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28/06/2002

Apertura del seminario di studi all’Abbadia di Fiastra – “ Marche Archeologiche”CARTA ARCHEOLOGICA, STRUMENTO INDISPENSABILE DI CONOSCENZA

Tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio archeologico regionale, anche in rapporto alla pianificazione urbanistica. Su questi temi si è articolato il seminario di studi, organizzato dalla Regione Marche – Centro Beni Culturali- e intitolato “Marche Archeologiche- Dal progetto Piceni alla gestione del sistema” che si è aperto oggi e proseguirà domani all’Abbadia di Fiastra , ormai eletta sede privilegiata del dibattito sui beni culturali nella nostra regione. Per la programmazione degli interventi in materia di tutela e gestione del patrimonio archeologico, il progetto di Carta Archeologica Marchigiana (CAM) avviato nel 1996 in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica per le Marche, costituisce uno strumento essenziale di conoscenza che si rivela indispensabile non solo per gli enti istituzionalmente preposti a tali interventi (Regione e Soprintendenza Archeologica, appunto), ma anche agli Enti locali per il governo del territorio e perfino ai Carabinieri nella loro opera di prevenzione dei reati contro il patrimonio culturale. Davvero tanti i siti archeologici censiti dalla CAM: oltre 1600 pari alla copertura di1/3 del territorio regionale. Un’attività di catalogazione ( per ora a metà della potenziale opera di censimento : si prevedono infatti altrettanti siti da catalogare) che ha previsto le georeferenziazione dei siti su supporto informatico e la sistemazione dell’Archivio della Soprintendenza Archeologica con la georeferenziazione di tutte le aree vincolate ai sensi della Legge 1089/39. “Ma non si tratta solo di disporre di uno strumento sistematico utilissimo per la conoscenza, la conservazione, la valorizzazione dei beni culturali – ha detto Raimondo Orsetti, dirigente del Centro Beni Culturali in apertura del seminario- ma è anche il risultato di un impegno centrato sul processo di catalogazione dei beni culturali, sviluppato in più fasi e trasfuso in un sistema ( il SirPac) che consente il dialogo interattivo con diversi sistemi informatici, come il portale internet della Cultura, per la consultazione online. Da non dimenticare poi che il progetto di Carta Archeologica ha anche rappresentato uno sbocco occupazionale per decine di giovani laureati in materie umanistiche. La programmazione del 2002, proprio sulla base della CAM, prevede che l’attività di catalogazione venga riformulata per confluire in una generale Carta del Rischio del patrimonio culturale. Fondandosi su una conoscenza approfondita del territorio, sarà possibile così individuare interventi sui beni culturali, in funzione del loro stato di conservazione e della pericolosità dell’ambiente in cui sono ubicati. L’obiettivo è quello di una strutturata ed integrata gestione delle informazioni, finalizzata ad una più attenta e consapevole politica di “conservazione programmata”. Dalla catalogazione alla Carta del rischio quindi, ambiziosamente, per collocare le Marche tra le regioni leader nella tutela e nella conoscenza del patrimonio culturale.” Il Soprintendente all’Archeologia per le Marche, Giuliano De Marinis ha messo in rilievo “come negli ultimi anni siano cambiati in positivo e in volontà di concreta collaborazione i rapporti tra le istituzioni, superando le diffidenze per tradurle in progetti comuni. Esempi buonissimi sono proprio la Carta archeologica e il progetto Piceni che ha lasciato un forte segno nel territorio in termini di cambio di mentalità anche da parte degli Enti locali: una più forte sensibilità e consapevolezza sul patrimonio archeologico e la riapertura di molte sedi museali. “De Marinis ha anche sottolineato il rammarico per la scarsità di risorse che non permette di completare la Carta Archeologica ( servirebbero altri 500 milioni): un lavoro che è in continua evoluzione e rischia di “invecchiarsi” prima di vedere la fine. “Al di là delle incertezze politiche a livello nazionale- ha continuato De Marinis- gli ottimi rapporti consolidati con la Regione soprattutto con queste iniziative che sono, non a caso affermazioni importanti proprio per la continuità di relazioni, hanno subito uno stallo negli ultimi due anni; una situazione, secondo me, determinata dal continuo avvicendamento nelle cariche assessorili alla Cultura.” Fabrizio Costa , Direttore del Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Marche, ha rimarcato la funzione dei dipartimenti come motori di sinergia tra i settori dell’amministrazione regionale. “In questo senso – ha detto- il settore dei beni culturali, evidentemente ormai percepito come risorsa e valore per lo sviluppo della regione, deve rappresentare uno dei punti di snodo di una rete che si collega con la formazione, l’ambiente, il turismo, l’urbanistica. Una rete di programmazione integrata che sia ispirata all’innovazione , alla formazione e alla certificazione di qualità che già il settore cultura sta promuovendo proprio con strumenti come il sistema di catalogazione. Stiamo elaborando, ha proseguito, il Testo Unico delle leggi sui beni culturali dove si apre un maggiore spazio al privato e alla canalizzazione di questo tipo di risorse per la Cultura ; un po’ quello che si prevede con la “Patrimonio s.p.a.” a livello statale. Un’ulteriore apertura al mondo del volontariato, dove anche in questa regione con l’associazionismo e la cooperazione, ha dimostrato di essere soggetto attivo nella gestione del patrimonio. “ I lavori del seminario sono quindi proseguiti con alcune relazioni tecniche. La responsabile del progetto