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31/07/2003

CONVEGNO SUL PIANO FAUNISTICO - STRUMENTO DI PROGRAMMAZIONE EQUILIBRATO CHE SUPERA LE FRATTURE TRA SENSIBILITA’ DIVERSE. ORA, LA PAROLA AI PIANI PROVINCIALI. LA REGIONE DEVE EMANARE I REGOLAMENTI.

ABBADIA DI FIASTRA - La Regione ha fatto la casa, ora voi metteteci i mobili, questa frase rivolta agli amministratori provinciali dal direttore della Rivista Habitat riassume bene lo spirito del Piano faunistico regionale, oggetto oggi di un Convegno allAbbadia di Piastra e organizzato da Regione e UPI. E, in altre parole, il Piano è unimpalcatura, dove si innestano i Piano provinciali - ha detto lassessore Luciano Agostini - nel suo intervento di chiusura dei lavori della mattinata. Un Piano che tiene in equilibrio mondi con sensibilità diverse e, come tutte le sintesi, ognuno ha dovuto rinunciare a qualcosa. Uno strumento che, in sede di concertazione, ha avuto lassenso di tutte le componenti, del mondo venatorio, agricolo e ambientalista. La sua ispirazione è profondamente innovativa, è stato il giudizio diffuso, visto che parte dalla convinzione che solo un ambiente sano possa creare le condizioni per la vivibilità della fauna e quindi soddisfare le esigenze venatorie, evitando lo storico dualismo cacciatori e ambientalisti. Agostini ha anche detto che il Piano ha dovuto muoversi allinterno della normativa esistente, la 157/92, quella nazionale e la 7/95 regionale, entrambe da modificare, perché appaiono obsolete, tanto più che, per il nuovo Titolo V, la caccia è materia esclusiva delle Regioni. Partendo da questo, la giunta ha già approvato una sua proposta di modifica, che però è ferma in commissione, visto che la Corte Costituzionale ha bloccato unanaloga legge della Sardegna con largomento che si tratta comunque di una materia che insiste sui temi dellambiente, settore, invece, di esclusiva competenza statale. Bisogna quindi attendere, ha detto, che venga approvata una nuova normativa in materia di caccia a livello nazionale. Quanto al calendario venatorio, la stagione della caccia si aprirà il 7 settembre e sarebbe opportuna ha detto Agostini - lIntesa con le Regioni limitrofe per rendere più omogenee le disposizioni regionali: Intesa che era stata siglata tre anni fa e che poi lAbruzzo non ha più rinnovato. Anche Palmiro Ucchielli, presidente dellUPI e della Provincia di Pesaro-Urbino ha detto che si tratta di un buon Piano e che compito delle Province è la gestione delle aree protette e le zone di ripopolamento-cattura, da cui poi si può prelevare la fauna in esubero da destinare allattività venatoria, quindi non è importante la quantità della superficie cacciabile, quanto la qualità e la quantità della fauna a disposizione, sia per chi vuole guardarla, sia per chi esercita lattività venatoria. Sul problema della superficie è intervenuta la Federcaccia, unica voce in controtendenza rispetto agli altri interventi: lorganizzazione venatoria, che ha fatto ricorso al TAR sul Piano faunistico, sostiene che la Regione non avrebbe rispettato la normativa, facendo delle forzature con lovvia intenzione di liberare nuova superficie per le zone protette (sul calcolo della superficie vedi nota a parte). Nel pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda a cui sono intervenuti i rappresentanti delle Province, che hanno parlato dei Piani che stanno approntando. Anche le Province si sono attrezzate per un confronto serrato con il loro territorio e hanno chiesto alla Regione di regolamentare alcuni aspetti. Il Piano, infatti, rimanda al potere regolamentare della Regione una serie di questioni, per evitare che si creino disparità di orientamento su questioni delicate: sul ripopolamento di specie di interesse venatorio, sulla caccia agli ungulati, sulla gestione della fauna in soprannumero, sul servizio di vigilanza, sugli incentivi