Le Marche come le altre Regioni italiane utilizzeranno un preciso protocollo per controllare le donne con protesi della mammella di marca Pip, ritirate dal mercato e al centro di uno scandalo a causa della loro potenziale pericolosita`. La Conferenza Stato-Regioni ha approvato nei giorni scorsi le linee guida uguali per tutti e stabilito che i reinterventi giudicati necessari dai chirurghi delle strutture pubbliche incaricate di controllare saranno a carico dei sistemi sanitari regionali. La giunta regionale oggi ha recepito e` fatto proprie queste indicazioni. I Centro di riferimento individuati per le Marche sono gli Ospedali Riuniti di Ancona e gli Ospedali Riuniti Marche Nord. Attualmente nella regione risultano effettuati 268 impianti di cui solo 28 (10% circa) effettuati in strutture pubbliche.
"Siamo soddisfatti perche` la Conferenza Stato-Regioni ha sposato la linea piu` coerente - commenta l'assessore alla salute Almerino Mezzolani - che e` quella di presa in carico totale di tutte le pazienti portatrici di queste protesi. E' giusto che tutte le donne italiane abbiamo diritto alla stessa assistenza in questo campo".
Il protocollo prevede che ogni paziente venga visitata e sottoposta se necessario ad accertamenti diagnostici come ecografia e risonanza. Se il medico valutera` che le protesi hanno un problema, proporra` l'intervento per la sostituzione. Nel caso in cui non si valuti la presenza di alcun rischio sanitario, ma la donna sia particolarmente spaventata, verra` attivata una consulenza psicologica. Per le strutture private le cose cambiano. La regola e` che chi si rivolge a quelle non convenzionate o individuate come centri di riferimento sara` rimborsato solo se e` provata la necessita` dell'operazione.
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