“Lasciate in pace i servizi sociali”. Era uno degli slogan sugli striscioni che hanno fatto da cornice alla manifestazione pubblica, promossa e organizzata ad Ancona dalla giunta regionale, per protestare contro i presunti tagli alla spesa sociale ( il 54,63%), affermare i diritti delle fasce deboli e il diritto di scegliere il modello di welfare che le regioni e gli enti locali insieme vogliono darsi.
In mattinata al Teatro delle Muse, circa 500 persone tra sindaci, amministratori, associazioni di volontariato, cooperative sociali, operatori da tutta la regione, hanno assistito ad un dibattito a cui hanno preso parte molti rappresentanti istituzionali, politici, sindacali. Poi, verso mezzogiorno in strada dove un corteo ha raggiunto Piazza del Plebiscito e da lì in Prefettura per riferire al rappresentante del Governo lo scontento e il forte rischio che corrono i servizi sociali se non venisse ripristinata la stessa quota del Fondo nazionale Sociale dello scorso anno: 771 milioni di euro mentre il decreto del ministero del welfare , ora sospeso per la protesta unanime delle Regioni, ne prevedeva 350. Meno della metà per tutte le 20 Regioni italiane.
L’assessore regionale ai servizi sociali Marcello Secchiaroli, insieme al Sindaco di Ancona Fabio Sturani, hanno fatto presente al prefetto Giulio Maninchedda che occorre un’inversione di tendenza: “ Questo governo - ha detto Secchiaroli - sta mettendo in discussione i principi cardine della legge 328/2000 ”, ed ha poi sottolineato che la riduzione del taglio non serve a nulla , non si garantirebbero i servizi essenziali. Sarebbe già un passo avanti che venissero ripartiti i fondi alla Regione nella misura prevista dalla Legge Finanziaria mentre, assurdamente, non si può far conto neanche su quelli. ”
Due no forti, vogliamo far sentire al Governo, ha detto D’Ambrosio dal palco delle Muse: “ NO alla diminuzione dei fondi e NO al riaccentramento dei poteri e delle risorse. Non vogliamo che altri decidano per noi il progetto di modello sociale che nelle Marche è altamente avanzato. Invece questo decreto, pensato oltretutto da un ministro leghista, è un esempio pessimo, paradossale, uno strappo insopportabile del patto di leale collaborazione tra istituzioni, in un momento in cui si vuole costruire una nuova impostazione di stato federalista. Le proteste per i tagli – ha proseguito il presidente- non sono di un solo colore. Tutte le regioni hanno espresso il loro dissenso tanto che il decreto è stato bloccato. Faremo in modo che questa nostra espressione di protesta si estenda a livello nazionale, perché siano riaffermati i patti di cittadinanza stravolti da un Governo che vuole decidere non conoscendo le esigenze dei territori.”
L’assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale, Ugo Ascoli ha parlato di tre gravi inadempienze da parte del Governo: il taglio dei fondi alle politiche sociali con il rischio di non poter dare risposte al disagio, come ha invece affermato la cultura della legge 328/2000 e il rischio di scatenare una guerra tra enti per accaparrarsi le poche risorse, il tradimento dell’impegno a garantire livelli essenziali di prestazione ormai sanciti dall’art.117 della Costituzione, e il Libro Bianco, “che è davvero bianco, nel senso di vuoto, nel quale si nega il concetto di cittadinanza solidale , e si afferma un welfare dei miracoli e dei buoni sentimenti”. “ Noi invece – ha ribadito- diciamo sì a politiche sociali diverse, quelle dell’integrazione sociale, del welfare solidale e non delle compassioni e delle elemosine. “
Roberto Frullini, presidente della Consulta regionale disabili ha evidenziato che “ Il 2003 è l’anno dei disabili e non è questo il modo migliore per dare il significato e sostanza a questa iniziativa. Da tempo - ha detto - mancano i fondi per garantire servizi alla disabilità. Le pari opportunità devono esistere davvero, in concreto e non sulla carta, dobbiamo quindi reagire insieme e non mollare per mantenere ciò che abbiamo costruito con un durissimo lavoro. “ (ad’e)
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