allagricoltura che può destinare parte della produzione per le esigenze della fauna. Su questi aspetti ha parlato Uliano Meconi, dirigente del Servizio Caccia. Per Mauro Riccioni (assessore Provincia di Macerata) bisogna puntare tutto sulle aree di ripopolamento e sulle zone protette per prelevare la selvaggina, evitando di importare dallestero, perché costa, può portare malattie e non è autoctona, attivando anche i centri di ripopolamento, a metà strada tra le zone di popolamento e gli allevamenti. La Provincia di Ascoli è molto avanti nellelaborazione del Piano provinciale ha detto Giordano Torresi, infatti ha già adottato il Piano che adesso deve fare tutto il suo percorso prima di diventare operativo. Per Enzo Giancarli (presidente Provincia di Ancona) ci vuole una gestione unitaria del territorio, in grado di fare una programmazione oculata, tale da consentire un prelievo commisurato alla presenza delle specie e rispettoso del loro ciclo biologico. (e.r.) IL PIANO FAUNISTICO 2003-2008 SCHEDA Il Piano, che è lo strumento fondamentale di riferimento per la programmazione dellattività venatoria e la tutela del patrimonio, è stato definitivamente approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 26 marzo. Ora tocca alle amministrazioni provinciali adottare i relativi piani per il loro territorio. Come prima cosa viene individuata la superficie (838.083 ettari) oggetto della pianificazione (SPFV), che si ricava da quella regionale a cui vanno sottratti i centri abitati, sia residenziali che produttivi. Solo il 60%, cioè 502.850 ettari, possono essere destinati alla gestione programmata della caccia, così come previsto dalla legislazione vigente. Dal rimanente 40% (335.233 ettari) occorre detrarre le aree protette: parchi, riserve naturali e altre zone dove non è possibile lattività venatoria. Il restante territorio è oggetto della programmazione delle Province, che devono prevedere, nel rispetto della normativa regionale, una percentuale del 20-25% da destinare allazione di ripopolamento funzionale alla stessa attività venatoria. Sono quindi le Province che scelgono la percentuale da adottare sulla base su di un minimo e massimo in ettari, così come previsto dalla tabella che segue. ANCONA min. 10.948 max. 16.912; ASCOLI PICENO min. 9.340 max. 18.710; MACERATA min. 24.408 max. 38.182; PESARO-URBINO min. 42.171 max. 54.979. Da ulteriori conteggi, che tengono conto della normativa statale, si ottiene la superficie a disposizione di ogni cacciatore marchigiano, che è di 11,41 ettari. Quanto agli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), questi sono otto, due per provincia, con la stessa suddivisione del precedente Piano. Il Piano è corredato da importanti strumenti conoscitivi. In particolare il check-list degli uccelli (314 specie) e dei mammiferi (65 specie) presenti nella regione e per i quali vengono segnalate, in apposite schede, le caratteristiche insieme ad una ricca bibliografia di riferimento. ALCUNI DATI - Il numero complessivo dei cacciatori iscritti agli ATC è di quasi 35 mila, un dato che si sta stabilizzando, ma che è comunque in diminuzione dal 1995 (oltre 42 mila). Da tener presente che, nellATC di Pesaro-Urbino 1 sono iscritti anche 1.178 cacciatori della Repubblica di San Marino. - I danni arrecati dalle diverse specie (ungulati, volpe, lepre...) sono rilevanti e hanno comportato contributi pubblici per oltre 700 milioni di vecchie lire. - Aree protette per singola provincia. Ancona: 15.143 ettari (Parco del Conero, Parco della Gola della Rossa-Frasassi); Ascoli Piceno: 30.067 ettari (Parco dei Sibillini e Parco del Gran Sasso e Monti della Laga); Macerata: 34.622 ettari (Parco dei Sibillini e Riserve della Montagnola e dellAbbadia di Fiastra); Pesaro-Urbino: 10.054 ettari (Parco del San Bartolo, Parco del Sasso Simone-Simoncello e Riserva della Gola del Furlo).