Rilanciare leconomia agendo sui fattori dello sviluppo. E questo il tema che e` stato posto allattenzione del Paese dal discorso di investitura del presidente Montezemolo, seguito a ruota dalle considerazioni finali del governatore Fazio. Due interventi sottolinea Luciano Agostini, assessore al Bilancio e alla Programmazione - che presuppongono una netta inversione di tendenza della ricetta-Tremonti del taglio delle tasse e dei condoni: una ricetta per molti versi disperata, non solo perche` difficile da realizzare, ma anche perche` e` la manifestazione di un isolamento del governo del Paese.
Non sapendo a che santo appellarsi, con una economia che continua ad essere stentata, gli effetti speciali di Tremonti che non danno i risultati sperati, in un clima di rissa con le parti sociali, al Governo e` rimasta solo la strada degli interventi proclamati e mai realizzati, sostenuti da un gigantesco piano pubblicitario che si sta rivelando ormai inefficace.
Quindi, con gli interventi di Montezemolo e Fazio, si apre una nuova possibilita` di politica programmatica, dove la concertazione ritorna ad essere al centro dellattenzione. Perche` e` proprio la concertazione il principale fattore dello sviluppo; certo, fattore immateriale, ma anche vera e propria medicina in grado di innescare una circolo virtuoso che apre processi di partecipazione e spalanca le porte alla negoziazione e alla coesione sociale.
Ed e` particolarmente interessante che questa scossa sia partita dal mondo imprenditoriale e finanziario, che il tema della concertazione sia stato rilanciato proprio dagli ambienti che piu` hanno il polso delleconomia, perche` significa che la conflittualita` permanente inaugurata dal governo Berlusconi non paga e certo non e` sufficiente quel dialogo sociale che il cavaliere ha mutuato, ma anche in forma ulteriormente riduttiva, dal prototipo delineato a livello comunitario: non e` sufficiente perche` lItalia ha conosciuto stagioni alte di concertazione 92, 93, 98 e 2000 che hanno lasciato risultati brillanti e perche` la stessa storia del nostro paese, in tutti i settori, ci insegna che laddove si riesce a mettere in campo il plusvalore della sinergia tra i diversi protagonisti dello sviluppo si riesce a vincere le sfide piu` ambiziose.
E anche questa la storia delle Marche e su questa lunghezza donda si attesta il governo regionale, che ha fatto della concertazione il suo vessillo politico anche se avremmo dovuto valorizzare di piu` lesperienza avviata con il Patto per il lavoro del 1999. Qualche volta abbiamo incontrato ostacoli, ma non ci siamo fatti scoraggiare e, grazie proprio a questa tenacia, siamo riusciti a produrre anche importanti strumenti di programmazione negoziata e a mettere in campo riforme strategiche.
La concertazione e` lo strumento che ci serve per dare vita a una nuova stagione dello sviluppo, che punti sullinnovazione di sistema con un occhio alla formazione e uno alla ricerca. E, sempre la concertazione sara` la protagonista di quel patto di fine legislatura su cui lavoreremo nei prossimi mesi, che oltre a proseguire sulla via del risanamento delle finanze regionali, portera` ad un abbassamento sostanziale delle aliquote per lIRPEF, a una riduzione dellIRAP per quanto riguarda i settori della ricerca scientifica e tecnologica e allattivazione del piano regionale delledilizia pubblica.
Unulteriore preoccupazione ci proviene dalla probabilita` di tradurre le promesse governative di forte riduzione del prelievo fiscale, rinviato ancora una volta, in un drastico sbriciolamento del Welfare e dalle negazione del regionalismo e del localismo. Le modifiche ad esempio delle norme che regolano il funzionamento degli investimenti delle imprese e delle famiglie ne e` la dimostrazione piu` drammatica: in effetti se verra` confermato il quadro attuale nel 2005 le politiche economiche delle regioni verranno sostanzialmente cancellate.
Su questi temi che riguardano il rilancio economico della nostra Regione e del Paese vorremmo che le forze economiche e sociali si pronunciassero e potessero svolgere, nellautonomia dei ruoli, unazione comune sul piano nazionale e regionale.
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