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23/05/2005

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO: SOLARI,“PROMUOVERE LA COLLABORAZIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO”

Sette parchi, 24 aree, 2 antiche vie consolari, un impianto legislativo allavanguardia e, soprattutto, grandi investimenti finanziari che hanno prodotto, negli ultimi anni, una significativa azione di recupero dei luoghi del museo diffuso. Questo il biglietto da visita delle Marche archeologiche. Un patrimonio di enorme valore che pone la regione allavanguardia in Italia ha sottolineato Giampiero Solari, assessore regionale alla cultura, intervenendo ad Abbadia di Fiastra al workshop sul progetto Archeosites, promosso dalla Regione nellambito del programma comunitario Interreg III B in area Cadses (Adriatico fascia danubiana, Centro e Sud Europa). Ma tutto questo non basta. Occorre ha precisato - migliorare e ampliare lofferta, promuovendo nuove forme di collaborazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati, che si occupano della gestione del patrimonio, valorizzando al meglio la risorsa cultura. Obiettivi ambiziosi, da perseguire attraverso la diffusione della conoscenza, lo sviluppo dei servizi e lintegrazione tra attivita` culturali e produttive. Che le Marche siano ai primi posti nella classifica delle regioni piu` attente a valorizzare i beni archeologici lo confermano i dati sulle risorse finanziarie destinate al settore: 3 milioni di euro nel periodo 1998-2003, cui si aggiungono 4 milioni e trecentomila euro per iniziative comunitarie dellObiettivo 2 sul recupero del patrimonio storico-culturale, ha spiegato Laura Pierini, dirigente del Servizio Beni e attivita` culturali della Regione. Un investimento consistente che ha permesso di realizzare molti interventi strutturali di sistemazione e di miglioramento dei parchi e dei musei archeologici. A valorizzare il settore hanno contribuito soprattutto la legge regionale 16 del 94 con la quale le Marche hanno definito il sistema archeologico regionale e il piano regionale sullistituzione dei parchi regionali di Fossombrone, Sassoferrato, Castelleone di Suasa, San Severino Marche, Urbisaglia, Falerone e Cupra Marittima. Ma la tutela dei parchi e delle aree archeologiche deve fare in conti e` stato concordemente sottolineato con una legislazione confusa e con una frammentazione di competenze e di ruoli. Ad esempio - ha spiegato Giovanna Salvucci, assessore alla cultura del Comune di Urbisaglia, alcune emergenze del parco archeologico di Urbs Salvia sono di proprieta` statale e altre di proprieta` comunale, e questo puo` creare problemi di natura gestionale. Ce` poi lannosa questione del rispetto dei vincoli, per cui il bene archeologico e` ancora visto da buona parte dellopinione pubblica come una sorta di intralcio allattivita` edilizia. Ma oggi le cose stanno cambiando: Il bene archeologico ha rilevato Mario Lolli Ghetti, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici delle Marche - e` visto come una risorsa da gestire in stretto raccordo con i piani urbanistici e paesaggistici. Ma il problema di fondo resta quello della gestione. Bisogna ha detto Alessandro Leon, responsabile Qualita` del Cles, Centro di ricerche e studi sui problemi del lavoro, delleconomia e dello sviluppo - rivedere e potenziare il sistema gestionale, ristrutturandolo in maniera unitaria, qualificando i servizi territoriali di base e quelli generali. Lesperienza di questi ultimi anni - ha rilevato Claudio Bocci, responsabile Federculture, dimostra la crescente attenzione dei privati nel governo del bene culturale. Lauspicio e` che si creino nuove forme di cooperazione col privato, sia imprenditoriale che non profit, dando vita alla compartecipazione di imprese e istituti finanziari alla gestione di strutture e servizi culturali. Il caso dei Parchi della Val di Cornia costituisce - ha concluso - il presidente Massimo Zucconi - un esempio di sistema integrato di valorizzazione culturale, ambientale e di fruizione turistica, con significative ricadute sul piano occupazionale.