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28/06/2002

QUALE SVILUPPO PER LA MONTAGNA, PRESENTATA A URBINO L'INDAGINE NAZIONALE DEL CNEL, DURANTE IL CONVEGNO ORGANIZZATO DALLA REGIONE

La Montagna è un modello di sviluppo integrato e sostenibile? All’interrogativo ha dato risposta il Convegno di Urbino del Cnel e della Regione Marche a cui hanno partecipato il Presidente della Giunta, Vito D’Ambrosio, l’Assessore Roberto Ottaviani, il Coordinatore del Gruppo di lavoro sulla Montagna del Cnel, Roberto Confalonieri, e il Presidente della VI commissione del Cnel, Mario Sai, che ha tenuto la relazione introduttiva: “Per definire una strategia per la montagna – ha detto – bisogna mobilitare tutte le forze sugli obiettivi disponibili e poi definire metodo e programma mirando a un orizzonte europeo. Il 60% della popolazione europea vive in montagna, dove viene speso solo il 6% delle risorse. Da qui il declino. Nessuna rete locale può sostenersi senza un’equilibrata politica nazionale. Dobbiamo dare un ruolo a settori nuovi e avanzati e trovare un equilibrio fra vincoli e sviluppo valorizzando la crescita locale e integrando il rapporto fra pubblico e privato. “Aspetti sui quali – ha detto D’Ambrosio – la Regione Marche ha dato parecchio in confronto ad altre, ma non a sufficienza rispetto a quanto gli abitanti della montagna auspicano. Nel 2001 sono stati approntati fondi per oltre 5 milioni di euro, di cui tre quinti escono dal Bilancio regionale. Nel prossimo quinquennio la spesa sarà di 42 miliardi di lire: non poco. Dobbiamo puntare alla qualità della vita e dello sviluppo, mettendo al primo posto la sostenibilità come nel caso del riassetto idrogeologico, sul quale i Governi nazionali, in particolare l’ultimo, hanno dimostrato una grande ‘avarizia’. Tutelare la montagna significa tutelare tutto il territorio, fino alla costa, senza una politica di vincoli, ma con un’intelligente fornitura di servizi e l’ottimizzazione delle risorse che la montagna dà in più campi.” Secondo D’Ambrosio lo strumento è, oggi come ieri, la concertazione, altrimenti altri decideranno. “Temo molto – ha aggiunto - il prossimo DPF (documento di programmazione finanziaria) di un Governo sempre più centralistico. Al contrario vanno messi insieme i vari livelli istituzionali con un’intelligente distribuzione dei compiti.” Così la pensa anche Ottaviani per il quale il convegno è stato un tavolo di confronto importante e necessario fra il Cnel e le regioni presenti (Toscana, Umbria, Abruzzo, Lazio, Emilia, Molise). “La montagna é una ricchezza – ha ribadito –, va utilizzata, non sfruttata, con una politica solidaristica nei confronti del territorio, fatta da innovazioni, tanto quanto da tutela, da tecnologie adatte, tanto quanto da sviluppo naturale delle biodiversità. La Montagna non é territorio solo da conservare, ma da sviluppare in una strategia di coesione: strategia che tuteli, non vincoli.” Molti gli interventi di Associazioni, come la CNA e CIA, e Istituzioni. Il presidente di Comunità montana Guerrino Bonalana ha presentato il progetto Marketing Appennino, mentre Salvatore Frigerio, monaco di Fonte Avellana, ha parlato del Codice forestale camaldolese che nonostante secoli di vita è di una modernità unica. Pierluigi Caputi, Coordinatore del progetto APE, ha fatto un parallelo lo sviluppo odierno e quelli di alcuni decenni fa. “Le dighe per la produzione d’energia elettrica hanno avuto anche effetti negativi – ha detto -, ma sono state un motore di sviluppo indispensabile. Gli Enti locali, di fronte a problemi simili, debbono anticipare l’insieme delle ricadute positive e negative, con il consenso dei portatori d’interessi sia di natura ambientale che economica. Il 50% del territorio Appenninico è vincolato, ma ricordate quando i pastori con la transumanza portavano effetti innovativi contrastati dai contadini più conservatori? Dai tempi di D’Annunzio questo dibattito si è evoluto dimostrando che c’è possibilità di sinergia fra conservazione e innovazione, fra vincolo e sviluppo.”