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27/05/2002

Incontri sulla riqualificazione del servizio sanitario E’ LA VOLTA DELL’ASL 10 DI CAMERINO: TIMORI PER LA PENALIZZAZIONE DEI SERVIZI NELLE ZONE MONTANE.

“Ridurre il numero delle ASL non vuol dire riduzione dei servizi, anzi significherà risparmiare sulla gestione burocratica delle aziende (circa 67 miliardi di lire in due anni e 97 mld in cinque) e poter investire proprio sul territorio per creare una forte rete socio-assistenziale integrata.” Così ha ribadito in sintesi il contenuto del progetto regionale sulla riqualificazione del sistema sanitario, l’assessore alla Sanità, Augusto Melappioni ai sindaci del comprensorio della ASL 10 di Camerino, per fugare i timori espressi sul fatto che la centralizzazione delle Asl nelle quattro province possa comportare, a cascata, tagli alle strutture ospedaliere e ai servizi in genere, con un’ulteriore penalizzazione per la montagna. La preoccupazione di non poter più garantire i servizi sanitari nella fascia montana di cui le Aziende rappresentano, secondo alcuni sindaci, un “baluardo di difesa”, è stato il tema dominante della riunione con 15 sindaci su 21 comuni che gravitano sulla ASL 10. Gli amministratori locali presenti alla riunione (tra gli altri quelli di Camerino, San Severino, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, Matelica, Esanatoglia, Pioraco, Pievebovigliana, ecc.) alla quale hanno partecipato anche l’assessore Roberto Ottaviani e il Capo Dipartimento – Sanità Giuseppe Zuccatelli, hanno chiesto che se le ASL debbano essere ridotte a quattro, ce ne sia una quinta “montana”, dedicata quindi ad una porzione di territorio con specifiche esigenze, molto diverse da altre zone, altrimenti “sarebbe meglio un’unica ASL che assicuri equità e parità di trattamento per tutti e attenzione al diritto alla salute nelle zone già più deboli in termini di sviluppo”. In particolare il sindaco di Camerino, Mario Giannella ha riassunto un documento elaborato dalla Conferenza dei sindaci, in cui si sottolinea che “dai dati forniti emerge che il modello sanitario marchigiano è tra i più virtuosi tra le regioni italiane e che non è il numero delle ASL la voce principale del deficit sanitario. Sedi amministrative più distanti dalle esigenze del territorio potrebbero allontanare anche le strutture e i presidi…Siamo invece pienamente d’accordo- ha continuato Giannella - con la realizzazione di un sistema a rete più diffuso sul territorio che consenta anche di completare le strutture esistenti che nella nostra Asl hanno dato prova di qualità ed efficienza. Il sistema a rete ci convince ( professionisti che si spostano da una struttura ad un’altra è una modalità che abbiamo già adottato), la spesa centralizzata è sicuramente fonte di razionalizzazione e risparmio, è giusto quindi dare un nuovo assetto, purchè ci sia la sicurezza che si tratti solo di questo e non di tagli. “ Dopo aver illustrato l’iter procedurale che la proposta dovrà percorrere, Melappioni ha risposto sottolineando un dato: “ Siamo dietro ad undici regioni e quindi dobbiamo recuperare, soprattutto se pensiamo, per esempio, che la spesa sanitaria pro capite nel 2000 nelle Marche è stata di 2 milioni e 400 mila lire circa , 200 mila lire in più rispetto ad una regione come la Lombardia. Ciò che deve preoccupare non è la riduzione delle Asl, che significherebbe anche restituire un ruolo fondamentale e soprattutto un budget finanziario di gestione ai sindaci e che rappresenta solo una parte di un progetto molto più ampio con indicazioni al risparmio e all’appropriatezza, per esempio sulla spesa farmaceutica, ma l’immobilismo organizzativo del sistema e la conservazione dello status quo: 17 centri di spesa autonomi hanno impedito l’attività di supporto dei Comuni e l’autoreferenzialità ha penalizzato l’intero sistema. Con una Asl montana, inoltre – ha spiegato Melappioni - si rischierebbe di mettere insieme le debolezze e ciò sarebbe dannoso. “ A conclusione dell’incontro, Melappioni ha invitato i sindaci a riflettere sul Piano, non concentrandosi solo sulla riduzione del numero delle Asl, ma approfondendo i molteplici aspetti di una riforma che non va “contro”, ma verso il territorio, proprio per cercare l’equilibrio del sistema dove i sindaci sarebbero il punto forte di governo sanitario. (ad’e)