E’ stata siglata dalle Regioni (assenti solo i rappresentanti di Puglia e Calabria) la “Carta di Fabriano”, naturalmente su carta di Fabriano. In duplice copia, che il vice-presidente e assessore alla Protezione Civile Gian Mario Spacca ha consegnato al Capo Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, Guido Bertolaso e a Luciano Baldacci, direttore della Direzione generale Concessioni del Ministero delle Comunicazioni.
La Carta contiene le richieste delle Regioni per un sistema funzionante e efficiente di comunicazione al servizio della Protezione Civile. “Le Regioni vogliono non solo essere in grado di coordinare il loro territorio – ha detto Spacca – ma anche coordinarsi tra di loro, per ottimizzare l’intervento in casi di emergenza e non solo, per dare sicurezza ai cittadini.”
All’inizio dei lavori ha preso la parola anche il vescovo Giancarlo Vecerrica, che ha detto di condividere l’iniziativa perchè il “popolo deve essere sempre più servito, aiutato, comunicato”. Hanno quindi parlato i rappresentanti delle tre principali aziende di telefonia Telecom, Omnitel e Wind, che hanno dato la loro disponibilità perchè il sistema possa contare su “accessi privilegiati e prioritari alla rete telefonica nazionale”, per la telefonia fissa che mobile con le schede SIM, esperienza in parte già attuata nel corso del terremoto del Molise e che bisogna “esportare”, individuando interlocutori a cui attribuire i numeri verdi.
Luciano Baldacci ha ricordato il senso del Protocollo d’Intesa tra Presidenza del Consiglio e Ministero delle Comunicazioni, per la concessione di frequenze da utilizzare per gli usi di Protezione Civile: “la Carta di Fabriano – ha detto – è importante, perchè traduce quel Protocollo in indicazioni operative. Soprattutto stabilisce la necessità di fare sistema tra Istituzioni e anche mondo del volontariato, che da sempre collabora nei casi di emergenza.” Inoltre, si è individuata la necessità di corsi di formazione per tutti gli operatori.
L’importanza di “fare sistema” è stato il fulcro dell’intervento del presidente Vito D’Ambrosio, che ha ricordato l’esperienza del terremoto nelle Marche, “un baglio culturale che si è creato”, perchè non si può inventare al momento dell’emergenza: “non si può lavorare insieme, se non si crea questa abitudine. Quando c’è viene ‘tutto in automatico.’ “
D’Ambrosio ha detto di ritenere funzionale questo sistema, di cui è parte naturalmente anche il livello nazionale, visto che, alcune operazioni occorre coordinarle, e ha fatto un esempio: “durante il terremoto del Molise, saremmo andati tutti a San Giuliano, se il Dipartimento non ci avesse indicato la zona da seguire (per le Marche è stata la cittadina di Colletorto, ndr)”. D’Ambrosio ha colto l’occasione per lamentare la mancanza di risorse per il terremoto sulla Finanziaria 2003, per proseguire l’opera di ricostruzione, che tra l’altro sta “costando meno delle previsioni”, a dimostrazione che stiamo lavorando bene.
Guido Bertolaso ha esordito ringraziando le Marche perchè rappresentano sicuramente “un modello, per il sistema efficiente che hanno saputo mettere insieme, che noi del Dipartimento ‘sfruttiamo’.” Anche se sul modello di ricostruzione, ha detto che bisogna tenere conto delle singole realtà e adeguare l’intervento ai territori (il Molise non sono le Marche e si sta facendo più difficoltà a coinvolgere i territori nell’opera di ricostruzione).
Il capo del Dipartimento ha poi ricordato che la riorganizzazione della Protezione Civile ha già portato a risultati positivi. Sono stati indicati i nuovi criteri per la definizione delle zone sismiche e su come costruire (il provvedimento sarà presto pubblicato sulla G.U.): ciò consente ai tecnici di avere precisi punti di riferimento e sta anche adeguando gli insegnamenti nelle Università. Inoltre costruire “centri funzionali” su tutto il territorio (non è il caso delle Marche, che dispongono di una sala operativa attiva 24 ore su 24). Infine costruire un sistema radar per la previsione e la prevenzione in campo idro-geologico, in particolare sull’attività dei vulcani.
L’ultimo intervento di Franco Pasargiklian, della Rivista “La Protezione Civile italiana”, ha sottolineato come i tempi siano cambiati: le strutture più diverse stanno dialogando, il linguaggio è comune, tutti hanno chiaro che è in gioco la sicurezza dei cittadini e bisogna abbandonare differenze e distinguo per collaborare. (e.r.)
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