Text/HTML

Call us now
+123 456 7890
09/08/2000

PIANO INTEGRATO DEI SERVIZI SOCIALI 2000-2002: CONFRONTO OPERATIVO NELLE QUATTRO PROVINCE

Le nuove normative nazionali e regionali impongono, nel fondamentale settore dei servizi integrati alla persona, una trasformazione radicale nel modo di operare: lavoro congiunto tra enti pubblici e privati per l’individuazione dei bisogni, nuovi assetti territoriali per una migliore integrazione, alta professionalità e formazione degli operatori nell’organizzazione dei servizi, promozione all’accesso del servizio, decentramento funzionale. Ma vi è una reale capacità e volontà degli enti locali a coordinarsi e a collaborare tra loro, per gestire il nuovo modo di garantire servizi? E’ questo l’interrogativo forse più pressante e comune alle diverse realtà territoriali, emerso durante la serie di incontri che l’assessore regionale ai Servizi sociali, Marcello Secchiaroli, ha promosso nelle quattro province a fine luglio. Un confronto diretto e operativo con le istituzioni e gli organismi sociali, prima di avviare il percorso di costruzione del “Piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali 2000-2002.” “Infatti - ha sostenuto Secchiaroli nel corso degli incontri - l’applicazione di un ‘Piano processo’ come quello avviato dalla Regione, non potrà essere portata avanti solo con atti e delibere regionali, ma dovrà necessariamente coinvolgere gli amministratori e gli operatori pubblici e privati. In un cammino complesso come quello che ci aspetta – ha aggiunto l’assessore - per arrivare finalmente al salto di qualità dei servizi sociali che attendiamo da anni e perché il tutto non rimanga a livello di mera definizione burocratica, un ruolo centrale potrà essere svolto dalle Province, soprattutto nel raccordare le diversità locali, attraverso percorsi di formazione comuni, azioni di sostegno alla pianificazione, di promozione del lavoro congiunto, costruzione di accordi amministrativi. Il Piano – ha spiegato Secchiaroli – propone una metodologia integrata nella programmazione territoriale, un riferimento prioritario all’ascolto dei bisogni, una logica promozionale e non riparativa nell’organizzare i servizi, un ruolo focale della periferia. Tutto questo sconvolge il modo in cui attualmente viene gestito il lavoro nelle pubbliche amministrazioni, quindi occorrerà superare gli annosi conflitti tra Aziende sanitarie e Comuni per giungere ad una reale integrazione socio-sanitaria: a questo proposito con l’assessore Melappioni stiamo creando uno staff specifico di operatori di elevato livello per raccogliere le esperienze di integrazione esistenti e trasformarle in prototipi operativi. Altra questione rilevante è quella della definizione degli ambiti territoriali ,preciso compito attribuito alle Conferenze dei Sindaci dal Piano regionale, attraverso un percorso di concertazione con le parti sociali rilevanti del territorio: vi è la necessità da un lato di dare termini precisi per completare la prima indispensabile fase del Piano e dall’altro di non affrettare troppo i tempi per dar modo ai Comuni di adeguarsi alla nuova mentalità che comporta un cammino così complesso. Ritengo giusta la proposta emersa da più parti di dare una connotazione “su misura” nella costruzione degli ambiti, anche per governare meglio la frammentazione del territorio. Sarà utile poi, in questa prima fase applicativa del Piano, individuare tre soggetti referenti in ogni Provincia per monitorare il processo di applicazione del Piano. Figure professionali in grado di coordinarsi con il proprio territorio e con le altre province , di controllare e seguire i nodi critici, di sollecitare i percorsi più lenti. “ Le altre questioni trattate dall’assessore ai servizi sociali: la formazione. Occorrerà avviare momenti formativi che ‘accompagnino’ i territori nella maturazione culturale in tema di collaborazione, co-progettazione, co-gestione previste dal Piano. Altro obiettivo: formare nuove figure professionali e motivare quelle esistenti. Le risorse economiche: la rete da attivare farà conto sulle risorse attualmente esistenti e su ulteriori fondi che la Regione stanzierà per le varie fasi applicative del Piano. Un’ulteriore risorsa dovrà venire dalle Fondazioni bancarie che entreranno a pieno titolo nel futuro “Bilancio sociale d’area”. Inalterato il principio del cofinanziamento da parte degli enti locali. Infine, la Legge Turco-Signorino libererà notevoli risorse aggiuntive. Il ruolo del volontariato: con il cosiddetto terzo settore avrà un ruolo fondamentale per il conseguimento degli obiettivi del Piano. E’ necessario comunque non generare confusioni: il volontariato non dovrà presentarsi come soggetto erogatore di servizi al pari delle cooperative, ma orientare il suo impegno alla progettazione, all’indicazione delle priorità, alla sensibilizzazione del cittadino. Una politica per gli anziani: “Le case di riposo – ha detto Secchiaroli - sono una specificità della nostra regione e non possono essere improvvisamente superate, per lasciare spazio al nulla. Dobbiamo invece verificare chi svolge un lavoro dignitoso e chi no, superare le diversità di trattamento per le rette di inserimento tra case di riposo e le poche RSA che esistono. Dobbiamo, infine, lasciare alle spalle la politica dei “progetti obiettivo anziani” per arrivare a politiche stabili inserite nel Piano sociale. (ad’e)