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30/05/2003

Seminario regionale sul ruolo e l’assetto della Polizia locale NON SOLO VIGILE , MA AGENTE PER LA SICUREZZA DELLE CITTA’

La sicurezza, e quella urbana in particolare, è diventato un bene di prima necessità per i cittadini. Le politiche integrate di sicurezza perciò, sono l’intelaiatura dentro la quale costruire i nuovi sistemi di polizia locale. Nuovi, perché il trasferimento dallo Stato alle Regioni della competenza esclusiva in materia di Polizia locale amministrativa, impone una revisione dei ruoli, delle figure e delle funzioni di quelli che siamo abituati a chiamare “vigili urbani”. Che saranno, invece, in futuro agenti di polizia locale e ufficiali di polizia locale, in stretto raccordo con tutte le altre forze di polizia , alle quali è demandato il compito di sicurezza e di ordine pubblico, rimasti di competenza statale. Anche nel seminario regionale, organizzato dalla giunta regionale e tenutosi oggi, presso la Facoltà di Economia di Ancona, sul ruolo e l’assetto delle polizie locali , il concetto delle politiche integrate di sicurezza e la necessità di rivedere la normativa regionale, risalente al 1988 , è emerso con evidenza. Lo stesso assessore regionale alla Polizia locale, Lidio Rocchi, oltre ad aver ribadito la scelta di non dar vita ad una nuova forza di polizia, la polizia regionale, ha sottolineato nel suo intervento in apertura dei lavori, l’esigenza di un’organizzazione coordinata delle polizie, da attuare a livello locale dai sindaci e dai presidenti di Provincia, per contrastare la criminalità e prevenirne la diffusione. Compito, infatti, del vigile di quartiere, oltre al controllo e ad essere un presidio fondamentale sul territorio, sarà anche quello di polizia giudiziaria con funzioni non solo di prevenzione dei reati. Nelle Marche , secondo la recente indagine commissionata dalla giunta sulla qualità della vita, al terzo posto delle preoccupazioni dei cittadini, dopo la disoccupazione e la sanità , sta infatti la criminalità con il 19%, nonostante la nostra regione continui ad essere tra le meno colpite da tale grave fenomeno. Rocchi ha anche suggerito un primo, semplice ma concreto passo in tema di coordinamento e organizzazione: l’istituzione di un numero telefonico unificato per l’intera regione che risponda alle chiamate di pronto intervento per la polizia locale. “Non è più pensabile -ha detto- se parliamo di integrazione di forze e di sinergie, che esistano 246 numeri diversi per chiamare la Polizia locale.” La Regione Marche è già dotata di una propria legge - recentemente approvata - sulle politiche integrate di sicurezza, e si appresta ora a modificare la disciplina prevista dalla legge regionale 38/88 “ Norme in materia di Polizia locale. ” “La nuova normativa – ha spiegato Rocchi – si dovrà basare anche sulle proposte emerse dai tre gruppi di lavoro che hanno elaborato nel corso del seminario, sui temi della gestione associata delle funzioni di Polizia locale; la formazione; la collaborazione con le forze di Polizia dello Stato e le attività di polizia giudiziaria. “Ma sicuramente – ha concluso l’assessore- al fine di articolare un innovativo e moderno strumento legislativo, saranno essenziali la cooperazione con le forze di Polizia dello Stato, la formazione e aggiornamento degli operatori di polizia locale, determinare standard minimi dei servizi territoriali, disciplinare lo svolgimento delle funzioni di pubblica sicurezza e l’armamento degli operatori, così come regolamentare la qualifica giuridico-previdenziale del personale , implementare i sistemi informativi sia sotto il profilo tecnologico che della comunicazione, realizzare efficienti servizi nei quartieri (vigile di quartiere). “ Il responsabile del gruppo di lavoro che ha elaborato la proposta di legge nazionale ad iniziativa di ANCI-UPI e Conferenza dei Presidenti di Regione, Cosimo Braccesi , ha illustrato lo schema di legge, evidenziandone la funzione di strumento di collegamento e raccordo tra le competenze statali ( sicurezza e ordine pubblico) e quelle regionali ( polizia locale amministrativa) . “Un nodo che ha creato da principio difficoltà anche perché non c’era un soggetto politico forte – come sono stati poi ANCI, UPI e Conferenza dei Presidenti- che rappresentasse le problematiche della sicurezza e della polizia locale.” Questa proposta – ha sottolineato Braccesi - che individua compiutamente un nuovo profilo e qualifica giuridica della Polizia municipale, il “nucleo duro che fa la differenza” , e affronta nel contempo il ruolo delle città e delle politiche di sicurezza urbana, rappresenta la sintesi dei due percorsi legislativi: quello della Polizia municipale e quello delle esperienze delle politiche di sicurezza delle Regioni. “ (ad’e)