(Jesi) Le Marche non sono piu` un Eden di tranquillita`, anche se persistono valori radicati della cultura della legalita` molto forti che ci mantengono tra le regioni italiane nelle posizioni piu` virtuose (15 nel 2008) delle graduatorie degli indici di criminalita`. Ce` poi un aspetto tristemente attuale, come lincertezza economica che alimenta la percezione di insicurezza nei cittadini. Un concetto questultimo, affrontato anche dal vicepresidente della giunta regionale, Paolo Petrini aprendo i lavori della IV Conferenza regionale della sicurezza , tenutasi oggi a Jesi, al Teatro Moriconi. Per Petrini la consapevolezza di non essere piu` lIsola felice deve spingere a costruire e potenziare una cultura della sicurezza che si fondi su una nuova condivisione tra soggetti, scevra da contenuti ideologici. .La domanda di sicurezza ha proseguito Petrini- si interseca con la qualita` di vita sempre piu` richiesta nei centri urbani e in una societa` dellinformazione, anche la definizione di sicurezza e` in continuo mutamento. Bisogna approcciare il tema della sicurezza con nuovi modelli teorici e strumenti pratici, partendo dalla multidimensionalita` del problema. Secondo il vicepresidente comunque bisogna puntare sul ruolo dei Sindaci a cui i cittadini si rivolgono sempre piu` per risolvere i problemi e la Regione ha gia` compreso da tempo la necessita` di lavorare insieme. Sono nate cosi` diverse e interessanti progettualita`: 70 progetti cofinanziati con 1 milione e 800 mila euro dalla Regione, mettendo in moto circa 6 milioni di risorse. Petrini ha anche sottolineato la pericolosita` del lavoro sommerso, ricordando a tale proposito il dramma accaduto a Corridonia dove e` morta folgorata una bambina cinese, probabilmente in un laboratorio clandestino.
Anche il Prefetto di Ancona, Claudio Meoli ha evidenziato limportanza del ruolo dei Comuni nel processo di definizione di un modello istituzionale di sicurezza intesa nellaccezione piu` ampia di vivibilita`. La sicurezza urbana ha detto e` una porzione di sicurezza pubblica come funzione di polizia spettante allo Stato, ma che per il principio di sussidiarieta`, puo` essere esercitata anche dallente locale. Quindi in una logica di partnership occorre adottare modelli operativi ispirati ai principi di collaborazione e di coordinamento istituzionale.
Per Vito DAmbrosio, in veste di Sostituto Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, al quale e` stata affidata la relazione introduttiva, i Comuni, invece, devono assumersi le responsabilita` e le loro competenze, ma non sostituirsi allo Stato che deve assicurare un apparato di controllo del territorio efficace e che rimane essenziale, dotando anche le forze dellordine di mezzi e attrezzature idonee, cosi` come tenere in collegamento il sistema della giustizia con quello dellordine pubblico e non depauperare le Procure. Siamo in unepoca di proclami e sul tema della sicurezza ha detto e` ora di vedere la realta`, anche quella scomoda e scivolosa, anche se nelle Marche si vive bene, la situazione e` provvisoria e il modello isola felice e` superato dai fatti: allora non ci si puo` piu` adagiare alle visioni ottimistiche solo perche` stiamo in posizioni arretrate nelle classifiche. Lo sforzo deve essere quello di non diffondere sicurezza o insicurezza a seconda del momento politico, ma far avanzare la societa` in unidea di convivenza davvero civile e non di semplice tolleranza dellaltro. Se un tempo lordinata convivenza si poteva raggiungere in virtu` del contenimento di certi fenomeni criminosi, oggi la situazione e` completamente diversa, come ad esempio nella diffusione delleconomia sommersa. Ci sono fenomeni con espliciti segnali di pericolo in alcune zone (come il Porto di Ancona) che affievoliscono il diritto di cittadinanza. Dobbiamo guardare piu` lontano della nostra regione, per prevenire le situazioni che potrebbero aggravarsi in virtu` delle infiltrazioni della criminalita` organizzata che sceglie zone fertili dove proliferare. Non mi interessano le ronde che sono una pessima risposta alla domanda di sicurezza ha concluso DAmbrosio mi interessa che cresca la coscienza civile perche` le comunita` non chiedano la presenza delle ronde, perche` cio` significherebbe assenza dello Stato.
