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07/07/2003

Convegno di Pesaro -ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI: COME AFFRONTARE LE PATOLOGIE

L’evoluzione delle patologie negli anziani non autosufficienti è stato il tema di una delle tavole rotonde che hanno caratterizzato i lavori della prima giornata dei lavori del convegno di Pesaro su “Anziani e non autosufficienza”. Coordinatore dei lavori, Carlo Tassi,commissario straordinario dell’Inrca, Istituto nazionale di ricerca e cura per gli anziani. Le cause all’origine delle patologie degli anziani sono molteplici e richiedono – è stato unanimemente rilevato - una politica di interventi basata sulla prevenzione, sull’assistenza e sulla cura precoce delle malattie. Ma tutto questo non basta. C’e una “malattia” più subdola e più difficile da curare che è rappresentata dalla solitudine e dall’isolamento. Quasi un anziano su tre ne è vittima; e il fenomeno è destinato ad aumentare, con l’aumento del rischio di istituzionalizzazione in case di riposo, residenze protette, Rsa ed ospedali. “Per questo – ha sottolineato Giuseppe Mascioni, vice presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato - occorre garantire risposte che non siano solo di tipo sanitario e assistenziale, ma anche di carattere relazionale e sociale”. Un’esigenza sottolineata indirettamente anche da Marco Trabucchi, dell’Università Tor Vergata di Roma, secondo il quale, accanto agli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione, è necessario rilanciare il ruolo della ricerca. In primo luogo biologica e clinica. Mentre per Gianfranco Salvioli, della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, bisogna privilegiare le cure extraospedaliere, contrastando con decisione la centralità dei grandi ospedali che, da soli, assorbono il 45 per cento delle risorse del Servizio sanitario nazionale.”Il nostro – ha detto è il paese con il più alto indice di invecchiamento al mondo; ma solo il 2 per cento della popolazione vive in strutture residenziali e meno dell’1 per cento è assistita a domicilio”. Ma come reperire i 20 mila miliardi di vecchie lire necessari per sostenere la sempre più ampia gamma di interventi e di servizi a favore degli anziani non autosufficienti? La soluzione politica non può certo essere quella delle assicurazioni private, in un primo momento, caldeggiata dal ministro della Salute Gerolamo Sirchia e ripresa anche nella bozza di Documento di Programmazione Economica e Finanziaria. Per Mascioni, l’unica risposta possibile è il ricorso alla fiscalità generale, introducendo nuove tasse per i servizi sociali. Una “scelta di civiltà”per rafforzare il sistema pubblico che, secondo un recente sondaggio, è vista con favore dalla maggioranza ( 64 per cento) degli intervistati. Ma il rafforzamento del sistema pubblico passa anche attraverso il potenziamento della rete dei servizi di assistenza domiciliare, un settore dove non mancano problemi e contraddizioni,anche vistose. “Abbiamo il più alto numero di pazienti gravi in assistenza domiciliare e, insieme, la più bassa percentuale di popolazione oltre i sessantacinque anni”, ha ricordato Roberto Bernabei, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il fenomeno della non autosufficienza rende obbligatoria, secondo Luciano Di Pietra, direttore sociale dell’ASL n. 1 di Milano, la riorganizzazione dell’offerta dei servizi. E soprattutto la revisione del concetto di welfare, che non può essere un sistema centralizzato ma federativo. Dal canto suo, Alessandro Giustini, presidente della Società italiana di medicina riabilitativa, ha sottolineato la crescita della domanda di riabilitazione e la necessità di privilegiare un approccio “globale”, di tipo sanitario e sociale, nell’affrontare i molteplici e complessi problemi delle persone anziane. E’ in questa logica che occorre un radicale cambiamento di cultura, mettendo fine alla centralità e alla autoreferenzialità della figura del medico. (s.p.)