Le Marche sono tra le prime regioni ad aver risarcito le vittime dei danni provocati da vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni di sangue. In totale sono 450 i cittadini che, dopo anni di attesa e ritardi dovuti a carenza di finanziamenti statali, ostacoli burocratici e difficoltà di interpretazione della legge, hanno finalmente ottenuto l’indennizzo, con un risarcimento complessivo di oltre sedicimila euro. A fornire i dati è l’assessore regionale alla sanità Augusto Melappioni, che sottolinea il ruolo attivo dell’ente nello smaltimento delle numerose pratiche arretrate provenienti dal Ministero della salute, molte delle quali risalenti addirittura al 1995.
A dare una svolta è stata la scelta del governo regionale, cui nel 2001 sono state delegate le funzioni ministeriali, di integrare, con fondi del bilancio regionale, gli scarsi finanziamenti statali. Un prezioso contributo è stato dato anche dalla Commissione medica ospedaliera, organo competente nell’accertamento dei danni, che ha definito altre 470 notifiche relative ad attività di verifica, ricorsi e contenziosi vari. Entro i primi mesi dell’anno tutte le pratiche ammesse al finanziamento saranno definitivamente espletate. A queste vanno aggiunti i 140 indennizzi-vitalizio assegnati dal Ministero. In totale, il fenomeno ha interessato circa un migliaio di marchigiani.
In base alla legge 210 del’92 e alle sue successive modificazioni, l’indennizzo spetta a chiunque, a seguito di vaccinazioni obbligatorie, abbia riportato lesioni o menomazioni permanenti della propria integrità psicofisica. L‘indennizzo è riconosciuto anche a coloro che si sono sottoposti a vaccinazione antipoliomelitica non obbligatoria e ai soggetti contagiati da infezioni HIV provocate da trasfusioni, somministrazione di emoderivati o dal contatto con sangue di persone affette da HIV. Rientrano, inoltre, nei benefici della legge anche i cittadini che presentano danni provocati da epatiti post-trasfusionali e i soggetti a rischio operanti nelle strutture sanitarie che si sono sottoposti a vaccinazioni non obbligatorie.
L’indennizzo consiste nella corresponsione di un assegno vitalizio, la cui entità varia a seconda del contagio e della gravità dei danni: per le richieste inevase dal’95, gli arretrati si aggirano intorno ai 45 mila euro, circa 90 milioni di lire; in caso di morte direttamente collegata alla patologia, gli eredi possono optare per un assegno una tantum di 75 mila euro (circa 150 milioni di lire). Ai soggetti viventi la Regione assicura un vitalizio bimestrale.
Nella stragrande maggioranza dei casi, gli indennizzi riguardano i danni derivanti dalle trasfusioni di sangue (ad esempio, epatite C) e dalla somministrazione di emoderivati; meno rilevante è il fenomeno dei danni da vaccinazioni, peraltro spesso causa di gravi menomazioni. Le domande di indennizzo per vaccinazioni o epatiti post-trasfusionali sono rivolte alle Aziende unità sanitarie locali, cui compete la definizione dell’istruttoria delle pratiche. Alle Unità sanitarie locali spetta anche il compito di predisporre progetti di informazione sull’uso dei vaccini e sulle sue possibili complicanze; i progetti sono rivolti a tutta la popolazione, con particolare riferimento ai giovani e ai soggetti a rischio. (s.p.)
|