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08/11/2011

FINCANTIERI, DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE GIAN MARIO SPACCA.

Il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, non ha potuto oggi prendere parte allassemblea pubblica sulla Fincantieri in quanto chiamato a Roma a partecipare ad unaltra riunione che riguarda la procedura straordinaria della Antonio Merloni che sta vivendo una analoga situazione di gravissima crisi. Di seguito la dichiarazione del presidente Spacca sulla vertenza Fincantieri. La vertenza Fincantieri gia` da molti mesi e` stata portata dalla Regione Marche sui tavoli nazionali: allattenzione sia della Conferenza dei Presidenti in almeno tre sedute specifiche, che della Conferenza Stato-Regioni attraverso il diretto coinvolgimento del Ministro Romani. Siamo certi che, nonostante le dichiarazioni oggi rilasciate, questo sia perfettamente a conoscenza della senatrice Sbarbati e degli altri parlamentari. Purtroppo la trattativa nazionale non ha prodotto fin qui alcun tipo di risultato. Anche per questo la Regione ha deciso di favorire un confronto a livello regionale. I parlamentari marchigiani ed i lavoratori di Fincantieri sanno bene che la Regione Marche, nel rispetto di ruoli che richiamano unicamente la responsabilita` di azienda e organizzazioni dei lavoratori, fin dallinizio ha seguito la vertenza con grande determinazione, aprendo un tavolo di incontro che ha avuto anche la presenza dellamministratore delegato Bono, finalizzato allobiettivo di `riportare il ferro nel cantiere e salvaguardare tutti i lavoratori interessati. Alle organizzazioni sindacali confermo che la Regione continua a fare tutto quello che e` nelle sue prerogative per favorire il dialogo e tenere aperta la trattativa, superando ogni rigidita` - da qualunque parte provenga - oggi non piu` accettabile. Infatti il futuro dello stabilimento anconetano di Fincantieri e` una priorita` assoluta della strategia di difesa del lavoro della Regione Marche, che nasce dalla consapevolezza che Ancona, la sua provincia e tutte le Marche non possono permettersi in questo momento di grave crisi di rinunciare a oltre 1.800 posti di lavoro, tra diretti e indiretti, con tutte le conseguenze di bilancio sociale che questo comporta.