Una delegazione della Federazione degli emigrati belgi è stata ricevuta dal vice-presidente Emilio Berionni e dal presidente della Consulta regionale per l’emigrazione Renato Bastianelli.
Il gruppo, ospitato presso un albergo di Senigallia, ha potuto usufruire di un apposito contributo stanziato dalla giunta per favorire il rientro dei nostri connazionali in occasione dell’anno giubilare. Infatti il gruppo, che ha già iniziato la visita delle città d’arte, si tratterrà nelle Marche fino al 25 aprile, quindi proseguirà per Assisi e Roma.
Un’iniziativa questa particolarmente apprezzata, tanto da essere ricordata con una targa ricordo consegnata al presidente D’Ambrosio. Il senso dei ringraziamenti non ha riguardato solo l’aiuto economico (il contributo è di 200 mila lire a persona, fino ad un totale di 10 milioni a Federazione), ma, più complessivamente, la politica di attenzione che in questi anni è stata dedicata alle problematiche dell’emigrazione. Fenomeno che si è modificato profondamente e che evidenzia esigenze e aspettative nuove da parte delle nostre comunità all’estero. Gli emigrati vogliono essere aiutati a mantenere i rapporti con la regione, per non perdere la loro identità e il senso delle loro radici. Esigenza questa che cresce proprio con il processo di integrazione che è ormai da tempo una realtà: le stesse Associazioni si sono trasformate da organismi di assistenza e tutela in strutture che favoriscono la collaborazione e i rapporti con la realtà socio-economica-culturale del Paese ospitante. Della delegazione accolta in Regione facevano parte, in qualità di accompagnatori, anche belgi che hanno aderito alle Associazioni dei marchigiani.
I marchigiani che sono emigrati in quel Paese hanno avuto una vita molto dura, la maggior pare è andata a lavorare nelle miniere (della delegazione facevano parte alcuni lavoratori della regione di Limburgo), in seguito alle difficoltà dell’industria estrattiva marchigiana. Scriveva un emigrato di Pergola: “…ho pagato con l’emigrazione la chiusura della miniera di Cabernardi, dove lavoravano circa 2 mila operai. Questa è stata la libertà di cui abbiamo potuto godere: la Montecatini è stata libera di chiudere la miniera e noi abbiamo avuto la libertà di emigrare”. E ancora: “..il governo italiano ha abbandonato a se stessi gli emigrati, li ha fatti morire nelle miniere del Belgio”, prestando più attenzione ai soldi che mandavano in Italia, che al loro rientro. (e.r.)
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