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07/05/2003

Seconda conclusiva giornata della Conferenza di Lipsia sul futuro della politica di coesione D'AMBROSIO: UN RUOLO CENTRALE A REGIONI E AUTONOMIE NELLE POLITICHE PER L'OCCUPAZIONE

La Conferenza di Lipsia sul futuro della politica di coesione si e'' conclusa con il confronto delle proposte emerse nei diversi gruppi di lavoro. D''Ambrosio ha riferito all'' assemblea plenaria sull''andamento del dibattito nel terzo gruppo da lui presieduto sintetizzando la discussione su cinque questioni fondamentali: 1. quale bilancio si può, oggi, tracciare della politica dell''occupazione e degli affari sociali realizzata attraverso l''Obiettivo 3? E, in particolare, per ciò che concerne la sua dimensione regionale? 2. bisogna fare evolvere tale politica in previsione della riforma del 2006 per meglio rispondere ai bisogni dei territori? E se sì, in che senso? 3. come meglio articolare la politica regionale e la politica dell''occupazione e degli affari sociali? Bisogna regionalizzare l''obiettivo3? 4. quale posto devono occupare le Regioni e gli enti locali nella "governance" di questo settore? 5. come affrontare il problema delle fasce deboli (anziani, donne emigranti) anche in previsione del 2006? Per quanto riguarda la risposta alla prima questione, D''Ambrosio ha sottolineato che dagli interventi si può dedurre che il bilancio della politica dell''impiego realizzata attraverso l''obiettivo 3, negli Stati membri con una forte presenza regionale, non ha ottenuto risultati pienamente soddisfacenti per le collettività territoriali e soprattutto per le Regioni. Infatti l''Obiettivo 3 rimane ancora uno strumento troppo orizzontale e la sua realizzazione non ha prodotto risultati significativi. In molti Stati membri le collettività territoriali sono coinvolte molto poco nella elaborazione e nella realizzazione dell''Obiettivo 3. Inoltre è molto complesso in termini di gestione in quanto spesso c''è una sovrapposizione tra l''obiettivo 2 e l''obiettivo 3 e ciò aumenta le complicazioni burocratiche, mentre al contrario e'' diffusa la richiesta della maggiore semplificazione possibile. Sulla seconda questione il dibattito - ha affermato il Presidente della Regione Marche - ha evidenziato che dopo il 2006 è assolutamente necessario attribuire alle collettività locali e in particolare alle Regioni un ruolo centrale sia per la elaborazione che per la realizzazione delle misure a favore dell''impiego. E'' necessario dunque rivedere alcuni aspetti di tale politica affinché siano effettivamente le Regioni a gestirla e non più lo Stato centrale. La gestione della politica dell''occupazione e della formazione da parte delle Regioni è assolutamente indispensabile in quanto la formazione e l''occupazione costituiscono due dei grandi fattori di competitività e di sviluppo delle Regioni stesse. Per quanto riguarda le future politiche dei fondi europei dopo il 2006, dal workshop è venuta una chiara indicazione nel rivedere e semplificare le relazioni tra l''Obiettivo 3 e l''Obiettivo 2. Dopo il 2006 e'' opportuno territorializzare l''Obiettivo 3 con la conseguente inclusione delle sue misure nel nuovo Obiettivo 2. Una simile soluzione avrà come conseguenza che le Regioni dovranno gestire solamente un programma e potranno perseguire una migliore integrazione, tra le azioni e tra i fondi. Nel breve periodo, per quanto riguarda problemi specifici, quali quelli dei lavoratori transfrontalieri bisognerà utilizzare, dopo l''allargamento e il conseguente spostamento dei confini - i fondi disponibili con molta flessibilita'', comprendendo anche quelli delle altre iniziative specifiche (quali ad esempio INTERREG, TACIS, PHARE, MEDA, CARDS) per sostenere al meglio una politica di riqualificazione professionale che permetta a questi lavoratori un migliore inserimento nel nuovo quadro di sviluppo economico. E'', inoltre, venuta dalla discussione del workshop la chiara indicazione che siano le Regioni, con un nuovo e piu'' forte coinvolgimento dei poteri locali, a seguire la politica occupazionale; esse infatti si trovano nelle migliori condizioni per definire le priorità e gestire la realizzazione delle misure in favore dell''educazione, della formazione e dell''occupazione, data la loro migliore conoscenza delle situazioni nei territori. Sull''ultima questione D''Ambrosio ha infine rimarcato che non ci può essere una forte competitività economica senza una forte coesione sociale che coinvolga sempre di più e meglio le fasce che potrebbero essere escluse e che recuperi quelle deboli e marginalizzate della società. Pertanto la creazione di nuovi e migliori posti di lavoro avrà il duplice aspetto positivo di rinsaldare e aumentare la coesione sociale e di rafforzare il ruolo complessivo dell''Unione europea nel quadro della globalizzazione mondiale.