Se per rispondere allesigenza di sicurezza dei cittadini gli attuali orientamenti indicano, come fattori fondamentali lintegrazione delle politiche e la cooperazione tra Forze di Polizia, un esempio concreto di interattivita` e` stato il seminario di formazione congiunta tra la Polizia statale e la Polizia locale, promosso dalla Regione Marche e tenutosi oggi in Prefettura di Ancona, dove erano presenti piu` di cento persone, tra agenti della Polizia di Stato, Carabinieri, agenti della Guardia di Finanza e delle Polizie municipali. La finalita`, infatti, e` quella di iniziare percorsi comuni di conoscenza e aggiornamento professionale per agire sul territorio in maniera omogenea.Come ha spiegato Roberto Oreficini, capo di gabinetto della Presidenza della Giunta regionale, il seminario, primo di quattro incontri che si terranno nelle province marchigiane, inaugurava lattuazione del protocollo di intesa firmato dal presidente Vito DAmbrosio e dal Ministro dellInterno, Giuseppe Pisanu, in materia di formazione congiunta degli operatori della sicurezza. Proprio la Prefettura di Ancona, inoltre, indicata nellintesa come punto di raccordo - sara` la sede del Sistema Informativo Comune (SIC),una banca dati che, per la prima volta, aggreghera` informazioni statistiche regionali, provenienti dalla Polizia locale e dalle forze di Polizia statali.
Il cittadino manifesta, sempre di piu` negli ultimi tempi, un bisogno di sicurezza che va oltre il presidio del territorio. Al poliziotto municipale e allagente di polizia si chiede di essere vicino alla comunita` locale con un atteggiamento positivo e rassicurante e, secondo il vice direttore della Direzione interregionale Toscana-Umbria- Marche della Polizia di Stato, Felice Berriola DAlessio, bisogna essere consapevoli che, in qualsiasi caso, il contatto con la Polizia produce nel cittadino una sorta di ansia. Allora e` necessario ha aggiunto Berriola DAlessio - che lagente di polizia sia preparato sulla base di una deontologia professionale che non riguarda solo il senso del dovere, ma soprattutto il rispetto dei diritti di tutti, insieme ad altre due norme etiche: l utilita` verso gli altri e la razionalita`, dove il dovere diventa il collante tra ragione e altruismo. E per mantenere il rapporto di fiducia con il cittadino e` fondamentale mettere sempre in pratica il principio di autotutela della Pubblica Amministrazione: se lautorita`, il pubblico ufficiale e anche lagente di polizia sbagliano, devono correggere i propri errori.
Lavamposto piu` importante per invertire la percezione di insicurezza dei cittadini si e` dimostrata liniziativa del poliziotto e del carabiniere di quartiere, la polizia cioe` di prossimita`, anche questo uno strumento determinante nel rapporto di fiducia verso le istituzioni. Per una sicurezza davvero partecipata , secondo Mario Della Cioppa, dirigente della Scuola di Polizia di Pescara, occorre coinvolgere il maggior numero di soggetti sul territorio: enti locali, Universita`, volontariato e concepire la polizia di prossimita`, non solo come tutore dellordine, ma come servizio sociale. Il poliziotto di quartiere , inoltre, deve prepararsi su strategie diversificate di cooperazione con le altre forze di polizia per comprendere e adeguarsi ai rapidi cambiamenti della societa`, concependo il garantismo non come limite alle proprie funzioni, ma come opportunita` in piu` per comunicare il senso di sicurezza. Da un sondaggio pubblicato sul sito internet dei Carabinieri ( www.carabinieri.it), il 48% di coloro che hanno risposto ritiene il poliziotto e il carabiniere di quartiere uniniziativa efficace e concreta, non solo per contrastare la criminalita` ma anche per governare piccoli atti di incivilta`. Il maggiore dei carabinieri Di Riggio ha ricordato che i Carabinieri di quartiere sono dotati, oltre che di radio portatili, anche di PC palmari non solo per essere informati in tempo reale su cio` che puo` accadere nel quartiere , ma soprattutto per consultare mappe, uffici, banche dati e dare informazioni al cittadino. Il carabiniere di quartiere e` per natura un recettore di istanze e, se in grado di dare risposte efficaci, diventa anche limmagine piu` avanzata di una pubblica amministrazione compatta ed efficiente.
Partendo da unanalisi approfondita della riforma del Titolo V della Costituzione in materia di sicurezza, prevista come competenza esclusiva dello Stato, che ha lasciato alle Regioni la funzione sulla polizia locale e generiche forme di coordinamento, il costituzionalista Giovanni Di Cosimo, docente dellUniversita` di Macerata, si e` interrogato se il metodo delle materie per ripartire i compiti di Stato e Regioni sia ancora valido, poiche` in passato ha creato grande conflittualita` e dicotomie. Una sorta di federalismo duale che comporta incertezza soprattutto a svantaggio delle Regioni, mentre occorrerebbe arrivare ad un federalismo cooperativo, dove i due livelli di governo possano concordare la disciplina delle materie che incidono sui poteri locali. Un esempio e un segnale positivo e` il Protocollo sulla sicurezza tra la Regione Marche e il Ministro dellInterno, sottoscritto da parte dello Stato, nonostante limpugnativa da parte del Governo della legge regionale sulle politiche integrate di sicurezza e in attesa che si pronunci la Corte costituzionale.
E in materia di contratti di sicurezza e protocolli, Oriano Giovannelli, presidente della Lega delle Autonomie, ha evidenziato che questi strumenti sono il punto di arrivo di una nuova sensibilita` sul tema trasversale della sicurezza, ma anche un punto di partenza, perche` non e` facile superare i rapporti gerarchici tra apparati dello Stato: ce` un rapporto unilaterale in tema di sicurezza che fa pendere la bilancia verso le forze dellordine statali e ancora troppo spesso le polizie municipali sono considerati strumenti e non soggetti attivi In un cammino complesso come quello della integrazione tra livelli istituzionali, occorre ha concluso- perseveranza nella collaborazione. (ade)
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