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21/11/2003

Secondo seminario di approfondimento per la definizione del Piano Politiche attive del lavoro. GIOVANI E MERCATO DEL LAVORO

I giovani sognano un lavoro che non cè. Lo sognano perché lo cercano sempre meno e ne hanno una visione distaccata, anche se le aspettative rimangono quelle tradizionali di un lavoro stabile. Anche i giovani marchigiani non fanno molta eccezione a queste contraddizioni di fondo sulla condizione del mercato giovanile del lavoro, che il Censis ha analizzato nel 2002. Le Marche però costituiscono ancora una realtà positiva rispetto ad altre regioni italiane in termini occupazionali: si attestano infatti, dal 92 al 2002, su livelli ben superiori alla media nazionale. Sono le prime considerazioni dellindagine Giovani e mercato del lavoro. Un approfondimento nella Regione Marche illustrata da Fatima Farina e Domenico Carbone dellUniversità di Urbino, nel corso del seminario di approfondimento che si è svolto oggi , presso la Sala Verde a Palazzo Leopardi, organizzato dallassessorato regionale alla Formazione professionale e Lavoro e dallARMAL. Il trend positivo delle Marche, comunque, si distribuisce sul territorio in maniera differente. E questa una delle variabili da considerare prioritariamente quando si vuole analizzare tale fenomeno - ha detto lassessore regionale al Lavoro Ugo Ascoli. Non si può più parlare di lavoro e di giovani come pianeta indistinto. Ma occorre scomporre il dato valutando in maniera circostanziata, appunto, il territorio, la differenza di genere (tra femminile e maschile) e lindice di scolarizzazione, se laurea o diplomi. E cè un altro aspetto da tenere ben presente, che riguarda lincontro tra domanda e offerta e per questo gioca un ruolo fondamentale la funzione dei Centri per limpiego. Nonostante il netto miglioramento in termini di conoscibilità, il pubblico rispetto al privato - e penso per esempio alle organizzazioni di lavoro interinale- non è capace di fare marketing. I centri per limpiego sono purtroppo una realtà ancora troppo sconosciuta. Per questo stiamo studiando interventi per una diffusa campagna di comunicazione e di localizzazione nei centri urbani che dia una maggiore visibilità Riguardo al territorio, ad esempio, nella nostra regione le province di Pesaro-Urbino e quella di Macerata mostrano una maggiore apertura alle possibilità occupazionali dei giovani con tassi di occupazione più elevati. La differenza tra queste due province comunque esiste e sta nelle diverse vocazioni produttive. Macerata mostra una maggiore stabilità nellultimo decennio. La provincia di Ancona registra maggiori difficoltà di inserimento dei giovani nel mercato e una accentuata facilità per le età più elevate che ha favorito lingresso delle donne nel mercato del lavoro il cui tasso di disoccupazione si è ridotto ad un terzo di quello dei primi anni Novanta. Per Ascoli Piceno la situazione è simile , dove i maggiori tassi di disoccupazione riguardano una fascia di età superiore ai 25 anni. Nonostante la positività del mercato del lavoro regionale riguardo al mondo giovanile e rispetto alle altre regioni, esiste una maggiore instabilità della forza lavoro femminile e in particolare della difficoltà di ingresso delle donne più istruite. La riflessione sulla differenza di genere diventa , dunque, ancora oggi determinante per ricercare soluzioni valide nel piano delle politiche attive del lavoro. Una consapevolezza che sta alla base delle linee strategiche del Piano per le Politiche attive, tanto che il prossimo seminario del 5 dicembre sarà dedicato al tema specifico delle donne nel mercato del lavoro. Secondo le valutazioni dal punto di vista più sociologico dellindagine presentata, cambia il significato del lavoro. I giovani hanno un atteggiamento più laico che nel passato perché gli riconoscono un importanza sia strumentale che espressiva, sono attenti alla qualità del lavoro, lo considerano un ambito dove fare esperienze significative, ma non è il centro della loro vita. La maggiore distanza dei giovani dal mondo del lavoro è favorita anche dal prolungamento degli studi e del percorso formativo e ciò favorisce anche disuguaglianze. Cambiano gli approcci al mondo del lavoro, ma laspettativa di un posto fisso rimane una caratteristica tradizionale anche nei giovani del terzo millennio. NellItalia centrale, il 60% dei giovani tra i 18 e i 30 anni cerca un lavoro a tempo indeterminato, il 95% un lavoro dipendente, il 26,3% a tempo pieno e il 41 ,6% è disponibile ad accettare un lavoro in un altro comune diverso da quello di residenza ma raggiungibile giornalmente. Solo il 20% è disponibile ad accettare il lavoro ovunque. ( ade) ALCUNI DATI PIU'' ANALITICI DEL MERCATO REGIONALE DEL LAVORO Nelle Marche i giovani sono più occupati dei loro coetanei italiani e i loro percorsi lavorativi si caratterizzano per un minore rischio di disoccupazione. In un decennio, ( 93-2002) Il tasso medio di occupazione tra i 14 e i 24 anni è stato superiore al 7,5 rispetto alla media nazionale. Tra i 25 e i 29 anni il 9,2% più elevato e il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 29 anni è stato del 10% in meno rispetto alla media del Paese. Rispetto allo stesso periodo il tasso di occupazione relativo alla forza lavoro della regione si è andato riducendo dal 6,6% al 4,4% mentre i tassi di attività sono passati dal 61,8%al 65,9%. Nelle Marche si è andata riducendo la disoccupazione maschile, attestandosi su dati più bassi rispetto alla media nazionale e ancor più significativo la disoccupazione femminile si è abbassata di 3,5 punti percentuali, pur rimanendo complessivamente molto inferiore rispetto a quella maschile. Le donne passano da un tasso di attività pari al 49,5% del `95 al 56,6% del 2002. Gli uomini dal 74% al 75%. La distanza rispetto al tasso di attività tende a diminuire nelle classi di età più giovani, soprattutto tra i 15 e i 24 anni e vi è un effetto generazione: le giovani donne marchigiane aspirano più numerose ad entrare nel mercato del lavoro. I dati relativi alla partecipazione dei giovani al mercato del lavoro vanno letti anche dal punto di vista della composizione demografica regionale: il trend demografico negativo si fa evidente passando dalla classe di età 35-44 a quella precedente . Una vera e propria inversione di tendenza per cui nella classe di età tra i 24 e i 34 anni la popolazione non solo non cresce ma va diminuendo.