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09/06/2003

1° CONFERENZA REGIONALE SULL'IMMIGRAZIONE

L’immigrazione come risorsa fondamentale per un paese maturo e multietnico. Superate la fase dell’accoglienza, tipica degli anni scorsi, oggi - con la nascita dei figli e i ricongiungimenti familiari - gli immigrati rappresentano una parte importante della comunità marchigiana. Una ricchezza da valorizzare attraverso l’integrazione culturale, sociale e il riconoscimento dei loro diritti. Primi fra tutti, quello del voto amministrativo, della casa, del lavoro. È quanto hanno chiesto gli stranieri alle autorità marchigiane, nel corso della 1a Conferenza regionale sull’immigrazione, svoltasi al Palacongressi di San Benedetto del Tronto, promossa dalla Regione Marche, dalla Provincia di Ascoli Piceno e dalla Consulta regionale per l’immigrazione. Quella marchigiana è l’unica consulta, a livello nazionale, presieduta da uno straniero: Nanmonday Kokou Vincent. Una scelta, ha sottolineato l’assessore regionale ai Servizi Sociali, Marcello Secchiamoli, voluta dall’assemblea regionale per valorizzare il ruolo di questo organismo, “strumento valido per superare i contrasti etnici e per promuovere la cultura della solidarietà”. La Conferenza, secondo il presidente della Regione, Vito D’Ambrosio, rappresenta un momento di riflessione necessario per guardare allo sviluppo della nostra società, sempre più multietnica e multiculturale. Il problema dell’immigrazione, da detto il presidente, non va analizzato solo sotto l’aspetto utilitaristico della forza lavoro, ma attraverso quello, ben più complesso, dell’integrazione sociale. Altrimenti l’immigrato rischia di essere esclusivamente un lavoratore e mai un cittadino. La società marchigiana – ha ribadito D’Ambrosio – ha momenti di localismo forti, ma non di chiusura”. Occorre affrontare i problemi, analizzarli e superare le criticità. Per far questo occorre un patto di cittadinanza, basato sul concetto dell’integrazione socio culturale. Governi locali, forze sociali, rappresentanze degli immigrati, devono lavorare assieme, per individuare un “modello di convivenza elastico, condiviso, passibile di correzione, per giungere a una società con forti gradi di coesione”. L’idea di solidarietà, secondo l’assessore Secchiamoli, rischia di rimanere un termine vuoto, se non rinforzato con contenuti concreti. Nelle Marche il pianeta immigrazione è sospeso tra due riferimenti legislativi: la legge Fini/Bossi e la 328/00 che ha riformato i servizi sociali. La prima affronta il problema delle regolarizzazioni e ignora quello dell’integrazione. La seconda, recepita nelle Marche con il Piano sociale regionale, ha innovato il welfare, introducendo il concetto di “relazione tra cittadini e non solo tra istituzioni”. Una lezione anche per la politica, che non sa più parlare alla gente, prigioniera com’è di modelli di relazione superati. I 24 piani di zona elaborati, ha evidenziato Secchiamoli, all’opposto rappresentano una miniera di informazioni e una testimonianza di quanta solidarietà animi il territorio”. È questa la strada che la Regione vuole seguire per governare i problemi dell’immigrazione. “Dopo anni di attività, finalmente siamo giunti a questo appuntamento”, ha esordito il presidente della Consulta, Kokou Vincent. “Per noi immigrati è un grande evento, per parlare dei nostri problemi e per chiedere di essere accolti come cittadini, con parità di diritti e di doveri”. “Chiediamo segnali forti – ha rimarcato Omar Khattab Hussein, coordinatore del Centro polivalente provinciale per immigrati – per non farci sentire stranieri in una terra che è anche la nostra: la seconda patria per noi, ma la prima per i nostri figli”. Anche per il presidente della Provincia di Ascoli, Pietro Colonnella, è giunto il momento di voltare pagina, partendo dal riconoscimento dei diritti, come quello del voto amministrativo: “Dall’immigrazione storica verso il sistema delle piccole imprese, si sta passando verso l’imprenditorialità”. L’immigrato diventa imprenditori e crea occupazione per altri lavoratori. Il cammino verso la piena cittadinanza ha fatto registrare passi notevoli, ai quale è giusto che segua il riconoscimento della piena cittadinanza degli stranieri in Italia. Il saluto della città di San Benedetto è stato rivolto dal sindaco Domenico Martinelli, per il quale il “pubblico” deve mediare tra i diversi interessi che ruotano attorno al mondo dell’immigrazione, in modo che l’integrazione avvenga “senza traumi, per chi arriva e per chi accoglie”. Le conclusioni della giornata sono state formulate dall’assessore regionale al Lavoro, Ugo Ascoli: “La conferenza è stata estremamente interessante, perché dopo le relazioni del mattino, che hanno messo in evidenza le caratteristiche del fenomeno immigratorio - che si possono sintetizzare in una crescita impetuosa negli anni ’90, un radicamento sul territorio e una facilità anche di inserimento, ma con alcune criticità - i gruppi di lavoro del pomeriggio hanno delineato le modalità con cui la Regione e le altre istituzioni potranno migliorare la situazione, a partire dai problemi della casa, ma anche dei servizi, soprattutto a livello dei processi di formazione, cercando di ridurre al minimo le problematiche giudiziarie e della tratta di minori non accompagnati. È emersa la volontà di scambiarsi opinioni e ragionare su come migliorare le cose. Credo che da questa conferenza la Regione trarrà spunti importanti per aggiornare le politiche pubbliche. Ce n’è bisogno, non perché si sia fatto poco, ma perché il fenomeno è cambiato e rischia di crescere altrettanto impetuosamente. Abbiamo bisogno di questi immigrati, sia nelle fabbriche, nelle aziende e nelle famiglie. Dobbiamo, quindi, rendere la loro vita con noi la più semplice e civile possibile”.