Lassessore regionale ai Lavori Pubblici, Gianluca Carrabs, interviene nel dibattito sulla realizzazione del nuovo porto di Pesaro, in particolare per quanto riguarda gli aspetti legati al trasporto degli inerti.
Proprio in queste settimane la citta` di Pesaro sta vivendo un dibattito molto acceso su queste questioni. Sempre piu` attuale si presenta la necessita` di coniugare la realizzazione delle opere pubbliche, anche private, in una logica di completa integrazione ambientale nel contesto in cui si realizzano, cercando di creare il minor impatto possibile e di arrecare il minor disagio ai cittadini. Mi sembra doveroso pero` in questi casi, non dare spazio a speculazioni di nessun genere e soprattutto alla cosiddetta sindrome Nimby (not in my backyard), che identifica l'atteggiamento delle amministrazioni locali e dei gruppi di cittadini che, pur riconoscendone la validita` in termini generali, si oppongono alla localizzazione di opere pubbliche o private destinate a modificare l'assetto dei loro territori. Pertanto sono consapevole che tale opera pubblica sia di strategica importanza per lo sviluppo ed il futuro della citta` di Pesaro. Inoltre da sempre, la realizzazione di opere pubbliche rilevanti, durante la fase di cantiere, comporta disagi per le aree contermini ed i residenti delle stesse, ed e` chiaro ed innegabile che anche nel caso del nuovo porto di Pesaro, il trasporto degli inerti via terra potra` portare temporanei disagi. Da verifiche che ho svolto personalmente, emerge che il traffico veicolare medio sara` di 200 passaggi la settimana e di 40 passaggi al giorno, un volume importante che ritengo pero` sostenibile, considerata limportanza strategica dellopera pubblica che si va a realizzare e le conseguenti ricadute economiche di cui beneficeranno tutte le imprese locali. In questi casi gli amministratori sono chiamati a fare delle scelte che valorizzino linteresse superiore sacrificando ovviamente quello minore. Questa non e` una scelta che sacrifica lambiente, ma che si affida a pianificazioni legislative che gli enti interessati hanno operato. Difatti, dopo anni di vuoto legislativo, la Regione ha approvato il Piano Cave, sulla base del quale la Provincia di Pesaro e Urbino ha indicato i propri fabbisogni e redatto il Piano Cave Provinciale, modulato anche sulle esigenze di materiale inerte per la realizzazione delle opere pubbliche previste.
Ritengo poco coerente considerare lipotesi di ricorrere a risorse estrattive provenienti dalla Croazia, sia per laumento vertiginoso dei costi, sia per i disagi ulteriori che tutti conosciamo. Questo significherebbe in primis bocciare la programmazione operata dalle istituzioni in materia delle attivita` estrattive, ma anche e soprattutto cedere a speculazioni gratuite sulla tutela ambientale. Inoltre in questo momento di grande crisi del comparto edile, sarebbe una follia privare le imprese locali, sia quelle che lavorano nelle attivita` di estrazione dei materiali lapidei che quelle che operano nel settore dellautotrasporto, senza tralasciare lindotto, di unoccasione lavorativa cosi` importante. In conclusione, considerando linsieme dei fattori che determinano questa scelta, mi sembra doveroso e logico dar seguito a un piano cave redatto dalla Regione Marche ed attuato dalla Provincia, e non importare materiale inerte che non consente alcun ritorno ne` economico ne` ambientale.
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