Filande, cartiere, miniere di zolfo, fornaci, cementifici, concerie. Sono le diverse tipologie di edifici di archeologia industriale tutte presenti nelle Marche dove la distribuzione territoriale e` pressoche` uniforme, con un evidente concentrazione nei fondovalle o in prossimita` dei principali corsi dacqua e di quelle che erano le maggiori vie di comunicazione fino a meta` del Novecento. Settantadue in tutto i siti selezionati e raccolti nel numero speciale dei Quaderni, la pubblicazione periodica curata dal Servizio Beni e Attivita` culturali della Regione, che offre una proposta interessante di guida per alcuni Itinerari nellarcheologia industriale delle Marche.
La guida, 36 pagine per un vasto repertorio di immagini risponde allesigenza di riunire in forma condensata parte del materiale fotografico raccolto per la pubblicazione Archeologia industriale nelle Marche edito nel 2001 che rappresentava la sintesi di unindagine conoscitiva sui luoghi dellarcheologia industriale nellambito del progetto Identita` culturale delle Marche- i luoghi del lavoro e della memoria. Il Cd rom allegato alla breve guida che ne rappresenta un estratto, contiene invece, lintero volume pubblicato tre anni fa, con testi, foto e cartine.
La piu` recente pubblicazione, anche questa curata da Paolo Bruge`, contiene la cartina regionale per tipi di architetture ( industria dimessa, i laterizi, la carta, lo zolfo, la seta, i trasporti e una miscellanea) e un elenco per aree geografiche provinciali. Una scelta allettante dei siti, tutti illustrati da 80 belle foto, a colori e in bianco e nero, per dare un valido indirizzo alla comprensione del nostro recente passato industriale. E anche un modo per invogliare alla scoperta di un patrimonio di storia, cultura e tradizioni unico e originale. Scopriamo, dunque, che vi e` una permanenza dei distretti produttivi storici nello jesino e nel fabrianese, che su 72 siti 18 sono state fornaci di laterizi, sparse un po in tutte le quattro province, seguono le ex cartiere, le filande e i lanifici, le concerie. Le due province con il maggior numero di siti selezionati sono Ancona con 28 luoghi e Macerata con 26.
Linvito, pero` , piu` che a una visita diretta e ravvicinata di questi edifici in gran parte in degrado e di proprieta` privata, e` a riscoprire unarchitettura troppo spesso dimenticata e a compiere un viaggio virtuale nella memoria e nelle tradizioni. Larco temporale interessato e` stato circoscritto agli anni che vanno dallUnita` di Italia alla meta` del Novecento, comprendendo solo gli edifici sorti o attivi in questo periodo . Come dice il curatore della rivista: Oggi, il patrimonio regionale, che pure stupisce per la varieta` e la diffusione dei suoi monumenti del lavoro, rispecchia solo in parte la ricchezza del tessuto produttivo tra Otto e Novecento. (ade)
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