(Roma) - “Le Regioni condividono l’utilità della proposta di legge in discussione per incentivare il riutilizzo delle aree industriali dismesse”: lo hanno sottolineato Manuela Bora (assessore della Regione Marche), intervenuta in audizione alla Commissione industria, commercio e artigianato del Senato, in qualità di coordinatrice della Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni e Loredana Capone (assessore della Regione Puglia). “È un provvedimento importante – ha spiegato Manuela Bora – per proseguire nell’azione di riduzione del consumo del suolo, di tutela e recupero del paesaggio”. Secondo le Regioni, ha spiegato Manuela Bora che ha illustrato e consegnato un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni, “bisogna che la proposta chiarisca bene quali sono i siti che si vogliono prendere in considerazione, perché, qualora si vogliano comprendere anche le aree inquinate, bisogna prevedere dei correttivi al testo. Si tratta, infatti, di luoghi che vanno prima bonificati e, se i progetti dovranno davvero riguardare anche tali aree, lo stanziamento appare assolutamente inadeguato”. E sulle risorse, ha insistito la coordinatrice della Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni, “50 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017, sono una cifra fin troppo esigua”, anche se la proposta di legge parla di “dotazione iniziale”. Per Manuela Bora e per Loredana Capone occorrerà, poi, chiarire meglio i soggetti coinvolti nel cofinanziamento e la ripartizione delle risorse del Fondo. “Sarebbe meglio che tali risorse venissero trasferite alle Regioni. Anche l’ammissibilità di alcuni dei progetti previsti nell’articolato lascia qualche dubbio, soprattutto se consideriamo – ha aggiunto l’assessore della Regione Marche - che l’obiettivo degli interventi non dovrebbe essere solo il recupero paesaggistico, ma anche il rilancio produttivo dell’area. Sotto questo profilo dovrebbero essere considerate prioritarie le riconversioni con scopi produttivi, piuttosto che considerare finalità pubbliche o di edilizia residenziale che, fra l’altro, difficilmente sarebbero compatibili con un sito in precedenza inquinato”. Secondo gli assessori Bora e Capone un progetto relativo a un insediamento produttivo, difficilmente può convivere con altre destinazioni, come quelle commerciali, turistiche o residenziali.
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