locali, 27,5 immigrati su 100 lavorerebbero in nero, con una leggera prevalenza di lavoratori immigrati sommersi nel territorio di Ancona, dove la media salirebbe al 32,6% . Se si esclude il lavoro nero prestato da immigrati che viene indicato al primo posto, occupano una posizione secondaria il secondo lavoro irregolare (95,4%), il lavoro sommerso autonomo (95,2%), il commercio ambulante abusivo (92,3%), le imprese emerse con lavoro irregolare (92,2%), il lavoro dipendente totalmente sommerso (89,2%), la ricerca di lavoro irregolare da parte di disoccupati che usufruiscono di sussidi (84,6%) e le imprese totalmente sommerse (76,8%). Fenomeno emergente ed in veloce espansione e` infine la diffusione di laboratori cinesi che operano nel comparto tessile, nel Pesarese, molti dei quali in condizioni di totale irregolarita`. Un fenomeno che inizia ad essere cosi` visibile che alcuni interlocutori parlano ormai di una Chinatown del jeans frutto di una delocalizzazione in loco. Alcuni parlano addirittura di 300 laboratori in zona dove si lavora ininterrottamente, non esistono ferie ne` festivita`. Le aziende sono quasi tutte non registrate ed il lavoro non regolare e` totale. Malgrado la presenza di tali laboratori irregolari e` tuttavia da sottolineare che, a differenza di altre comunita` cinesi presenti in Italia, quella di Pesaro Urbino conta anche un alto numero di dipendenti con contratti regolari presenti nelle aziende italiane, tipicamente stirerie e lavanderie. Sono a tutti gli effetti lavoratori regolari, ben inseriti da anni nella realta`.