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26/05/2003

Interventi regionali nel settore della zootecnia. Una proposta di legge.

Un settore su cui la Regione investe anche alla luce dei profondi cambiamenti che l’agricoltura marchigiana è destinata ad avere. Infatti, oggi, la parte del leone la fanno i seminativi, circa l’80%, ma quando non si potrà più contare sui contributi comunitari, lo scenario è destinato a cambiare. E diventano importanti settori dove c’è una vocazionalità delle Marche, come la zootecnia. Così l’assessore all’agricoltura Giulio Silenzi ha presentato la proposta di legge del settore, che è stata votata dalla giunta e inizia il suo iter in Consiglio regionale. Valorizzare il patrimonio zootecnico regionale, migliorare la qualità delle produzioni, garantire la sicurezza alimentare umana, tutelare l’ambiente, sviluppare l’allevamento estensivo (cioè rispettoso delle esigenze dell’animale ed ecologico) nelle zone montane. Sono queste le finalità della proposta “Interventi regionali nel settore della zootecnia”. Il settore è anche considerato – ha detto - un valido strumento per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente e per contrastare lo spopolamento della montagna. Con la nuova normativa la zootecnia regionale avrà un sostegno legislativo e finanziario continuativo, per superare i problemi del comparto. Il Consiglio regionale, a seguito dell’emergenza Bse (mucca pazza), lo scorso anno ha approvato il Piano zootecnico regionale. Ha quindi impegnato la Giunta a presentare una proposta di legge, prevedendo maggiori risorse a sostegno degli allevatori. Rispetto alle leggi in vigore, la proposta stanzia 1,5 milioni di euro di fondi aggiuntivi. La proposta di legge si compone di 13 articoli. Concede contributi per progetti di ricerca e sperimentazione, per l’assistenza tecnica, la selezione e il miglioramento genetico del bestiame. Regolamenta la riproduzione animale, l’ammodernamento degli allevamenti, l’acquisto di macchine e attrezzature, l’acquisto di riproduttori di pregio (maschi e femmine). Prevede aiuti per spostare gli allevamenti in contrasto con l’interesse pubblico e per la conservazione delle razze a rischio di estinzione. Disciplina gli interventi per la lotta contro le malattie degli animali, in modo da garantire la sicurezza alimentare e tutelare i consumatori. Concede, infine, contributi per l’apicoltura, attività dal forte contenuto ambientale. La conferenza stampa di presentazione si è svolta presso l’azienda MEI di Civitanova, che ha un allevamento di 170 bovini, tutti di razza marchigiana, tutti iscritti al libro genealogico. DATI CENSIMENTO (alla data del 22 ottobre 2000) – Il patrimonio zootecnico marchigiano è composto (dati Istat, anno 2000) da 78 mila bovini, 493 bufalini, 162 mila ovini, 7 mila caprini, 5 mila equini, 147 mila suini, 7 milioni e 600 mila avicoli, 984 mila conigli e oltre 3 mila struzzi. Le aziende agricole marchigiane che praticano l’allevamento sono 39.479, pari al 56,6% del totale. E’ un dato inferiore del 28,7% rispetto a quello del censimento del 1990 (il dato nazionale è però maggiore –38%). Questo il dato disaggregato: suini –49,1%; bovini –41,7%; ovini –54,4%. La contrazione ha interessato prevalentemente le aziende di minore estensione. Invece, sopra la soglia dei 20 ettari, le aziende allevatrici sono aumentate, con tassi di incremento crescente con la superficie aziendale, fino al +57,4% della classe con oltre 100 ettari di superficie totale. L’allevamento più diffuso è quello avicolo, segue l’allevamento dei suini, quello dei bovini e gli ovini.