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22/11/2000

PIANO SOCIALE REGIONALE: LO STATO DI ATTUAZIONE

Costruire un sistema integrato di interventi e di servizi alla persona: è l’obiettivo del Piano sociale regionale 2000/02 che ha iniziato il suo percorso nelle Marche. Uno strumento di programmazione complesso, in quanto coinvolge a fondo le capacità organizzative degli enti locali e della stessa Regione. L’assessore regionale ai Servizi Sociali, Marcello Secchiaroli, ha illustrato lo stato di attuazione del programma, la cui definizione richiede l’articolazione di una serie di passaggi propedeutici già avviati “Il Piano – afferma Secchiaroli – introduce una vera rivoluzione rispetto ai tradizionali modi di operare nel sociale. Si ispira a una nuova filosofia, che è quella del lavorare insieme”, per costruire un progetto che sia rispondente ai reali bisogni del territorio. Contempla interventi non settoriali, ma una ramificazione a rete delle iniziative. “Il Piano della Regione Marche è divenuto operativo in concomitanza con la nuova legge nazionale sul riordino dei servizi sociali, che ha sostituito, dopo 100 anni, la vecchia normativa del Crispi. Questo lavorare in parallelo con la legge nazionale ci facilita, perché entrambe presentano un’assonanza di finalità e di modelli organizzativi”. La riforma nazionale non stanzia più risorse a pioggia, ma attraverso un fondo unico, che le Regioni ripartiranno sulla base dei cofinanziamenti. Una situazione che presuppone, come avvenuto nelle Marche, l’elaborazione di un piano settoriale che “non progetta a tavolino, ma che richiede un confronto continuo”. Una progettazione concertata, come è stata definita da Secchiaroli, che coinvolge già – per arrivare a 900 - 681 operatori (pubblici, privati e, per la prima volta, anche dirigenti e amministratori) in una serie di incontri, in programma nelle 15 sedi corrispondenti ai territori delle Aziende sanitarie locali (quella di Ancona, per vastità, è stata suddivisa in tre ambiti: Ancona, Osimo e Falconara). Questi operatori svolgeranno il ruolo di animatori del Piano sociale regionale, che sta comunque marciando lungo i binari delineati. La Regione sta elaborando, infatti, le linee guida che disciplineranno l’attività dei Comitati d’ambito, degli Uffici di promozione sociale, e la stesura dei “bilanci sociali d’area”: documenti non solo contabili, ma di sintesi del lavoro svolto all’interno dell’ambito. E, infatti, l’individuazione degli ambiti territoriali di riferimento ha rappresentato il primo, grande, passo che ha avviato la realizzazione del Piano. Presso le quattro sedi provinciali, nei mesi scorsi, sono state convocate tutte le realtà (pubbliche e private) interessate alla riforma dei servizi sociali, per prendere conoscenza di quanto è già stato realizzato dalle amministrazioni locali. In particolare dalle Conferenze dei sindaci, alle quali il Piano attribuisce la definizione degli ambiti. Alle Province è stato chiesto di coordinare questo lavoro, individuando tre operatori (per provincia) in grado di seguire le fasi operative della delimitazione dei bacini di utenza, in stretto raccordo con la Regione. A tutt’oggi sono stati istituiti 13 (dei previsti 25-26) ambiti territoriali, per un totale di 123 Comuni su 246 e di 781.593 abitanti, su un totale di 1.460.989. Successivamente è stato reso operativo l’Osservatorio regionale sulle politiche sociali, per acquisire una conoscenza sui bisogni del territorio, mentre è in corso l’istituzione dei gruppi di lavoro previsti dal Piano (è già operativo quello deputato alla definizione degli standard delle strutture per minori e degli asili-nido). “Gradualmente nelle Marche – ha concluso l’assessore Secchiaroli – il Piano sociale sta maturando una crescente familiarità, necessaria a rendere gli operatori interpreti consapevoli dei bisogni del territorio”.