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12/05/2004

POLITICHE DEL LAVORO. UN SEMINARIO SULLA DELOCALIZZAZIONE.

Seminario di approfondimento sul tema della delocalizzazione, questa mattina, dopo quelli sulloccupazione giovanile, femminile, sul ricambio generazionale e sulle politiche migratorie, allinterno dellagenda fissata dai Piani annuale e triennale del lavoro. Loccasione e` stata la presentazione di una ricerca che ha esaminato il fenomeno a livello marchigiano, inserito in un contesto evolutivo e in un processo a livello mondiale. Lassessore al Lavoro Ugo Ascoli, introducendo i lavori, ha sottolineato la profonda diversita` che esiste tra delocalizzazione e internazionalizzazione. Con la prima si intende lo spostamento delle attivita` produttive in toto, o in parte, con riflessi negativi sulloccupazione e sulle strategie aziendali. Mentre con linternazionalizzazione si entra nel mercati esteri senza smantellamento delle posizioni di partenza, ma, al contrario, il processo puo` comportare un rafforzamento di tali posizioni, una crescita delle strategie di marketing, di ricerca e innovazione. La delocalizzazione - intesa in senso lato come investimenti diretti esteri, quindi comprendente anche linternazionalizzazione e` una tendenza inarrestabile e logica conseguenza della globalizzazione e della forte crescita dei paesi emergenti e in via di transizione, che diventano sempre piu` simili ai paesi industrializzati. Tendenza, peraltro, ha messo in evidenza la ricerca illustrata da Mariangela Paradisi dellUniversita` Politecnica delle Marche, non uguale per tutti i settori, nel senso che alcuni risultano piu` sensibili: e` il caso delle calzature e dellabbigliamento-maglieria, condizionati anche dalla ricerca di mano dopera a costi piu` bassi e settori dove il costo del lavoro incide considerevolmente su quelli totali. Ci sono poi le aziende che decentrano fasi di produzione allestero, facendo nella sostanza, quello che sono abituati a fare anche allinterno del distretto. E chiaro che, nella delocalizzazione in senso stretto, gli effetti sulloccupazione nel breve periodo sono negativi, con una ricaduta che e` a cascata perche` trascina buona parte dellindotto, ma, ancor piu` grave, comporta gradualmente lo spostamento verso lestero non solo della fase produttiva, ma anche di quella progettuale: Giuliano Conti, docente universitario, ha sottolineato che non si puo` tenere a lungo lontana la fase della progettazione da quella del fare. Si vengono a perdere, inoltre, i vantaggi che ci sono nei distretti, tutta quella rete di relazioni positive che creano un clima favorevole alla vita delle imprese: un sistema mai totalmente riproducibile ha detto Ascoli e, infatti, ci sono imprese che, fatta lesperienza della delocalizzazione, sono tornate e, le industrie piu` grandi si sono, in molti casi, attrezzate con unelevata tecnologia per ridurre i costi, scegliendo di non varcare i confini nazionali. Ce` poi il problema dei problemi: la necessita` di garantire la formazione dei giovani, prevedendo un sistema scolastico-formativo che renda attraente il lavoro artigiano, e, anche una politica per limmigrazione sia per formare mano dopera che per facilitare la crescita di nuove imprese. (e.r.)