Sono molte, e tutte di rilievo, le novità contenute nel progetto regionale “Autismo nelle Marche”: si avvia un nuovo servizio regionale di diagnosi e cura per i soggetti in età evolutiva; si potenziano i centri socio-educativi diurni per adolescenti e adulti, si investe nella formazione degli operatori, si valorizzano le attività di sostegno ai genitori, si prevede, infine, un servizio residenziale per soggetti privi di sostegno familiare. Il tutto in un’ottica di interventi integrati socio-sanitari. Comprensibile, quindi, la soddisfazione con cui,al convegno di Senigallia, l’Angsa, Associazione nazionale genitori soggetti autistici, ha accolto il progetto elaborato in collaborazione con la Regione.
“Che si sia di fronte ad una svolta nella diagnosi e nella cura di questa grave patologia lo confermano – ha rilevato al termine del dibattito Marcello Secchiaroli, assessore regionale alle Politiche sociali – il clima di grande fervore e di sensibilità che ha caratterizzato la fase di elaborazione del progetto e la straordinaria partecipazione – oltre mille persone - registrata al convegno. Questo dimostra, in maniera evidente, la centralità assoluta – ha aggiunto l’assessore - di un tema,come quello della diagnosi e della riabilitazione dei soggetti con disturbi autistici, troppo spesso dimenticato o relegato ai margini delle politiche sulla disabilità”.
Sul piano finanziario, il progetto prevede una spesa complessiva di oltre due milioni di euro (circa 4,5 miliardi di vecchie lire): un impegno notevole in netta controtendenza rispetto alla politica di tagli ai servizi attuata dal Governo centrale; di rilievo anche l’impegno organizzativo e le risorse umane che, all’interno di ciascun ambito territoriale, Ausl, Comuni e Comunità Montane metteranno a disposizione. Ma non basta. “Occorre – ha sottolineato Secchiaroli – mettere in rete i servizi, in modo da assicurare risposte concrete ed omogenee ai cittadini, da Pesaro a San Benedetto, superando l’attuale distribuzione a macchia di leopardo”. Per questo è fondamentale la partecipazione di tutti: dai genitori, sui quali continuano a ricadere gli oneri più pesanti, agli operatori del servizio pubblico al personale del mondo della scuola. Anche gli operatori dei centri socio-educativi diurni sono chiamati a svolgere un ruolo importante Al termine del percorso scolastico i soggetti autistici e le loro famiglie corrono il rischio, è stato detto, di isolarsi o di ritrovarsi “parcheggiati” in strutture inadeguate. Da qui la necessità di avviare esperienze di orientamento al lavoro, occasioni di lavoro protetto e di gestione del tempo libero nei centri socio-educativi diurni e nei centri di aggregazione giovanile.
Al convegno non sono mancate critiche pesanti al Governo. “Siamo usciti da poco – ha ricordato Secchiaroli – da una vertenza molto pesante sui tagli ai servizi sociali, polemica poi rientrata per la ferma opposizione delle Regioni e degli enti locali, e già si profilano nuove riduzioni. Il quadro normativo cambia in continuazione, gli accordi non vengono rispettati e l’autonomia è sempre più ridotta dal centralismo governativo. Il rischio di tornare indietro e abbandonare a se stessi i disabili è reale. Da qui la necessità – ha concluso - di difendere il welfare e gli spazi di democrazia e di federalismo che la riforma del titolo V della Costituzione affida alle Regioni e al sistema delle autonomie locali in modo da garantire il diritto alla qualità della vita delle persone affette da autismo e il sostegno alle loro famiglie. (s.p.)
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