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21/11/2006

LE PRINCIPALI TAPPE DELL’EMIGRAZIONE MARCHIGIANA IN BELGIO

Attualmente in Belgio vivono piu` di 220 mila italiani, concentrati principalmente nella regione della Vallonia. Essi rappresentano una componente importante della societa` belga attuale; molti occupano posizioni di rilievo in politica, nellarte, nello sport, nello spettacolo, nelle professioni, anche se la percentuale maggiore si trova tra gli operai. La loro storia e` quella di persone che con il loro lavoro e con il loro sacrificio hanno contribuito allo sviluppo economico dellItalia e alla costruzione di un soggetto nuovo: il cittadino europeo. Allinterno della comunita` italiana, circa 30 mila sono i marchigiani di prima e seconda generazione. Seicento di loro, piu` le loro famiglie, sono iscritti alle associazioni dei marchigiani in Belgio. Lemigrazione italiana in questo Paese comincia nella prima meta` dell800 ed e` rappresentata essenzialmente da rifugiati politici di matrice liberale. Allinizio del secolo scorso si rafforza la presenza italiana. Un incremento che si inserisce nel grande flusso migratorio nazionale che esporta in Belgio operai, artigiani e contadini, oltre che venditori ambulanti e suonatori dorganetto. Nel periodo 1914-1922 la comunita` italiana raggiunge le 30 mila unita`, indirizzate verso i settori dellindustria pesante e mineraria. Da questo periodo alla Seconda Guerra Mondiale lemigrazione italiana e` invece costituita da esuli politici che avevano fuggito il regime fascista ma il vero flusso migratorio comincio` subito dopo la guerra. A quellepoca il Belgio aveva urgente bisogno di manodopera per estrarre il carbone dalle miniere, la cui produzione era in netto calo. I belgi rifiutano di scendere in miniera, consapevoli della pericolosita` del lavoro e del basso salario percepito in cambio. Il Governo decide allora limportazione di manodopera straniera. Trattative vengono intraprese con il Governo italiano guidato da Alcide De Gasperi. LItalia uscita dalla guerra e` al disastro economico e ha bisogno di risollevarsi. Si giunge cosi` al famoso accordo del 23 giugno 1946 tra Italia e Belgio, di cui questanno cade il 60 anniversario, chiamato Minatore-carbone. In pratica, si prevedeva il trasferimento di 50 mila lavoratori italiani nelle miniere belghe, in cambio il Belgio si impegnava a vendere allItalia un minimo di 2500 tonnellate di carbone ogni 1000 operai inviati. LItalia si assicura cosi` entrate in valuta straniera e la possibilita` di dotarsi di carbone, indispensabile per la ripresa economica del Paese. Nel 1946 arrivano in Belgio 24.653 italiani; nel 1947 altri 29.881, toccando lapice nel 1948 con 46.365 unita`. Il fenomeno subisce una frenata nei due anni successivi per poi riprendere nel 1951 e 1952. Se nel 1950 dalle Marche partono per il Belgio 57 persone, nel 1951 ne partono 1700 e lanno successivo 1430. Molti di questi marchigiani provengono dal Pesarese, nel cui territorio era gia` presente lattivita` estrattiva (Perticara), o dallAnconetano, dove sorgeva la miniera di zolfo di Cabernardi. Le condizioni di vita e di lavoro sono dure, scarse le misure di sicurezza e digiene, e non e` facile lintegrazione con i residenti. Sara` la tragedia di Marcinelle dell8 agosto 1956, dove morirono 262 minatori, di cui 136 italiani e tra questi 12 marchigiani, a rivelare allopinione pubblica lingente presenza dei nostri connazionali e la loro esistenza piena di sacrifici. Marcinelle - questanno e` il 50 anniversario - e` ritenuta dai piu` un punto di svolta nella storia dellemigrazione italiana e linizio di un nuovo processo di conquiste sociali. LItalia mise fine al contratto che la legava al Belgio; le misure di sicurezza e igiene nelle miniere furono potenziate e finalmente prese avvio il processo dintegrazione. (s.g.)