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18/10/2003

CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL PARTENARIATO DI ANCONA. LE CONCLUSIONI DEI QUATTRO GRUPPI DI LAVORO E IL DOCUMENTO FINALE

La sintesi del primo gruppo di lavoro: I partenariati territoriali nella politica di prossimità Regioni e Governo, fare Sistema. Consegnare le responsabilità alle autonomie locali per catalizzare le istanze dei territori. Un Europa meno eurocentrica. Può sembrare una contraddizione in termini, è, invece, il presupposto delle politiche di prossimità, cioè di un maggiore orientamento e vicinanza ai cittadini. Per questo obiettivo e perché i Paesi siano riconosciuti come partner e non come aree problematiche, giocano un ruolo significativo e ormai inevitabile le Autonomie locali e territoriali. Regioni e Governo italiano dovranno allora fare Sistema, per catalizzare le istanze dei territori, coordinarne le competenze e i saperi per metterli a disposizione delle comunità locali. E quanto emerso dal dibattito sviluppatosi nel Gruppo di lavoro che ieri ha affrontato il tema centrale della Conferenza internazionale di Ancona, I partenariati territoriali nella politica di prossimità, presieduto da Enzo Beltrame ,assessore agli affari internazionali della Regione Friuli Venezia Giulia. Il rapporteur, Giorgio Garelli, del Gabinetto di presidenza della Regione Piemonte, ha oggi riferito allassemblea la sintesi dei lavori da cui sono scaturiti due ordini di osservazioni- la necessità di una riflessione e la necessità di coordinamento- e proposte operative. Una riflessione, innanzitutto, che abbia un approccio dal basso per non far prevalere gli aspetti procedurali-burocratici rispetto agli effettivi risultati di cooperazione. Armonizzare, i canali di distribuzione dei finanziamenti UE è unaltra delle riflessioni da fare per dare contenuto agli strumenti di partenariato e favorire la cooperazione dal basso, valorizzando nel contempo le esperienze più valide già acquisite. Non a caso, nel corso dei lavori del gruppo, è stato illustrato il partenariato territoriale della Regione Marche con la regione di Lipetsk, in Russia, dove si è dato vita alla clonazione del distretto marchigiano della meccanica. Quello di Lipetsk è stato definito lesempio più avanzato di partenariato territoriale, avviato da una regione Italiana. Il coordinamento,sia finanziario- amministrativo, sia politico-tecnico, è perciò necessario per raccordare le linee di finanziamento connesse alle politiche di prossimità, troppo legate ancora alla diversa tempistica decisionale, a modalità e procedure differenti. Fondamentale inoltre, rafforzare la partecipazione delle autonomie locali ai processi decisionali. La proposta del gruppo di lavoro è quella di arrivare ad una vera e propria fusione degli strumenti finanziari. Ciò comporta un ripensamento degli obiettivi, dei quadri di riferimento e una semplificazione amministrativa. Obiettivi raggiungibili solo consegnando ai governi locali le responsabilità, coinvolgendoli direttamente nella programmazione dei fondi (ade) La sintesi del secondo gruppo di lavoro IL RUOLO DELLE REGIONI NEI PROCESSI DI INTERNAZIONAZZAZIONE. DETERMINANTE LAPPROCCIO DI SISTEMA. Il gruppo è stato coordinato da Raffaele Fitto, presidente della Regione Puglia. Rapporteur, Josè Luis Rhi-Sausi, direttore del CeSPI (Centro Studi di politica internazionale). Fondamentale il ruolo delle Regioni nei processi di internazionalizzazione per aiutare lo sviluppo locale dei paesi di prossimità, che hanno bisogno di stimoli. Lapproccio di sistema è determinante per lo sviluppo economico locale, che ha il suo fulcro nel territorio. Infatti, per creare le condizioni di crescita e di maturità delle comunità, assumono importanza le dinamiche delle reti e delle sinergie tra soggetti diversi. Le proposte emerse dal gruppo sono tre: un approccio di sistema, che stimoli e valorizzi le sinergie tra gli attori locali; la trasmissione dei cluster regionali, cioè i distretti; il ruolo del settore privato nei partenariati interregionali. Il gruppo di lavoro ha messo in evidenza alcune incongruenze, come la scarsa partecipazione delle imprese italiane ai Bandi europei per le opere pubbliche: un totale di risorse di 9 miliardi e mezzo di euro, a cui lItalia contribuisce con 1 miliardo e 300 milioni e dove, il ritorno per il nostro sistema economico è inadeguato. E necessario quindi rafforzare le strutture operative delle Regioni dedicate alle attività di progettazione e consulenza per le imprese. Lapproccio delle Regioni italiane allinternazionalizzazione può essere stilizzato in tre modelli: territorio, pubblico e strutture intermedie. Nel primo, le Regioni seguono i processi spontanei degli attori economici