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24/10/2002

PRESENTATA IN REGIONE L’INDAGINE SULLE MENSE SCOLASTICHE MARCHIGIANE REALIZZATO DALLO SPORTELLO REGIONALE DEL CONSUMATORE

Un argomento di attualità, quello del servizio fornito dalle mense scolastiche nelle Marche, è stato trattato nel convegno della Regione per presentare l’indagine realizzata dallo Sportello regionale del consumatore. “Argomento che tocca da vicino le Amministrazioni locali – ha esordito l’Assessore alla Tutela dei consumatori Roberto Ottaviani – per cui la Regione sta facendo la sua parte con una serie di progetti che direttamente o indirettamente contribuiscono a migliorare un servizio la parte più importante della nostra popolazione: i bambini e gli adolescenti.” La Regione Marche è una delle 5 regioni del centro Italia protagonista del programma comunitario YES (Young E. Safe), ovvero scuola elettronica del consumo, insieme a tre Paesi europei (Francia, Spagna e Slovenia) e questa indagine, che mira a stabilire la qualità del servizio, i costi e la distribuzione sul territorio, si colloca nel momento giusto. E’ importante aggiungere che oltre allo Sportello regionale hanno contribuito l’ACU-Marche, l’Adiconsum, l’Adoc, la Federconsumatori e Quadrifoglio, cioè i protagonisti della politica di difesa del consumatore. “In questi giorni – ha aggiunto Ottaviani - si è insediato il ‘tavolo verde’ sui problemi dell’agricoltura marchigiana; un aspetto in discussione è lo sviluppo del biologico, settore che vede le Marche al terzo posto in Italia in percentuali produttive e che riguarda da vicino due delle tre A (Alimentazione, Agricoltura e Ambiente) alla base della ristorazione sco-lastica. ”Il biologico – sostiene la giornalista tecnologica alimentare Venetia Villani – andrebbe imposto o perlomeno diffuso in larga scala nelle mense scolastiche.” Dall’indagine su 562 mense in 70 Comuni sul totale dei 246 marchigiani, risulta che il 56% usa prodotti biologici, con una decisa differenza fra nord e sud: solo il 15% delle strutture ascolane contro il 75% di quelle pesaresi, il 65 maceratesi e il 57 dell’anconetano. “Non so – ha sottolineato l’Assessore – se dipende da un problema culturale, visto che la differenza si ritrova fra nord e sud dell’Italia, ma sicuramente è un problema produttivo e di mercato. Le aziende biologiche marchigiane si concentrano nella fascia centro settentrionale ed essendo una produzione di nicchia e dove il cosiddetto fresco ha una grande importanza, la presenza di produttori in loco è decisiva per incrementare l’uso di tali prodotti.” Dallo studio, comunque, si rileva un uso crescente di alimenti naturali e biologici e laddove non vengono forniti si sta valutando il loro inserimento nei menù. Un’altra peculiarità emersa dagli interventi di Gian Filippo Straccia dello Sportello Consumatori, Giuseppe Pandolfi dell’Asl 7 e Pietro Talarico, dirigente regionale, è la cultura della tipicità che si sta inserendo anche in questo tipo di ristorazione. Le mense spesso erogano alimenti e piatti tipici delle zone dove operano. Per quanto riguarda i dati sul costo del servizio emerge che pur essendo sostanzialmente omogenei su tutto il territorio, variano da comune a comune legati al reddito familiare, alla fascia di permanenza giornaliera dell’adolescente e al numero di figli che utilizzano il servizio. (fb)