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21/11/2002

Ambiti territoriali sociali ADOTTATE LE LINEE GUIDA PER LA PREDISPOSIZIONE DEI PIANI DI ZONA

Interventi a favore della persona e della famiglia, livelli omogenei di servizi su tutto il territorio, prestazioni flessibili, diversificate e non predefinite, miglioramento della qualità complessiva dell’offerta dei servizi, valorizzazione delle esperienze più significative. Ecco cosa cambierà nel modello organizzativo per i Piani di Zona che dovranno essere predisposti dai 24 Ambiti territoriali sociali entro il marzo 2003. Sono state , infatti, recentemente adottate dalla giunta regionale, su iniziativa dell’assessore ai Servizi Sociali, Marcello Secchiaroli, le linee guida per la predisposizione del primo Piano di Zona, diretta attuazione del Piano Sociale regionale, dopo la riforma del Welfare ( L.328/2000) “Un cambiamento, si può dire radicale, di concepire gli interventi in modo integrato e trasversale rispetto alla complessità dei bisogni dei cittadini marchigiani”, ha evidenziato lo stesso assessore regionale. ”Si tratta, infatti, di perseguire obiettivi di benessere sociale con criteri organizzativi e progettuali innovativi: partecipazione attiva, integrazione degli interventi, promozione del dialogo sociale, sviluppo dei servizi domiciliari, personalizzazione delle prestazioni. Una programmazione, inoltre, costruita “dal basso”, con una modalità di lavoro che dovrà investire tutti i soggetti istituzionali: l’Ambito, il Comitato dei sindaci, il coordinatore d’Ambito e l’Ufficio di Piano, la Provincia, i distretti ASL che a loro volta dovranno coinvolgere gli altri attori sociali e cioè la cooperazione sociale, il volontariato, le fondazioni, i sindacati, ecc.” Il Piano di Zona ha validità triennale ( quello per il 2003, considerato lo spiccato valore sperimentale durerà un anno) e prevede singoli piani annuali di attuazione per realizzare un sistema integrato di servizi sociali che, secondo la dimensione delle aree di intervento, riguarderà la famiglia, l’infanzia e adolescenza, i disabili, il disagio adulto, gli anziani, gli immigrati. Tali aree di intervento possono essere lette come aree organizzative e così la promozione sociale, i servizi a domicilio, i servizi semiresidenziali e residenziali, gli interventi in emergenza; e come funzioni, cioè cura e assistenza, accompagnamento e abilitazione, educazione, informazione e consulenza. Un importante strumento di programmazione locale, quindi, che dovrà prendere forma da un “identikit della comunità”, cioè dalla conoscenza del territorio in cui si opera e dei fattori che interagiscono per valutare l’esistente. Quindi la comunità si disegnerà per fasi conoscitive sulla popolazione, i bisogni e la domanda, l’offerta di servizi, le risorse. Nel Piano di Zona dovranno essere individuate anche le criticità della comunità: l’adeguatezza dell’offerta di servizi, dei processi organizzativi, la qualità delle professionalità, della gestione e delle strutture. In questo primo momento di attuazione del Piano Sociale, un soggetto-servizio particolarmente importante per orientare le scelte sarà l’Ufficio di Promozione Sociale, da istituire in ogni Ambito, secondo modalità fortemente partecipative. Una struttura fisicamente presente sul territorio che, proprio per essere il più possibile articolata, accessibile e decentrata, dovrà funzionare come una sorta di “antenna” dei bisogni della comunità, in grado di ricevere segnali e trasmettere informazioni, ma anche di affiancare gli utenti nei percorsi di ricerca delle soluzioni per affrontare le diverse problematiche. (ad’e)