del territorio, le imprese, che sono il vero motore del processo di internazionalizzazione, supportando e intervenendo dove si manifestano criticità. Nel secondo, le istituzioni regionali hanno un ruolo attivo e di guida, mettendo a disposizione le proprie strutture. Insomma fungono da stimolo al processo di apertura internazionale, coinvolgendo e valorizzando gli altri protagonisti dello sviluppo (camere di commercio, categorie..).: sono interfaccia del rapporto fra il territorio e lestero. Nel terzo, le Regioni svolgono sempre un ruolo di stimolo, ma lo fanno proponendo una strategia che punta allinternazionalizzazione delle strutture intermedie, come i servizi reali e finanziari, privilegiando i rapporti di assistenza tecnica con le Regioni dei paesi cooperanti. Le Marche fanno parte del secondo modello, con un forte impegno della Regione, che ha creato lo Sportello per lInternazionalizzazione, momento di coordinamento di tutti i soggetti del territorio. Così pure è stato istituito un Tavolo di concertazione per linternazionalizzazione per i rapporti con il territorio. La Regione si muove in stretto raccordo e collaborazione con il Ministero per le attività produttive e attraverso la convenzione con lICE. Diverse sono le iniziative rivolte ai mercati dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo e ai Balcani. Prende sempre più forma la tendenza a esportare il modello di sviluppo, basato sui distretti. E il caso di Lipetsk in Russia, che partito inizialmente come clonazione del distretto della meccanica, si sta allargando ad altri settori e ad un ambito territoriale molto ampio, la regione della Russia centrale, che comprende anche Mosca. (e.r.) La sintesi del terzo gruppo di lavoro Sviluppo sostenibile e tutela dellAdriatico: progetto delle Marche Lo sviluppo dei rapporti di partenariato tra Unione europea e i paesi del Mediterraneo e dellarea balcanica richiede una integrazione delle reti di trasporto e di telecomunicazioni. È uno degli aspetti discussi nellambito delle terza commissione della Conferenza internazionale di Ancona. Il gruppo di lavoro ha analizzato le questioni dello sviluppo sostenibile e della promozione di una cooperazione attenta alla tutela ambientale. Diversi i temi affrontati: la necessità di calare la salvaguardia dellambiente nelle politiche di certificazione dei beni e servizi, sollecitata dalla Regione Basilicata, presente con il governatore Filippo Bubbico. La gestione integrata delle zone costiere dellAdriatico, che già vede le Regioni Marche e Abruzzo attive su questo fronte. Lotta alla criminalità ambientale, come problema da incasellare tra le priorità immediate. Le Marche hanno contribuito ai lavori del gruppo chiedendo lo sviluppo delle reti di telecomunicazioni nel bacino del mediterraneo. Un progetto è già stato elaborato e potrebbe essere finanziato già nel corso del 2004. Prevede la realizzazione di un ponte strategico tra Ancona e Zara. La modesta distanza tra le due città (130 chilometri in linea daria) e la presenza di due promontori strategici sulle due sponde (Monte Cònero, 554 metri, Ancona, e Dugj Otok, nella contea di Zara, 384 metri sul livello del mare) consentono di inviare onde di tutte le frequenze costa a costa. Opportunamente riflesse da stazioni localizzate su alcune montagne, i segnali consentono di interconnettere la lontana Gibilterra con Budapest, Varsavia, Sofia, Creta e il Cairo. In pratica tutto il bacino del Mediterraneo viene collegato con larea balcanica attraverso una linea di comunicazione ad alta velocità (oltre 155 Mbit/s), in grado di assistere le infrastrutture di trasporto e di integrare i sistemi informativi esistenti. Lobiettivo del progetto, è stato spiegato, è la lotta alla criminalità e la prevenzione dei danni ambientali che potrebbero derivare dai naufragi delle petroliere. Una necessità per tutelare, in particolare, le coste dellAdriatico, dove il turismo e la pesca rappresentano comparti fondamentali delleconomie regionali, potenzialmente a rischio per lelevata presenza di petroliere e di navi che trasportano sostanze chimiche. Un gruppo di lavoro paritetico, costituito da funzionari e tecnici internazionali, avrà il compito di coordinare il progetto con i governi coinvolti. Nel documento conclusivo del terzo gruppo di lavoro viene sottolineata la necessità di mettere a punto nuove iniziative che promuovano lintegrazione regionale e subregionale, cercando lo sviluppo sostenibile basato su una effettiva cooperazione a tutti i livelli e in tutti settori. Viene sollecitata la promozione di un nuovo dialogo politico fondato su valori e principi condivisi, in particolare nellambito di politiche quali quelle ambientali, dei trasporti, della ricerca, dellenergia. Si