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24/01/2004

IL PATTO DI INNOVAZIONE DEL WELFARE

Loreto - Cinque regioni italiane - Toscana, Campania, Emilia Romagna, Umbria e Marche - hanno sottoscritto un patto di innovazione del welfare, suggellato dallapplauso degli oltre mille partecipanti alla giornata conclusiva della Conferenza regionale delle Politiche sociali svoltasi a Loreto. E una vera e propria dichiarazione di intenti e latto concreto che esce dalla Conferenza per essere indirizzato al Governo nazionale. Articolato in sette sottotitoli, il documento - firmato dagli assessori regionali alle politiche sociali, Gaia Grossi dellUmbria, Angelo Passaleva della Toscana, Gianluca Borghi dellEmilia Romagna, Adriana Buffardi della Campania e, naturalmente da Marcello Secchiaroli per le Marche- ribadisce i principi della legge 328 del 2000 e innanzitutto il diritto al Ben-essere. Gli obiettivi del ben-essere devono essere riferiti allo sviluppo delle capacita` fisiche, alla crescita di sapere, alla capacita` di affrontare le responsabilita` quotidiane ma anche di coltivare una soddisfacente vita di relazione in un ambiente salubro e sicuro. Le istituzioni debbono quindi svolgere con coerenza il ruolo di rappresentanza loro assegnato dai cittadini per definire non solo per essi, ma con essi le politiche e i progetti. Insieme per conseguire nuovi traguardi di benessere sociale e per dar voce alle istanze. Quindi vanno ricercate forme di elaborazione partecipate e aperte, in grado di connettere le esperienze e le buone prassi acquisite. Limpegno di governo: Le Regioni devono impegnarsi a sviluppare una prassi multilaterale di governo in grado di valorizzare tutte le risorse presenti sul territorio, adottando un sistema di governance che preveda regole o obiettivi condivisi. Opporre alla logica del piu` forte , la logica del confronto e della condivisione. Una scelta che investe in fiducia , fiducia sulle risorse e potenzialita` del nostro Paese. A fronte di un mercato individuato come unico regolatore di benessere, si puo` e si deve opporre un sistema in cui le istituzioni assumono un ruolo di regolazione pubblica del sistema integrato di interventi e servizi sociali. Non comprimere la liberta` di impresa, ma garantire lesercizio effettivo dei diritti fondamentali di cittadinanza, determinando unofferta di servizi equi ed efficienti . Piani sociali, paradigma di cittadina attiva : la legge 328 li ha individuati come strumenti strategici per dotare tutti i territori di una rete capillare di servizi. Nei piani di zona trovano espressione i principi, analisi e progetti che richiedono unadesione culturale e la condivisione di tutti gli attori sociali. No ad un welfare residuale: il declino industriale dei paese e` nei fatti: la crescita economica ristagna e la perdita di competitivita` crescente. Con la finanziaria 2004, inadeguata, viene colpito il potere di acquisto delle famiglie. Sono a grave rischio gli interventi e i servizi alle persone e alle famiglie per i tagli dei fondi destinati agli enti locali,, saranno dimenticati i fondi per il sostegno delle persone non autosufficienti anziane e non, inesistenti le risorse dei programmi innovativi di avvio al lavoro, formazione, istruzione. No ad un welfare centralistico: le modifiche al titolo V della Costituzione attribuiscono alle Regioni, Province e Comuni nuove competenze e responsabilita`, in particolare in materia socio-assistenziale. Nonostante le ripetute richieste del sistema delle autonomie e degli attori sociali per dar corso a queste scelte, finora le politiche del governo sono di forte impronta centralistica, come dimostra la totale assenza di iniziative per attuare il federalismo fiscale. No ai privilegi. Lo slogan meno tasse per tutti significa necessariamente meno welfare per tutti e cio` sta determinando un pesante taglio al trasferimento di risorse. Sullintervento fiscale il primo modulo realizzato dal Governo non raggiunge apprezzabili risultati redistributivi perche` non assume come riferimento il carico fiscale familiare. Esso ha pero` consumato5,5 miliardi di euro, cifra che avrebbe potuto estendere a tutto il paese il redito minimo di inserimento. A queste scelte se ne devono opporre altre: equa redistribuzione dellimposta personale e dei trasferimenti monetari ; avvio della realizzazione concreta dei livelli essenziali per i servizi alle persone per garantire linclusione attiva agli strati piu` deboli e il sostegno alle responsabilita` familiari. (ade)