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07/07/2003

Convegno di Pesaro ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI: NECESSARIO UNIFORMARE I CRITERI DI FINANZIAMENTO DEI PAESI EUROPEI

In Europa i criteri di finanziamento per l’assistenza, la cura e la riabilitazione degli anziani non autosufficienti sono estremamente diversi, se non addirittura contraddittori; occorre, pertanto, uniformare la legislazione dei singoli paesi, in modo da garantire unitarietà di intenti, razionalizzare la spesa pubblica e migliorare l’offerta dei servizi. E’ quanto è stato ribadito nella prima giornata dei lavori del convegno su “Anziani e non autosufficienza”, in corso di svolgimento a Pesaro. La Gran Bretagna, ha spiegato il sociologo Emanuele Pavolini dell’Università di Ancona, destina la maggior parte delle risorse finanziarie alla cura dei casi più gravi, mentre la Germania privilegia una forma di assistenza obbligatoria pubblica ( gestita dalle organizzazioni no-profit) che coinvolge un’ampia fascia della popolazione e lascia libertà di scelta tra l’offerta di servizi e l’erogazione di finanziamenti, da spendere senza alcun controllo. Del tutto opposta la scelta della Francia, dove lo Stato dà direttamente soldi alle famiglie degli anziani non autosufficienti, ma a condizione che siano certificate presso strutture accreditate le spese sostenute e venga predisposto un piano personalizzato di cura e riabilitazione; la legge stabilisce anche il pagamento di un ticket che, per i redditi più elevati, può arrivare fino all’80 per cento della spesa. Ancora diverso è il modello dell’Olanda, in cui il finanziamento (personal budget) ai non autosufficienti è assegnato sulla base di specifici bisogni e non per categorie generalizzate di disabilità. Una soluzione che ha consentito – è stato sottolineato – di affrontare la deistituzionalizzazione delle persone anziane disabili e ridurre i costi, valorizzando nel contempo il ruolo dei privati. C’è, infine, il caso dell’Italia in cui è prevista l’erogazione di una indennità mensile di accompagnamento che, per l’invalidità totale, è di poco superiore ai 400 euro mensili. Anche da noi lo Stato non esercita alcun controllo sul modo in cui viene utilizzata l’indennità, tanto che gran parte delle risorse vanno ad alimentare il mercato sommerso. In alcune ASL, ad esempio in quelle di Milano e Trento, e nella Regione Emilia Romagna, si sta sperimentando una nuova forma di finanziamento basata sulla concessione dell’assegno di cura. Ma l’erogazione delle risorse finanziarie resta ancora legata all’accertamento della percentuale di deficit e non, come sarebbe auspicabile, alla specificità della cura della patologia. Di fronte a questa estrema frammentarietà, è necessario – ha sottolineato l’euro parlamentare Silvana Sbarbati – uniformare i diversi modelli, ma la materia è di pertinenza dei singoli stati europei; in ogni caso, il problema va affrontato all’interno dei nuovi diritti alla salute e in una logica in cui l’offerta di servizi resta saldamente nella mano pubblica, mentre la gestione è sempre più affidata ai privati. Quanto al finanziamento del Fondo per il sostegno agli anziani non autosufficienti, il Governo - è stato ricordato - dovrà introdurre, dal prossimo anno, un’imposta addizionale sui redditi delle persone fisiche, al fine di reperire 20 mila miliardi di vecchie lire. Un obiettivo da raggiungere gradualmente, anche con il concorso delle Regioni che possono prevedere addizionali regionali aggiuntive nella misura massima dello 0,5 per cento. Secondo i dati forniti dal parlamentare Augusto Battaglia, sono seicentomila, nel nostro paese, gli ultrasessantacinquenni non autosufficienti che usufruiscono dell’indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di 7-8mila miliardi di vecchie lire. Una cifra nient’affatto trascurabile che va a sviluppare un lavoro sommerso basato su circa 800 mila operatori sociali e assistenziali, come colf, badanti, infermieri e accompagnatori domestici. L’istituzione del Fondo offre – ha concluso - una preziosa occasione alle Regioni per riconvertire parte della spesa ospedaliera in servizi territoriali di assistenza domiciliare. (s.p.)