Promuovere il confronto a più livelli tra le politiche d’integrazione, sviluppate in ambito regionale e locale, rafforzare gli scambi di esperienze nei diversi ambiti d’integrazione (inclusione scolastica, sociale e lavorativa) e nei diversi livelli di competenza territoriale (nazionale, regionale, locale). Sono alcuni degli obiettivi principali del progetto “Gi-Fei Giovani Immigrati: formazione ed esperienze di integrazione”, cofinanziato dall’Unione europea attraverso il Fondo per l’Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi, di cui la Regione Marche è partner assieme alla Regione Veneto (capofila), Regione Puglia, Comune di Bologna, tramite l’Istituzione per l'Inclusione sociale “Don Paolo Serra Zanetti” e ai Partner internazionali di Belgio, (Anversa), Francia (Regione Ile de France – Parigi) e Spagna ( Regione di Madrid). Temi affrontati anche questa mattina in Regione nel seminario “Incontro internazionale sull’inclusione sociale e lavorativa dei giovani, scambio di buone prassi” introdotto dall’assessore regionale alla Formazione-Lavoro-Istruzione , Marco Luchetti che ha voluto sottolineare come nelle Marche al pari di altre realtà come il Veneto, il fattore lavoro sia stato determinante per una ottima integrazione sociale della popolazione straniera ormai arrivata a 133 mila persone secondo i dati del censimento 2011. “ Anche nelle Marche si è triplicato il dato in dieci anni – ha detto Luchetti - con tutte le conseguenze positive e negative che questo fenomeno porta con sé. Da uno sviluppo industriale grazie alla manodopera, alla criminalità organizzata di cui non meravigliarsi, perche anche noi Italiani del resto – ha ironizzato l’assessore – cosa abbiamo portato nei Paesi stranieri quando siamo emigrati, oltre alla nostra forza lavoro? Nella nostra regione restiamo aperti alle buone esperienze e ai progetti che servano a migliorare le condizioni, mantenendo quelle politiche di integrazione che si sono dimostrate vincenti: dall’accoglienza all’integrazione scolastica fino alle politiche abitative. Ora però – ha evidenziato – ci sono fenomeni contrari da non perdere di vista, legati al periodo difficile, come nel settore della Cantieristica, dove la crisi ha spazzato via circa 800 lavoratori stranieri dell’indotto nel giro di pochissimo tempo. Esistono anche una realtà di imprenditori illuminati e territori ospitali, come è stato il caso di Fileni a Cingoli, premiato per la capacità di inclusione sociale, con una fabbrica dove lavoravano insieme ben 49 etnie diverse. Occorre comunque un monitoraggio del fenomeno per capire la tendenza dei flussi migratori e correggere di conseguenza le azioni mirate. Ci auguriamo che vi sia anche il sostegno ai Comuni perché siano messi in condizioni di svolgere efficacemente il loro ruolo sotto l’ aspetto della cittadinanza attiva anche nei confronti degli immigrati lavoratori. “
Il progetto Gi–Fei ha come target d’intervento le giovani generazioni di immigrati: minori stranieri e seconde e terze generazioni nella classe di età 15-18 anni, con specifica attenzione ai soggetti a rischio di abbandono scolastico. Nel corso del seminario – dove sono stati presenti i partner di progetto italiani – si è sviluppato un ampio confronto e interazione per individuare le iniziative d’integrazione trasferibili e capaci di supportare la definizione di un modello di governance regionale dell'integrazione sostenibile ed efficace. C’è una forte attenzione anche da parte del privato sociale a collaborare insieme in maniera virtuosa per lo sviluppo di politiche di supporto all’integrazione dei giovani immigrati e contrastare la loro fuoriuscita precoce dal sistema formativo, attuando politiche di inserimento lavorativo. Fabio Montanini dirigente regionale dei Servizi per l’Impiego- Mercato del Lavoro ha presentato le attività progettuali svolte: una ricerca-azione basata sull’analisi desk della metodologia di governance locale in tema di dispersione scolastica ed integrazione sociale e una raccolta dei dati relativi alla domanda/offerta di servizi formativi e delle aree di bisogno dei giovani stranieri e delle loro famiglie. I risultati dell’indagine sul campo realizzata e rivolta agli attori territoriali (enti istituzionali, centri territoriali permanenti, istituti scolastici, etc.), per la rilevazione di buone prassi. Intervenute anche alcune scuole per la presentazione di buone prassi realizzate in materia di contrasto alla dispersione scolastica e per la presentazione di progetti di inclusione
socio lavorativa realizzati a favore di giovani immigrati grazie al partenariato pubblico privato ((Patronato ACLI e Associazione On The Road).
Alcuni dati della ricerca – Nelle Marche sono presenti 133.207 stranieri , pari all’8,6% dei residenti, con una crescita del 200% rispetto al 2001. La tendenza è ad una crescita costante fino ad una previsione del 13,4 % nel 2020. Ancona accoglie 40.508 immigrati, seguono Macerata, 32.314; Pesaro-Urbino 32.021; Ascoli Piceno 12.758; Fermo 15.606. I giovani stranieri che nelle Marche non studiano, non si formano e non lavorano nel 2011 erano pari al 15,6% della popolazione tra i 15 e i 29 anni, quota inferiore al dato nazionale ( 25,4%). Nelle scuole secondarie di I grado gli stranieri sono passati da 4.700 nel 2007/8 a oltre 6000 nel 2011/12, cioè il 14% della popolazione scolastica. Analoga tendenza nelle secondarie di II grado: da 5.107 a 6.344 , pari al 9,3% del totale. Il tasso di dispersione scolastica dei 14-17enni nelle Marche è minore della media nazionale: 1,9% rispetto al 5%. (ad’e)
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