CAM, Paola Marchegiani del Centro beni Culturali della Regione, ha illustrato il progetto centrando il suo intervento su “cosa non è “ la Carta Archeologica. “Non è una nuova ricerca ricognitiva di superficie, ma un metodo diverso di registrare la ricerca esistente, portandola ad un “unicum” organico con la finalità di fare il punto sul già noto. Una carta compilativa dunque a livello informatico su base cartografica vettoriale, che è caratterizzata dalla massima fruibilità e facilità di consultazione anche via internet dal portale della Cultura ( www.cultura.marche.it); una raccolta di dati che erano frammentati, sulla base di ricerche prima bibliografiche, poi sul territorio. Due i criteri di limitazione della campionatura di rilevamento: uno territoriale, la CAM ha censito i siti extraurbani e uno cronologico, e cioè la rilevazioni di siti risalenti al tardo antico, tralasciando dal medioevo in avanti. Un lavoro che ha significato lo sviluppo di collaborazioni tra più Enti: dalla Soprintendenza agli Enti locali alle Università, non solo marchigiane. Quella di Oxford per esempio, ha già chiesto l’utilizzo della Carta per una ricerca scientifica.” “La legge regionale 16/94 – ha evidenziato Simona Teoldi del Servizio regionale Beni Culturali- sulla salvaguardia e valorizzazione del sistema archeologico - ha avuto il merito di parlare per prima di sistema e di avviare i principi della concertazione in questo settore. I punti di forza della legge : il Comitato di Programmazione, Regione-Soprintendenza-Province-Enti locali e tecnici, che ha disegnato un sistema archeologico ( 7 parchi e 24 aree archeologiche) ancora oggi valido e oggettivo nella valutazione; le realizzazioni: 82 interventi avviati di cui 39 completati e 43 in corso di attuazione per un importo di 4 miliardi e mezzo di vecchie lire ( 3600 milioni della regione e il 20% degli Enti locali); la diffusione della consapevolezza nel territorio della valorizzazione delle evidenze archeologiche. Un punto di debolezza ora colmato dalla CAM: la discontinuità e la disomogeneità della base conoscitiva per la pianificazione urbanistica, oltre alle scarse risorse a disposizione che ora con il Docup Ob.2 si potranno però attivare.” Interessante, tra gli altri, l’intervento del Generale dei Carabinieri, Roberto Conforti, Comandante del Nucleo nazionale Tutela Patrimonio Culturale ( di cui a parte registriamo una dichiarazione sulla situazione nelle Marche resa all’Ufficio Stampa) . Conforti ha detto che la funzione del Nucleo, attraverso lo strumento fondamentale che è la Banca Dati a cui la Regione Marche , unica in Italia, è collegata appunto con la CAM, è soprattutto mirata alla prevenzione dei traffici illeciti di opere d’arte, ma, nel settore archeologico, anche ai danneggiamenti alle aree da parte dei “tombaroli” che ormai usano avanzati strumenti militari ( quelli usati per lo sminamento dei siti) per sondare il terreno e scoprire i reperti. Le rotte dei traffici sono le stesse del contrabbando di sigarette e droga, per raggiungere i mercati soprattutto svizzeri, inglesi e americani. 61 le rogatorie internazionali nel 2001 nei confronti degli autori di reati contro il patrimonio culturale. (ad’e) La situazione del traffico illecito di opere d’arte nelle Marche: dichiarazione del generale Roberto Conforti , dal ‘91 a Capo del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. “Innanzitutto un doveroso ringraziamento alla Regione Marche per questo utilissimo strumento di conoscenza che è la Carta Archeologica che sicuramente aiuterà nel compito di tutela del patrimonio culturale il Nucleo Carabinieri presente sul territorio nazionale con 11 nuclei regionali ( per le Marche la competenza è insieme all’Emilia –Romagna e ha sede a Bologna). Uno strumento ancora più importante se pensiamo che le Marche non sono per niente un’isola felice sotto questo profilo, anzi . Sono salite dall’ottavo al settimo posto in una virtuale classifica delle regioni depredate ponendosi quindi tra le “top ten” delle regioni con una maggiore gravità del fenomeno. Ma le Marche si caratterizzano per essere oltre che luogo depredato, anche area di acquirenti di opere e oggetti da provenienza illecita ( 13 mila in pochi anni i reperti ritrovati di provenienza di furti). Le vittime più frequenti dei furti, come del resto a livello nazionale, sono le Chiese, prive di impianti di sicurezza, soprattutto di oggetti ecclesiastici non di rilevante valore. Su 96 furti denunciati nel 2000, 57 nelle chiese con 317 oggetti trafugati ma nessuno di notevole valore. Nel 2001 la stessa situazione: 57 furti e, stranamente, 316 oggetti trafugati dalle chiese, un dato davvero singolare. Ma in regione cresce anche il numero di privati che hanno subito furti di oggetti d’arte. Nel 2001, 1012 gli oggetti rubati anche se nessuno di notevole valore. Nei primi cinque mesi del 2001, sono state registrate 44 denunce di cui 26 riguardanti le Chiese e 17 di privati. Nello stesso periodo del 2002 sono aumentate le denunce di furti: 64 in tutto ( 20 in più) , di cui 44 nelle Chiese e 22 a danno di privati. Alle Chiese e ai parroci per una più efficace azione di recupero del bene eventualmente rubato, chiediamo la collaborazione nel fotografare l’oggetto o l’opera e fare una semplice scheda , in modo che una volta ritrovato sia inconfutabilmente riconoscibile. La nostra azione di contrasto a questo tipo di crimine ha permesso di recuperare il 50% (l’ultima operazione recentemente a Cantiano di Pesaro) dei beni rubati perché disponiamo di un sistema come quello della Banca Dati che ci permette di seguire costantemente i movimenti di questo fenomeno nelle diverse aree e le rotte dei traffici. “