Il docente universitario e componente dellOsservatorio regionale sulla sicurezza, Giovanni Boccia Artieri ha illustrato una ricerca sulla definizione di sicurezza, condotta su quaranta amministrazioni locali marchigiane ( Province e Comuni) confrontando gli anni 2001 e 2009. Il report ha messo in luce che ce` una crescita della cultura della sicurezza e che esiste una certa parte di sindaci che ha una visione nostalgica dellIsola felice e la volonta` di tornare a questa condizione, che - secondo Boccia Artieri - e` profondamente mutata come e` mutata la societa`, per cui i problemi vanno affrontati con strumenti piu` avanzati culturalmente. Si e` inoltre passati dal 2001 ad un concetto di insicurezza imputato al fenomeno dei flussi migratori, ad uno nel 2009 imputabile alla violenza dei messaggi dei mass media. Ma ogni fenomeno diverso dall ordinarieta`, per una aumentata consapevolezza dei cittadini e` produttore di insicurezza.
Ma e` ancora un valore forte il senso di legalita` insito nei marchigiani, in un tessuto sociale sano ( Giorgio Jacobone- Questore di Ancona) che ci permette di vivere senza preoccuparci se andiamo al cinema che ci rubino la macchina. Tuttavia bisogna prestare la massima attenzione alle infiltrazioni della criminalita` organizzata e per questo soprattutto al fenomeno della prostituzione e al riciclaggio di denaro sporco (un imprenditore che apre una nuova attivita` comporta ha perdita sostenibilissima di solo il 10%) , senza lasciare spazi vuoti di controllo del territorio, nemmeno nel commercio abusivo e nella contraffazione. Una delle cause di diffusione dellinsicurezza ha concluso Jacobone sta anche nellaver perso la possibilita` di conoscenza diretta e di relazione fra le persone.
Grazie alla collaborazione tra Prefettura di Ancona e Regione marche Dipartimento politiche di sicurezza e Protezione civile e` stato possibile avere un quadro aggiornato allultimo anno degli eventi criminosi nella nostra regione, raffrontati negli anni tra il 2005 e 2008 e per la prima volta anche i dati disaggregati di tutti i 246 Comuni della Marche. Un compendio che pone le Marche allavanguardia come disponibilita` di informazioni rispetto ad altre regioni. I dati sono stati illustrati da Riccardo Pagani dellOsservatorio regionale sulla sicurezza. In linea con cio` che accade in Italia, ce` una diminuzione lieve dei reati commessi ( - 1,79%), inferiore pero` alla media nazionale che e` diminuita del 7,61%. Cio` perche` si partiva da una situazione positiva e la variazione e` quindi inferiore. In una logica di tendenza e` la prima diminuzione a distanza di anni, ma occorrera` aspettare i prossimi dati per vedere il consolidamento o se rimane episodico. Il furto resta il reato piu` commesso (45,24%), anche se nel 2008 sono diminuiti di 5 punti percentuali dai 4 anni precedenti, seguono i danneggiamenti 15,03% , le truffe e frodi informatiche 4,53%. In diminuzione le violenze sessuali 7,94 (che nel 2007 avevano raggiunto un picco di 115 , calate poi a 107 nel 2008); in calo anche gli omicidi colposi (da 54 nel 2007 a 14 nel 2008 ) con un - 74,35% , probabilmente dovuto anche ad una maggiore sicurezza ed educazione stradale. Gli omicidi volontari sono calati di oltre il 43% con 4 nel 2008 a fronte di 7 nel 2007. Dal compendio emerge anche che lincidenza di reati e` maggiore sul profilo costiero della regione e minore nellentroterra. Le province dove il calo di reati rispetto al 2007 e` stato piu` sensibile sono Ancona ( - 3,98 con 18.603 reati commessi); Ascoli Piceno ( -2,60% e 13.427 delitti); Macerata ( -4,94% e 11.297 delitti). In controtendenza negativa Pesaro-Urbino dove dagli 11.575 reati del 2007 si e` passati a 11.888, con un aumento dell1,25%. (ade)
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