auspica, infine, il sostegno finanziario, da parte delle istituzioni europee, per favorire e promuovere sistemi produttivi locali, i quali, basati sulle piccole e medie imprese, garantiscano il successo delle riforme politiche, economiche e ambientali. (r.p.) La sintesi del quarto gruppo di lavoro Nuovi strumenti finanziari per la cooperazione nel Mediterraneo e nei Balcani Costituire una Banca Euromediterranea e esportare il modello delle banche di credito cooperativo In qualsiasi politica ha esordito il presidente del 4° gruppo di lavoro, Romano Colozzi, assessore alle Finanze della Regione Lombardia gli strumenti finanziari rivestono un ruolo primario. Purché siano indirizzati su linee di qualità e non solo di quantità. Sarebbe auspicabile istituire la Banca Euromediterranea, che affianchi la BEI, il cui impegno non è sufficiente: serve una banca pluricentrica da collocare in più punti dItalia. E necessario un nuovo regolamento unico di garanzia dei finanziamenti e che consenta di finanziare attività sia allinterno che allesterno dellUE, sulla base di ununica linea di bilancio, estendendo il contenuto e lambito geografico di uno strumento di cooperazione esistente (ad esempio, consentendo luso di INTERREG al di fuori dellUnione). Nel frattempo bisogna focalizzarsi sul coordinamento degli strumenti già esistenti in base ai programmi 2004-2006, rifacendosi allesperienza acquisita ed eventualmente ampliando gli obiettivi ed i finanziamenti. Perché non vanno sottovalutate le difficoltà gestionali comuni a tutti i programmi finanziati dai fondi strutturali: rigidità e complessità delle procedure. Valorizzare il partenariato territoriale, coinvolgendo tutti gli attori dei Paesi interessati, per non allargare la disuguaglianza, nellattribuzione delle risorse UE, tra Paesi dellallargamento e Paesi dei Balcani e del Mediterraneo. E poi urgente costituire nei Paesi dellallargamento, società per accedere ai fondi Ue. La FINEST, a cui partecipano banche e Enti regionali, è un nuovo modo di relazioni internazionali, come sistema paese. Ha intrapreso la diversificazione operativa, individuando attività con maggiore gestione del rischio e promuovendo rapporti con il sistema bancario nazionale, internazionale, multilaterale, con gli enti UE nei Paesi esteri, con strumenti bilaterali e locali nei Paesi stessi. Infine il gruppo di lavoro ha sottolineato limportanza di mettere a disposizione di quei Paesi le attività di microfinanza italiane (modello delle banche di credito cooperativo), perché le grosse entità del credito perdono la vicinanza con gli attuatori dei progetti. (fb) Da ANCONA laffermazione dei partenariati territoriali APPROCCIO CIRCOLARE E NON PIU DALLALTO DELLA COOPERAZIONE. PRENDONO FORZA I GOVERNI SUB-NAZIONALI E IL TERRITORIO. SEGRETARIATO DELLADRIATICO E BANCA DEL MEDITERRANEO. 955 MEURO NEL 2004-2006 PER LA PROSSIMITA. Cambia la politica di cooperazione: non più unazione esterna che contribuisce alla riduzione della povertà e allo sviluppo dei Paesi cooperanti, ma una politica di partenariato territoriale per costruire uno spazio comune di SICUREZZA, STABILITA e SVILUPPO SOSTENIBILE. Un approccio che si fonda sullinteresse reciproco. Il perno di questa politica sono i governi sub-nazionali. Ciò comporta una profonda revisione degli strumenti esterni e interni della UE, che devono essere maggiormente armonizzati per la politica di PROSSIMITA. Queste le PREMESSE della DICHIARAZIONE DI ANCONA, che chiude, con proposte operative, i due giorni di dibattito e che è stata letta dal presidente Vito DAmbrosio. . I punti essenziali: Riconoscimento politico della forma del partenariato territoriale nella politica di prossimità, esplicitamente indicato nei documenti, negli strumenti e nei programmi; Partecipazione attiva dei governi locali ai Programmi Paese. Listituzione di un Segretariato dellAdriatico, con una sede certa e continua di relazioni, può diventare lo strumento di coordinamento delle politiche comunitarie, bilaterali e multilaterali nellarea interessata; Nei programmi di prossimità devono essere inserite le proposte emerse dalla Conferenza di Ancona, su alcuni temi in particolare: sviluppo economico locale, reti infrastrutturali, governance democratica, flussi migratori, legalità e sicurezza urbana, sviluppo sostenibile. Per i programmi di prossimità saranno a disposizione 955 meuro nel periodo 2004-2006. Dal 2007 verrà istituito un nuovo strumento finanziario di prossimità che terrà conto di un bilanciamento geografico degli aiuti comunitari. La richiesta è quindi di incrementare gli impegni finanziari verso il Mediterraneo e i Balcani. In prospettiva si propone di istituire una Banca per il Mediterraneo, per rilanciare il partenariato euro-mediterraneo.