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05/07/2005

LE MARCHE DISPERSE, TESTIMONE DELL’IDENTITA’ CULTURALE . PRESENTATO IL VOLUME

Un grande libro di Storia, impeccabile nellattivita` di ricerca scientifica e catalografica. Da leggere con gioia perche` ben scritto e con saggi introduttivi di raro valore. Cosi` ha definito Le Marche disperse- Repertorio di opere darte dalle Marche al mondo Mario Lolli Ghetti, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche nel corso della presentazione, sabato scorso, a Palazzo Ferretti- sede del Museo archeologico nazionale delle Marche- del quarto volume dellomonima collana editoriale. Una ricerca durata due anni e condotta con passione dalla curatrice del volume, la storica dellarte del Servizio Cultura della Regione Marche, Costanza Costanzi: 448 schede descrittive di 500 opere, 756 immagini, saggi introduttivi che affrontano il problema della dispersione da diversi punti di vista, una bibliografia completa e indici topografici delle opere schedate. Una ricostruzione che ripercorre oltre tre secoli di dispersioni: dal primo grande diaspora dei capolavori delleredita` Della Rovere dal 1631 verso Firenze e il Vaticano- ha ricordato Maria Luisa Polichetti, consulente per i Beni Culturali della presidenza della Regione - attraverso le spoliazioni di epoca napoleonica, fino alle acquisizioni dei grandi collezionisti. Quanto non sara` preso dallacciaio dei Francesi, sara` preso dalloro britannico. riferendosi ai numerosi acquisti di capolavori da parte delle case dasta e dei musei inglesi. Il prezioso patrimonio darte proveniente dalle Marche, tra cui capolavori di Raffaello, Tiziano, Piero della Francesca, Crivelli, Lorenzo Lotto e Federico Barocci, si trova oggi in musei e collezioni di tutto il mondo: dal Louvre di Parigi, al Metropolitan di New York o la National Gallery di Londra a luoghi insospettabili, come il Bishop Museum di Honolulu o la National Gallery of Victoria di Melbourne. Unattivita` catalografica impegnativa ha spiegato la Costanzi- a cui hanno concorso studiosi di fama nazionale, invitati da noi a fornire informazioni di qualsiasi tipo su opere di cui conoscessero la provenienza marchigiana. Cosi` si e` potuto quasi raddoppiare il numero delle opere censite. Ma questo volume ha aggiunto la curatrice offre anche spunti di curiosita` quasi da romanzo davventura, perche` racconta di situazioni legate a furti e sparizioni, misteri di opere scomparse e ricomparse, personaggi particolari come il marchese Campana, proprietario di unimponente collezione darte completamente perduta e poi finito sotto processo per la spregiudicatezza negli affari. Un fatto emblematico e` anche la sorte di una statua lignea del `500: da una chiesa di Camerino a Palazzo Davanzati a Firenze, poi venduta nel 1910 sul mercato americano, ricomparsa in Italia e acquistata nel 1934 da Gabriele DAnnunzio che lha collocata al Vittoriale dove si trova ancora oggi. Certo- ha aggiunto la Polichetti- farebbe un altro effetto ammirare la cosiddetta Pala di Brera nella sua originaria collocazione: la chiesa di San Bernardino ad Urbino; significherebbe assistere alla conclusione naturale di unarchitettura. Ma nonostante la triste consapevolezza che questo nostro patrimonio e` stato enormemente depauperato, questo libro ha il pregio di rendere testimonianza del valore e dellidentita` culturale delle Marche. Flavia Emanuelli, del Servizio Cultura, ha ricordato come lidea di progetto Le Marche disperse fu concepita nel lontano 1986, dal Direttore dellallora Centro regionale per i Beni Culturali , Pietro Zampetti, che avvio` un inventario delle opere asportate nel periodo napoleonico, programma poi assunto a metodologia catalografica dal successivo direttore Mario Canti. Oggi , grazie allimpegno di Costanza Costanzi, ha preso forma non solo di un volume ma anche come consultazione di una banca dati online. (ade)