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07/06/2002

NUOVE NORME EDILIZIE PER IL TERRITORIO AGRICOLO, PROPOSTA DI LEGGE

Minori vincoli e maggiori opportunità di sviluppo per gli operatori agricoli. È l’obiettivo di una proposta di legge che la Giunta regionale ha presentato al Consiglio. Un testo che intende modificare la legge regionale 13/90: “Norme edilizie per il territorio agricolo”. “La proposta di legge – spiega l’assessore all’Urbanistica, Cristina Cecchini – nasce dalla necessità di attualizzare la vecchia normativa di settore, adeguandola alle necessità di coloro che vivono e lavorano nelle zone rurali, incentivando anche il recupero del patrimonio storico attraverso un apposito programma. La precedente legge, di cui si propone la modifica, è oramai superata. Non rispondente alle attuali esigenze. È permeata da un marcato spirito vincolistico e non può più porsi come strumento di guida e di indirizzo per lo sviluppo del territorio agricolo”. Sono mutati i tempi e le esigenze degli agricoltori; gli standard di vita si sono uniformati a quelli cittadini. La campagna era costellata da casolari e borgate. Oggi è intensamente coltivata e fortemente urbanizzata, con una popolazione agricola che, per larga parte, è cittadina a tutti gli effetti. La Regione vuole governare questi cambiamenti sociali ed economici in atto, promuovendo uno sviluppo rurale sostenibile e tutelando le risorse ambientali. “Una legge urbanistica per il territorio agricolo – afferma la Cecchini – deve tener conto non solo della valorizzazione e recupero del patrimonio edilizio esistente, ma anche altri aspetti primari, come la manutenzione dell’ambiente agricolo, il contenimento del dissesto idrogeologico, le richieste del mercato”. Le modifiche proposte dalla Giunta regionale intendono contrastare la speculazione edilizia, incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, salvaguardare la “memoria storica” dei borghi. Favorisce la permanenza dell’imprenditore agricolo, consentendogli, in particolare, di utilizzare – ai fini volumetrici – gli appezzamenti dei terreni non contigui e la realizzazione di un ulteriore volume per l’insediamento del nucleo familiare del figlio. Tra i vari articoli che si propone di modificare (la decisione spetta al Consiglio regionale), alcuni prevedono un innalzamento da 7,5 a 8 metri dell’altezza massima per le abitazioni e una diminuzione da 20 a 10 metri della loro distanza minima dal confine. Riduzione, da 40 a 30 metri, anche per la distanza dai confini degli edifici che ospitano allevamenti zootecnici: una scelta che tiene conto della frammentazione dei terreni agricoli, sempre più parcellizzati. Infine, tra le diverse disposizioni, la proposta di legge suggerisce di innalzare da 1 a 2 chilometri la distanza minima delle porcilaie dai centri abitati.