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20/12/2005

NELLE MARCHE UNA BADANTE OGNI DUE ANZIANI ASSISTITI;ASCOLI:"UN FENOMENO RILEVANTE DA INQUADRARE NEL SISTEMA DEL WELFARE PUBBLICO"

Presentata in Regione la ricerca sul mercato straniero dellassistenza familiare nelle Marche. In base allindagine, condotta dallARMAL, Agenzia Regionale Marche Lavoro, il numero dei lavoratori stranieri che svolgono attivita` di cura e di assistenza a domicilio e` stimato intorno alle 13-14mila unita`, di cui il 90 per cento, pari a un lavoratore ogni due anziani assistiti, si occupa di persone di eta` avanzata non autosufficienti. Un fenomeno rilevante, anche se meno diffuso rispetto alla media nazionale, che coinvolge un numero di anziani nettamente superiore a quello che si avvale del sistema pubblico di assistenza domiciliare integrata (Adi) e dei servizi domiciliari. Lobiettivo della ricerca ha spiegato Ugo Ascoli, assessore regionale alla formazione e al lavoro e` controllare questa forma di welfare privato, un fenomeno letteralmente esploso negli ultimi anni ma ancora poco regolato dalle politiche pubbliche, inquadrandolo nel sistema pubblico di welfare. Tre le ipotesi allo studio: evitare il ricorso al lavoro sommerso erogando assegni di servizio alle famiglie, qualificare lofferta assistenziale con corsi di formazione di durata limitata, agevolare lincontro tra domanda e offerta con lapertura di sportelli, punti di ascolto e di accoglienza. Ma secondo Ascoli, tutto questo non basta: la drastica riduzione di 13 milioni di euro, pari al 50 per cento del totale delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali, creera` problemi pesanti ai Comuni, con la prevedibile chiusura dei servizi o laumento dei costi di assistenza. Per questo, la Giunta regionale ha deciso di tagliare dal 12 al 17 per cento tutti i capitoli di spesa del bilancio di previsione del 2006, lasciando pero` intatte le risorse finanziarie a favore dei servizi sociali. Una scelta importante alla quale si deve pero` accompagnare una migliore capacita` di utilizzo dei fondi, per poter far fronte - ha sottolineato - alla drammatica crisi del welfare e ad una domanda sempre piu` onerosa di assistenza. La ricerca ha spiegato il responsabile Emmanuele Pavolini del Dipartimento di Scienze Sociali dellUniversita` Politecnica delle Marche e` il frutto di un lavoro iniziato un anno fa e si basa su interviste a testimoni, questionari inviati a 600 lavoratori stranieri e focus group con i familiari degli assistiti. Nella stragrande maggioranza dei casi, il lavoratore a domicilio e` di sesso femminile,di eta` media di 39 anni, coniugato, con precedenti esperienze di lavoro nella paese di origine, un livello di istruzione medio-alto, per il 62 per cento proviene dai paesi del Centro-Est dellEuropa. Dallinchiesta emergono altri dati interessanti: il 70 per cento e` soddisfatto del lavoro svolto, tre su quattro intrattengono buoni rapporti con gli assistiti, quasi due su tre convivono nellabitazione dellanziano. Ma il 43 per cento e` privo di un regolare contratto di lavoro, spesso per la mancata volonta` degli assistiti di metterli in regola; uno su quattro e` senza permesso di soggiorno dato molto significativo a due anni dallentrata in vigore della legge Bossi - Fini sulla regolarizzazione degli stranieri. Il reddito netto percepito e` di 700 euro al mese, il carico di lavoro giornaliero, spesso superiore alle 8 ore, e` particolarmente pesante, tanto che una badante su due vorrebbe trovare un altro lavoro. Questo significa ha rilevato Pavolini - che siamo in presenza di una specie di servitu`. Sul piano geografico la maggior parte dellesercito delle badanti e` in provincia di Pesaro Urbino, quella minore in provincia di Ancona. Altro dato significativo e` laumento, negli ultimi due anni, del numero di italiani che chiedono di svolgere assistenza a domicilio. (s.p.)